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L’ex Windsurf non esiste più: terminati i lavori di demolizione

L’intervento, teso a liberare il paesaggio da una costruzione fatiscente e insicura, è stato completato oggi. Salvemini: "Una parte del paesaggio è stata ripristinata"

LECCE – A distanza di cinque giorni non c’è praticamente più nulla di ciò che un tempo era il locale Windsurf di San Cataldo, marina di Lecce. Iniziati il 18 luglio, il Comune di Lecce aveva assicurato che nell’arco di una settimana, e non oltre, i lavori di demolizione dell’immobile sarebbero terminati. L’intervento, teso a liberare il paesaggio da una costruzione fatiscente e insicura, è stato completato dalla ditta Franco.

“Una parte del paesaggio della marina di San Cataldo è stata ripristinata, laddove c’era un muro ora si vede il mare”, dichiara il sindaco Carlo Salvemini. “Interventi come la rimozione dell’ex Windsurf – aggiunge il primo cittadino – ci insegnano che la bellezza del paesaggio è un processo politico. Gli interventi di rigenerazione di San Cataldo, compatibili con il Piano delle coste, prevedono la creazione di un chiosco con materiali sostenibili – conclude – laddove prima era presente sulla spiaggia un anacronistico manufatto in cemento”.

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L’immobile, realizzato nel 1972, era inutilizzato da molti anni e presentava rischi di crollo per lesioni sui solai di copertura. In pessime condizioni igienico sanitarie, rappresentava anche un pericolo per l’incolumità pubblica.

Per giungere alla demolizione dell’immobile, che si estendeva in parte sul territorio di Vernole, l’amministrazione comunale aveva avviato il procedimento che si fonda sull’articolo 49 del Codice della navigazione, chiedendo la convocazione della Commissione incameramento “al fine di stabilire la volontà di acquisire o meno allo Stato l’opera” e, in caso contrario, ottenere il nulla osta per la demolizione.

A maggio del 2021 la Commissione tecnica di incameramento aveva svolto il sopralluogo sull’area e l’11 giugno successivo era stato trasmesso il relativo verbale che aveva sancito il fatto che l’immobile non fosse da ritenersi incamerabile, cioè acquisibile tra le pertinenze dello Stato perché in pessime condizioni.

Si era quindi posto il tema della demolizione urgente, per restituire l’area a una nuova destinazione di servizi di interesse collettivo, per scongiurare rischi per i cittadini e i turisti che frequentano la marina e per ricostruire, tramite la rimozione del manufatto, il paesaggio della marina, violato da un fabbricato in degrado.

Il Comune di Lecce, verificata la stessa volontà di procedere alla demolizione da parte del Comune di Vernole, aveva dunque messo a disposizione le somme necessarie, circa 90mila euro.

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