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Lavori a terra nella darsena di San Cataldo, problemi da risolvere con la Posidonia

L'assessore Nuzzaci: "La situazione attuale non è quella che abbiamo ereditato. Determinati a consegnare i lavori al più presto". Ultimo ostacolo da superare è quello dello smaltimento in discarica

LECCE – Ripartono i lavori nella darsena di San Cataldo, ma solo sulla terra ferma. Il Comune infatti sta incontrando diverse complicazioni per quanto riguarda i lavori a mare. Nei giorni scorsi, nel cantiere della marina leccese, sono riprese le operazioni per realizzare le recinzioni e per completare il fabbricato destinato ai servizi e delle pavimentazioni sui piazzali circostanti.

“Con i lavori a mare della darsena, abbiamo trovato una serie di difficoltà – ha confermato l’assessore ai Lavori pubblici, Marco Nuzzaci – perché ora abbiamo l’obbligo di smaltimento della Posidonia in discarica”.

Il Comune si è difeso dalle accuse di inerzia: “L’amministrazione ha sempre affrontato e cercato soluzioni alle tante complessità che si sono presentate per questo cantiere. Oggi la situazione non è certo quella che abbiamo ereditato. Siamo consapevoli dei disagi che tutto questo ha comportato per operatori e residenti, ma siamo determinati a superare i problemi, non imputabili a scelte politiche o amministrative”.

Il governo cittadino ha voluto riepilogare gli ostacoli incontrati sinora:  la gara è stata esperita nel 2016, poi c’è stato l’allungamento dei tempi sull’avvio dei lavori dovuto all’interdittiva antimafia per la prima ditta vincitrice dell’appalto e la successiva assegnazione alla seconda classificata.

Nel frattempo, la previsione di spesa per il dragaggio è aumentata perché, in base al piano di caratterizzazione, le quantità di Posidonia presenti sono risultate il triplo di quelle previste: 36mila metri cubi invece di 12 mila. Per far fronte a questo, l’amministrazione comunale ha chiesto e ottenuto, un anno fa, dalla Regione ulteriori 550 mila euro che si sommano ai 250 mila euro previsti nel progetto iniziale.

Ultimo ostacolo da superare è quello di smaltire la Posidonia in discarica e non con l’immersione in mare. Il Comune ha spiegato che, rispetto a quanto previsto inizialmente, le analisi fatte sulla Posidonia da un laboratorio accreditato per il piano di caratterizzazione, eseguite a luglio e consegnate qualche giorno fa, hanno dato un esito diverso da quello che ci si aspettava: il progetto prevedeva, infatti, il dragaggio di Posidonia e sabbia e il suo riutilizzo con l’immersione a circa tre miglia dalla costa. In sostanza, lo spostamento di questi materiali sempre in mare.

Le analisi, invece, hanno classificato buona parte dei sedimenti (non tutti, ma il problema è che possono essere gestiti solo in blocco e non in maniera differenziata) in una categoria di rifiuto tale da non permetterne il riutilizzo.

I lavori nella marina leccese

Questa diversa classificazione rispetto alle previsioni iniziali è dovuta alla nuova normativa vigente in materia che ha introdotto parametri più stringenti dal punto di vista ecotossicologico per l’immersione a mare di questi materiali. La soluzione obbligata, concordata con Arpa, è lo smaltimento in un impianto apposito con conseguente aumento dei costi.

La quantificazione di questi costi dipende anche da dove saranno smaltiti. La nuova normativa impone l’assegnazione di un codice Cer (Codice Europeo dei Rifiuti, un codice identificativo che viene assegnato a ogni tipologia di rifiuto in base alla composizione e al processo di provenienza) al sedimento di Posidonia e sabbia per individuare l’impianto di smaltimento.

Gli uffici stanno verificando con il laboratorio l’esatto codice Cer per la Posidonia della darsena, in modo da individuare la discarica dove conferirla e stabilirne il prezzo a tonnellate. Successivamente a questo passaggio sarà approvata la perizia di variante per procedere con il dragaggio in base alla copertura finanziaria disponibile ad ora. Si faranno a breve i conteggi puntuali per capire quanta Posidonia e sabbia si riesce a dragare e se basterà per riuscire a rendere già così funzionale la darsena.

La variazione di parametri nella nuova normativa sta dando problemi anche a progetti di estrazione sedimenti da aree portuali già finanziati dalla Regione Puglia con apposito bando, ragion marinaper cui il 70 percento di questi finanziamenti risulta ancora non speso.

Il Comune di Lecce aveva partecipato a giugno con un proprio progetto proprio per la darsena, giudicato però non ammissibile perché l’approdo di San Cataldo non è formalmente riconosciuto come porto. Gli uffici hanno presentato controdeduzioni e sono in attesa di risposta da Bari.

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