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“Maizo”, novella distopica sulle risorse dei bambini per tutelarsi dall’orrore

Maizo è il nuovo romanzo breve di Elena Giorgiana Mirabelli pubblicato da Zona 42 edizioni, casa editrice modenese che si occupa di fantascienza e dintorni

La tartaruga Maizo è la voce narrante del nuovo romanzo breve di Elena Giorgiana Mirabelli pubblicato da Zona 42 edizioni.

Maizo racconta la storia di tre bambini finiti per diverse motivazioni in una casa di correzione morale. Un luogo di rieducazione che come spesso accade si rivelerà un posto orribile. Perché spesso è vero che il problema dei bambini sono gli adulti, quelli capaci di sopraffare la purezza, di limitare lo spazio sociale che un corpo piccolo può circoscrivere, per perversioni e devianze personali. I tre bambini si chiamano Mitja, Eco e Clio: Mitja crede che il suo cervello si stia espandendo e non vuole sentire più gli spilli in testa; Eco vuole riavere solo il suo corpo; Clio soffre di mutismo selettivo, è sempre in compagnia della tartaruga che usa per comunicare e non dice quale sia il suo desiderio.

Mitja, Eco e Clio sono bambini abusati, maltratti anche dalla legge che crede sempre di fare il bene mentre interpreta solo codici e articoli eliminando storie e vissuti e rendendoli casi assimilabili. Come se ogni infanzia, ogni adolescenza, ogni vita, non fosse già abbastanza solitaria, silenziosa, terribile. (p.44)

Vivono nella casa dei potenziali, dei potenziali delinquenti, e hanno un indice di possibilità di errore calcolato sulla base dei valori legati al censo (valore C), la storia familiare (valore F) e biologia (valore B) secondo una precisa formulazione matematica. (p.13) La somma dei tre valori è una sorta di griglia di riferimento per assistenti e responsabili.

Tra silenzi, disturbi del sonno, bambini scomparsi e capannoni per maiali in cui succedono strane cose, maturano l’idea della fuga. La studiano, la progettano per raggiungere la collina dove si terrà una grande Cerimonia durante la fase della luna nuova. Un rituale con cui poter chiedere riscatto alle stelle, a un cielo buio che non minaccia l’oscurità che già hanno conosciuto, al contrario esibisce il conforto di tutti quei punti luminosi e distanti che forse, se uniti, darebbero forma ai loro desideri persi e magari indicherebbero una nuova strada per orientarsi nel mondo, per compiere la trasformazione.

Quella di Elena Giorgiana Mirabelli è una favola quasi distopica con incursioni gotiche, dolorosa e struggente soprattutto nel capitolo intitolato La stanza nera, in cui si consuma la depravazione adulta sull’infanzia che tuttavia - dopo averla usata e abusata ripetendo un mantra crudo Pulisci tutto. Fai in fretta. Vergognati. Lavati. -  non prevale sul riscatto, sulla speranza del racconto.

L’autrice conferma infatti che nella loro estrema fragilità, i bambini hanno infinite risorse per tutelarsi e sopravvivere all’orrore.

Maizo è una novella ben costruita di 90 pagine e chissà se è un caso o una scelta che raggiunga proprio quel numero, se pensiamo alla simbologia: novanta rappresenta infatti il punto da cui ripartire per andare incontro alla luce interiore, per privilegiare ideali, sogni e vissuti grazie all'intuizione. Una novella corredata da un sillabario riportato in appendice che la bambina interiore di Mirabelli ha avuto la capacità e l’ardire di inventare per permettere a tutti e tre di scrivere bigliettini per dirsi cose importanti e poi farli sparire mangiandoli.

Maizo è un racconto olfattivo che inizialmente odora di uova, zolfo e timore, poi di legna che arde e bosco di notte, di polvere e silenzio. È il racconto di tre angeli caduti da chissà dove con una tunica bianca che si ribellano per dismetterla e rindossare abiti civili, da bambini, in un mondo di merda sì, ma nel quale possono ancora vivere. Ed ecco, così ci siamo. Ora non ci resta che giocare. (pag 90)

Leggendo Maizo si ha come l’impressione che nell’autrice dimori l’orchestra completa di Exiles Garden (The Edge of Darkness) di Peter Gundry per la progressione sonora che accompagna gli stati d’animo dei protagonisti e del lettore che li segue.

La lingua di Mirabelli è verde screziata di nero, mai acrilica. Sa sempre scegliere con accuratezza le parole da dire e quelle da lasciar intuire. Ne consegue una scrittura essenziale, mirata, efficace.

Accanto alla copertina, Escape route (2020) di Annamaria Amabile.

Elena Giorgiana Mirabelli nata a Cosenza nel 1979, è laureata in Filosofia. È redattrice della rivista letteraria Narrandom. Ha curato volumi per Carocci, Laterza e altri editori. Configurazione Tundra (Tunué) è il suo primo romanzo, Maizo (Zona 42 edizioni) il suo secondo.

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