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Martedì, 23 Aprile 2024
Attualità

A Gabriele Galloni, Poeta (1995/2020)

Gabriele Galloni era un "ladro di fuoco" per citare Arthur Rimbaud, un Poeta senza età e senza tempo il cui talento unito a gentilezza ed educazione difficilmente si può dimenticare. Abbiamo cercato di restituirgli qualcosa che gli dovevamo e che per una serie di coincidenze non è stato possibile realizzare quando ancora era in vita

Gabriele Galloni esordisce a soli ventidue anni con la silloge Slittamenti (Alter Ego-Augh! Edizioni, 2017 con la prefazione di Antonio Veneziani); per essere così anagraficamente giovane, Galloni è già stilisticamente maturo tanto da unire alla tradizione lirica di cui è figlio un mondo lirico unico, personale, che dei suoi e dei nostri giorni ha calcolato il peso, e la grazia successiva ed eventuale (“Dei nostri giorni calcolammo il peso/la grazia successiva ed eventuale.”) come se in lui fosse insita l’incosciente consapevolezza di essere un breve soffio di vita; di poter guardare la terra dalle radici sfiorando lo stato colliquativo verbale con un maquillage ancestrale, precolombiano che divide il volto a metà come nella tradizione del Día de Muertos; dei vivi che celebrano i morti, che non ne rimuovono l’esistenza, la accarezzano e ne tengono vivi memoria e ricordo. Un lirismo che rappresenta un modo per concedersi una pausa dalla quotidianità per rendere tributo alla vita. Per farlo, Galloni si relaziona proprio alla morte, per riflettere sulla fugacità dell’esistenza. Malgrado non sia più su questa terra, infatti, la sua essenza e il suo lascito poetico fa parte di noi. Con In che luce cadranno (Rplibri, 2018) prefata da Antonio Bux, Galloni sempre borderline tra silenzio e sospensione poetica accompagna il lettore nella comprensione di quale luce possa accogliere la caduta quando si ha il buio dentro, o se in quel buio i morti cerchino la redenzione.

I morti tentano di consolarci

Ma il loro tentativo è incomprensibile:

sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile

della conversazione. Sanno amarci

con una mano – e l’altra all’invisibile.

Nella successiva raccolta intitolata Creatura breve (Ensemble, Alter Poesia, 2018), Galloni tocca i temi della pedofilia, della necrofilia e della blasfemia per portarci nella terra amara del confine tra sacro e sacrilego, divino e demoniaco; laddove i morti naufragano specchiandosi e i vivi trascinano esistenze senza soluzione e speranza.

Pro Verbis #4

E saremo l’Immagine dell’uomo.

Non la creatura breve, ma la traccia.

Una traccia solcata su un terreno ormai arido e rugoso, cicatriziale e ulcerativo dove non spunterà più un filo d’erba.

Nella seconda parte intitolata Ritratti di comunità in sei giorni, la blasfemia sfiora la sacralità proponendo una galleria ecclesiastica oscena: ci sono un Padre che trucca i morti e li accompagna dall’aldiquà al aldilà tenendoli per mano, un altro che innamorato di Greta Garbo ha mangiato un vitellino vivo da ragazzo; un altro ancora che disseppelle corpi per recitare loro l’Apocalisse di San Giovanni, e ancora un altro che mostra i muscoli ai bambini, o uno che veste di seta e chiede di esserne avvolto anche dopo morto ed essere sbranato dai cani, o ancora chi diventa l’amante personale del Nemico, del Diavolo, rimanendo in uno stato di perenne priapismo.

La terza ed ultima parte non ha un titolo e si apre così

Il tin-tin-tin-tinnio della moneta
caduta in terra l’attimo a precedere
lo scoppio. Il corpo asciutto dell’atleta
fa un balzo indietro; un altro sparo. Scivola
cosciente ancora il maratoneta
fra gli sconfitti della terra, rantola,
si aggrappa ai concorrenti che lo superano
pensando un incidente, un contrattempo
di piedi in fallo.
Sangue poco o niente.

Pochi mesi dopo il libro di prose Sonno giapponese (Italic Pequod), Gabriele Galloni torna al suo habitat lirico con L’estate del mondo (Marco Saya – Collana Sottotraccia), del quale interpellato da Silvia Castellani per Satisfiction lo stesso Poeta dice: “Più che una silloge di poesie, è un romanzo in versi. Lo spunto è biografico – ma tutti sappiamo quanto sia labile la memoria e quanto sia pronta a modificare un determinato ricordo: a idealizzarlo oppure a rigettarlo. Io ho scelto la prima opzione. Il libro è il racconto di un’estate marittima in cui a farla da padrone è il sogno, l’altrove; tutto ciò che pur essendo tangibile è inesprimibile e distante – il ricordo, la prima chiamata dell’amore, la perdita e il ritrovamento”.

