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Al professore Mario Andrea Rigoni (1948 – 2021)

Mario Andrea Rigoni, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Padova, grande studioso di Leopardi traduttore ed editore di E.M. Cioran, collaboratore delle pagine letterarie del Corriere della Sera, è stato uno dei più apprezzati scrittori italiani contemporanei di aforismi e poeta raffinato

“Il mio caro amico Mario Rigoni si è spento ieri mattina, verso le 9,30, a causa di un terribile cancro. Una quindicina di giorni fa, accennavamo al suo prossimo libro in francese e alla gioia di ritrovarci il 7 e 8 novembre a Venezia. Non mi ha aspettato... Leopardi ci aveva legato negli anni ‘80 […] abbiamo tradotto insieme a Marrakech il suo provocatorio “Elogio dell'America”. Spirituale, elegante, generoso, Mario soffriva però di una disperazione radicale, che gli faceva allo stesso tempo adorare e odiare la vita. Il suo pessimismo profondo sfiorava il nichilismo, nonostante lo “spasmo verso l’infinito” che non ha mai rinnegato. Qualche mese fa abbiamo pubblicato i suoi aforismi intitolati “Impénétrable est le monde” (Impenetrabile è il mondo). Ma negli ultimi due anni la malattia aveva risvegliato in lui una vena poetica del tutto singolare nell’ambito della poesia contemporanea. Ho tradotto con una gioia mescolata a sofferenza i suoi Colloqui con il mio demone, che saranno pubblicati in primavera con Arcades Ambo. Pubblicherò l’anno prossimo tutte le poesie inedite che ha lasciato e che mi ha inviato quasi giorno per giorno. Coloro che lo hanno conosciuto o semplicemente letto abbiano un pensiero per lui, per sua moglie e suo figlio. Grazie”. Marcel Orcel (16 ottobre 2021)

Faccio mio l’invito dello scrittore, traduttore, islamologo ed editore francese Michel Orcel e dedico la nota di questa settimana sulla rubrica Terza Pagina al professore Mario Andrea Rigoni, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Padova, grande studioso di Leopardi di cui a soli 29 anni ha pubblicato un ampio e innovativo saggio dal titolo “Leopardi e l’estetizzazione dell’antico”, amico, traduttore ed editore di E.M. Cioran, collaboratore delle pagine letterarie del Corriere della Sera, uno dei più apprezzati scrittori italiani contemporanei di aforismi (Scrittori italiani di aforismi, Antologia di Gino Ruozzi) e poeta raffinato con Colloqui con il mio demone (Elliot edizioni, 2021) .

Ho conosciuto Mario Andrea Rigoni con la sua raccolta di racconti Miraggi (Elliot Editore, 2017), quando ne curai la recensione su Zest Letteratura Sostenibile e lui mi scrisse per ringraziarmi. Ne nacque un’amicizia virtuale che è continuata nel tempo, e ogniqualvolta pubblicava un libro me ne inviava una copia. L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato lo scorso febbraio, gli scrissi io per ringraziarlo dopo aver ricevuto la sua silloge Colloqui con il mio demone (Elliot Editore) con la postfazione del professore emerito dell’Università di Trento Francesco Zambon. Apprendere della sua morte mi ha commosso e intristito e voglio ricordarlo parlando proprio del suo ultimo libro, la sua prima scrittura lirica. Il suo lascito di pagine e parole.

Nella nota dell’autore, Rigoni afferma:

Mai e poi mai, nella mai ormai lunga vita, pur essendomi sempre occupato di letteratura, avrei immaginato di scrivere versi o versicoli.[…] Circa un anno e mezzo fa, investito da un cumulo quasi inverosimile di malattie gravi e croniche, per lo più steso a letto in ospedale o a casa, un giorno mi sono messo a scrivere nel telefonino alcuni brevi testi, che ho inviato ad amici conoscitori ed esperti di poesia, contrabbandati come componimenti di autori a me ignoti, sui quali chiedevo loro sia informazioni sia giudizi di valore. Tutti caddero nel tranello:trovavano che i testi […] fossero belli ed erano sorpresi quanto imbarazzati di non esserne a conoscenza, premurandosi di fare subito delle ricerche se solo avessi fornito loro almeno qualche indizio. […] Tali reazioni mi hanno regalato i pochi momenti di vero divertimento e conforto di cui abbia goduto in una situazione particolarmente penosa. […] ho scritto un centinaio di componimenti, che hanno finito col rappresentare unna sorta di diario quasi giornaliero, di cui questa raccolta è un estratto.

Una conversione tardiva alla poesia guidata dalla saggezza del pensiero e dalla semplicità dell’uomo comune che scrive nella consapevolezza dell’imminenza della vita eterna:

Mi sono convertito alla vita,

adesso che è finita. Ultimo

inganno: troppo denigrata,

forse si è vendicata.

Una conversione sincera e lirica nel bel mezzo della disperazione quando la vita ti riprende con la sua illusione. Il momento di massima comprensione della bellezza che rifulge ovunque, ad onta di ogni dolore e terrore. Una bellezza che mette in ginocchio, che confonde la mente atea o credente per essere rapita nel sogno dell’eternità. La conversione di quando si sta per bussare alla porta dell’ignoto, e dietro c’è Dio, adorato per sola disperazione. E di tutte le manifestazioni divine di cui Rigoni parla una delle più suggestive è il vento, parente dello spirito, libero di permeare, abbattere, fecondare e disseccare. Il vento furia e carezza, lusinga e vendetta, disegnatore astratto di nuvole, musico tra gli alberi nei boschi, che sfiora, ma non abita, la terra. Come l’uomo alito di quello stesso vento che sfiora la terra pur illudendosi di abitarla.

