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“Anne e i fantasmi”, fotografia di una donna e di un matrimonio a pezzi

Con Anne e i fantasmi, nel 2019 la scrittrice austriaca Laura Freudenthaler ha ricevuto il premio dell’Unione Europea per la letteratura con i diritti di traduzione venduti in diciannove Paesi. In Italia è stato tradotto da Paola Del Zoppo e pubblicato da Voland, la casa editrice che ha appena ottenuto il Premio Strega Europeo 2021 con Cronorifugio di Georgi Gospodinov

Anne e i fantasmi è un romanzo snello eppure corposo che non parla di fantasmi nel senso convenzionale del termine; parla di una donna di mezza età che perde il contatto con la realtà quando il suo matrimonio va in crisi. La percezione che il marito abbia una relazione con un’altra donna, le fa “vedere” l’altra, la ragazza, nel loro appartamento; Anne la vede dormire nel suo letto, calpestare lo stesso pavimento, indossare i suoi vestiti quando lei non c’è.

La presenza inquietante e immaginaria dell’altra è lo specchio della desolazione di un’unione ventennale ormai agli sgoccioli, è la storia della fine di un amore. La cosa appare evidente già nell’incipit del romanzo: Thomas torna a casa, entra silenziosamente nella sua stanza e chiude la porta senza cercare o chiamare la moglie, lei è davanti la finestra del soggiorno, in piedi, come una statua della Madonna nella sua nicchia. La separazione fisica, la chiusura delle porte è emblematica di una relazione che vede Anne e Thomas condurre ormai vite separate.

Thomas infatti parte nei weekend senza dire dove va e Anne non lo accompagna più agli eventi sociali che frequenta nella sua veste di regista/organizzatore di festival, è così che Anne inizia a pensare che il marito abbia una relazione con la ragazza, e la ragazza irrompe nella sua testa.

Anne è una donna sensibile: sebbene sia un'insegnante esigente, è molto premurosa ed empatica nei confronti dei suoi allievi, e ha un rapporto tenero con la madre che vive in Francia.

Anne ha un piano per il suo anno sabbatico: vuole scrivere un manuale per lo studio del pianoforte e passa le mattine ad annotare appunti sul suo taccuino nei caffè della città, osserva la clientela, detesta quella rumorosa dei weekend, e di pomeriggio invece si esercita a suonare il pianoforte. 

Ma il piano inizia a sgretolarsi quando i suoi sospetti sulla relazione di Thomas con la ragazza aumentano, le mani si paralizzano, le fanno male davanti al pianoforte e non riesce più a suonare. Allora compra uno zaino, un paio di scarpe comode e passa le giornate vagando per la città, in zone che non conosce. Poi torna a casa e in silenzio, indaga con la mente su Thomas, fruga nelle sue tasche e ricostruisce le cene e gli incontri tra Thomas e la ragazza attraverso gli scontrini che ha trovato.

Ad un certo punto del racconto la prospettiva narrativa cambia e la ragazza entra nella storia come una protagonista vera e propria tanto da apparire reale. E sembra naturale porsi una domanda: cosa vede in Thomas, un uomo tanto più grande di lei, che potrebbe esserle padre? Anche la ragazza, come Anne, ha un’amica, che nutre e funge da cassa di risonanza ai suoi pensieri, ai suoi dubbi, alle sue esternazioni.

La narrazione è quasi interamente affidata ad Anne, al suo punto di vista, e l’autrice strutturando frasi brevi e contenitive, costruisce un argine emotivo per lasciare spazio ai suoi non detti, al non detto.

Nel romanzo aleggiano i fantasmi di una donna di cinquant’anni che vive con un marito che non ha più alcun interesse a condividere la vita con lei, di una donna che ha perso la sua identità linguistica. Anna infatti è francese.

Qualcuno aveva detto una volta che, a sentirli parlare, si riusciva a percepire che il tedesco di Anne si era formato su quello di Thomas. […] Per un lungo periodo aveva detto lo stretto necessario. Se rivolgeva la parola a Thomas, lo faceva in francese.[…] ma una volta compreso che era davvero la lingua di lui quella che aveva assimilato, Anne aveva preso a parlargli intenzionalmente in francese. Una volta, all’ennesimo oui oui, Thomas aveva risposto che in fondo avrebbe potuto anche fare uno sforzo e imparare la lingua di una donna in procinto di perdere la sua fertilità, perché è in pieno climaterio e ha una rivale giovane, molto più giovane di lei.

Anne e i fantasmi è un romanzo che ricorda idealmente La Jalousie di Alain Robbe Grillet per quel gioco di parole che fa riferimento alla gelosia, una passione per la quale rien jamais ne s’efface  e alle finestre da cui Anne guarda all'esterno, anche lo schema è quello del triangolo amoroso solo che in Freudenthaler il narratore onnipresente è la moglie, e non il marito, sebbene Grillet non lo menzioni mai esplicitamente. Anne è una moglie che dettaglia in maniera scrupolosa, asciutta e controllata la gelosia che la ossessiona; una gelosia che mina la sua autostima e lascia emergere la sua fragilità emotiva e anche economica se decidesse di lasciare il marito.

Freudenthaler mette in scena una donna e il suo corpo e la segue passo dopo passo, descrivendoci minuziosamente cosa fa, vede e immagina. Fotografa la sua solitudine generata dalla mutilazione emotiva della separazione in casa che è in atto da tempo, e lo fa con la lingua geometrica e un ritmo spezzato dalla brevità delle frasi, che ne amplifica e moltiplica il risultato.

Anne e i fantasmi è magistralmente tradotto Paola Del Zoppo, con la revisione di Cristina Vezzaro, e si completa di un saggio conclusivo Una casa degli specchi curato dalla stessa Del Zoppo in cui si parla di narrazioni dell’unheimlich, di presenze “di soglia”che rendono terrificanti le abitazioni trasformandole da rifugio in trappola, di frequenti richiami alla letteratura gotica e fantastica, di psicogeografie, e di un dentro e un fuori (il primo inteso come luogo di un diverso confronto con l’alterità, il secondo come luogo dell’esplorazione interiore).

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