Un romanzo in versi, una narrazione onirica, tanatopratica, una preghiera laica scandita da poesie e poemetti senza mai abbandonare l’endecasillabo. 

Nel novembre del 2020, la casa editrice Ensemble pubblica Bestiario dei giorni di festa, con la prefazione di Ilaria Palomba che scrive: Continuo a tornare sul legame tra la prematura scomparsa (a venticinque anni) di questo mio giovane amico Poeta – un amico fraterno, un ragazzo che pareva un bambino ma quando scriveva diventava adulto, quasi venisse da un’altra epoca – e il dono che ci ha lasciato. Un dono di sé, una maturità poetica pagata a caro prezzo.

È la raccolta postuma, ultimata o quasi nei giorni precedenti la sua improvvisa e prematura scomparsa, a soli 25 anni, il 6 settembre 2020. 

Questo è quanto lui stesso scrive nella sua introduzione alla silloge: Bestiario dei giorni di festa è, sul modello dei bestiari medievali e del “Bestiaire” di Apollinaire, una raccolta di quaranta poesie su altrettanti animali. Le poesie sono brevi; quasi tutte di tre versi endecasillabi. Ho provato a trasporre in una lingua moderna e precisa certi toni di Esopo come della poesia didascalica settecentesca. Senza mai, naturalmente, rinunciare all’ironia o al gioco.

Le Bestiaire ou Cortège d’Orphée (1911) è la prima raccolta di poesie di Guillaume Apollinaire, Bestiario dei giorni di festa è l’ultima di Gabriele Galloni; una raccolta di quaranta terzine quasi tutte in endecasillabi con i toni favolistici di Esopo, quaranta metafore zoomorfe grazie alle quali Galloni caratterizza le incongruenze, le contraddizioni e le incoerenze logiche e morali degli umani.

La Medusa è un neurone dell’Oceano.

Il Bestiario di Galloni parla di una metempsicosi in fieri, intrisa di un lirismo che eleva e smaterializza il corpo, e lo rende polimorfico, quasi mitologico nella sua quotidiana assenza per diventare noi e al contempo tutti gli animali.  È la manifestazione del potere poetico che incontra quello mistico, che pur tenendolo come modello si allontana da quello mitologico tipicamente medievale e va oltre ciò che Roland Barthes considerava le message photographique; Galloni propone la perfezione analogica, perché è il testo nella sua brevità a connotare l’immaginario animale, a farcelo figurare costruendo il messaggio supplementare.

Gabriele Galloni era e resta un ladro di fuoco per citare Arthur Rimbaud, un Poeta senza età e senza tempo il cui talento unito a gentilezza ed educazione difficilmente posso dimenticare. Per quel che posso ho cercato di restituirgli qualcosa che gli dovevo e che per una serie di coincidenze non è stato possibile realizzare quando ancora era in vita.

Ringrazio Matteo Chiavarone di Ensemble, suo ultimo editore, il poeta Davide Cortese, suo caro amico, per aver accettato il mio invito a ricordarlo proprio oggi sulla rubrica TerzaPagina.

Per Gabriele Galloni di Davide Cortese

Questo sorriso è un addio

questi occhi un addio

io sono un addio.

Non per molto la mia eternità.

Non per sempre la tua eternità

e allora ti prego

sorridimi

ora, mentre non so dirlo

io non so dirlo, se è un addio.

Tuttavia mi vedi qui, adesso

e io non ci sono, qui.

Troppo tardi

troppo presto.

Ah, poter dire "a domani".

Gabriele Galloni è nato a Roma nel 1995 a Roma, morto nel 2020. Co-direttore di Inverso – Giornale di poesia. Sue poesie, oltre a essere tradotte in vari paesi europei, sono apparse sulle maggiori riviste letterarie italiane.
Le sue raccolte di versi sono: Slittamenti (Alter Ego-Augh! Edizioni, 2017, nota introduttiva di Antonio Veneziani), In che luce cadranno (Rplibri, 2018), Creatura breve (Edizioni Ensemble, 2018), L’estate del mondo (Marco Saya, 2019). Autore e ideatore, per la rivista “Pangea” della rubrica Cronache dalla Fine – dodici conversazioni con altrettanti malati terminali. 

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