Nel suo sfioramento sulla terra Rigoni sembra sconfessare il detto “niente è come sembra”, e strappa il velo da qualsiasi illusione o ipocrisia perché tutto è come, dentro e fuori della nostra mente e non possiamo farci niente. E nel suo male di vivere, raggiunge la comprensione profonda che vivere non è durare, che il demone svuota gli anni, e che il tempo, crudele e beffardo, risparmia i danni ed esenta dal patire, ma solo per lasciarti vegetare come un’alga nella palude fino a farti marcire. Marcescenza, caducità e caduta sono condizioni ricorrenti nell’intera silloge; un deterioramento, la provvisorietà e il moto accidentale dall'alto verso il basso: quel senso di vuoto che solo la poesia può colmare.

Colloqui con il mio demone è un dialogo lirico con il proprio vissuto, con una voce interiore che colloca pensieri, esperienze esistenziali ed affettive, ricordi, riflessioni metafisiche sul destino, sul tempo, sul dolore, la morte, Dio, il diavolo come afferma Zambon nella sua postfazione. Tutti temi in continuità con la sua produzione pregressa. Un dialogo costruito per componimenti brevi, per piccole prose poetiche, in endecasillabi irregolari ricchi di allegorie, meditazioni visionarie, con sequenze ritmiche in movimento, rime spontanee funzionali al ragionamento, assonanze e consonanze.

Un saluto provvisorio caro professore Rigoni, con la sua poesia L’addio

Ma tu sai cosa c’è dentro un addio,

non quello che provvisoriamente

dici a un amico o a un conoscente,

ma l’addio alla carne, per andare

in un luogo da dove non puoi

chiamare più nessuno, dove nessuno

può chiamarti più, dove forse balugina

ancora qualcosa, luce di polvere

o soffio di nebbia, ma non c’è altro

e, comunque, tu non sei più tu?

La foto del Prof. Mario Andrea Rigoni è di Danilo Bonora, Città del Messico 2017 (fonte Wikimedia Commons)

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Mario Andrea Rigoni esordisce come critico nel 1970 quando, ancora studente universitario, pubblica sul numero 26 della rivista “Sigma” (1970) La lettera e il Logos, il primo saggio italiano sul pensiero di Jacques Derrida. Si laurea in Storia della critica un anno dopo, e pubblica una serie di studi importanti sul pensiero simbolico dal Medioevo al Barocco. Cura, in collaborazione con Elena Zanco, una traduzione dal greco dei Geroglifici di Orapollo (Rizzoli BUR 1996), introduce la traduzione italiana delle Conjectures on original composition di Edward Young (Book 2008), scrive i saggi Chimere vicentine (nel volume miscellaneo Venezia e le altre. 

Scrittori del mondo nel Veneto e scrittori veneti nel mondo, a cura di R. Bruni, Il Notes magico 2009) e Princìpi della critica romantica (nel volume miscellaneo Studi sul Romanticismo italiano, a cura di E. Ghidetti e R. Turchi, Le Lettere 2019). Introduce opere di Esiodo, Saffo, Orazio, Catullo, Pessoa, Yourcenar e cura un’antologia dei Ricordi letterari di Léon Daudet (scelta e introduzione di Mario Andrea Rigoni, traduzione e note di Luigia Zilli, La scuola di Pitagora 2017). Nel 2001 riceve il Premio “Roncaglia-Mari” per la letteratura all’Accademia dei Lincei.

La maggior parte del suo impegno critico è dedicato a Giacomo Leopardi, di cui ha curato il Meridiano Mondadori delle Poesie (1987), le fortunate antologie di pensieri La strage delle illusioni. Pensieri sulla politica e sulla civiltà (Adelphi 1992; trad. francese, Allia 1993; trad. tedesca, Eichborn 2002) e Tutto è nulla (Rizzoli 1997; trad. francese, Allia 1998), oltre a una ristampa del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani (Rizzoli BUR 1998, trad. spagnola Pigmalion 2013). Gli studi leopardiani di Rigoni, che hanno come polemica tesi di fondo il materialismo antirazionalistico e antiprogressistico sono stati raccolti nel volume Saggi sul pensiero leopardiano (Cleup 1982, poi  Liguori 1985 con prefazione di Emil Cioran), successivamente ristampato con il titolo Il pensiero di Leopardi (Bompiani 1997; nuova edizione accresciuta, con una nota di Raoul Bruni, Aragno 2010; trad. francese, Le Capucin 2002), e nel libro Il materialismo romantico di Leopardi (con una lettera di Fruttero&Lucentini, La scuola di Pitagora 2013, ristampa ampliata 2017).

Come scrittore, Rigoni ha esordito nel 1981 pubblicando un gruppo di aforismi su Platone nella rivista In forma di parole, cui seguono gli aforismi di Variazioni sull’impossibile, dapprima tradotti in francese da Michel Orcel con la collaborazione di Cioran e pubblicati dalla casa editrice L’Alphée (1986), e successivamente da Rizzoli nel 1993 (e poi nel 2006 ristampati con saggio di Tim Parks per la casa editrice Il notes magico di Padova); di Elogio dell’America, che come il precedente è pubblicato prima in francese con il titolo Eloge de l’Amérique nel 2002 dalle Editions Capucins e poi da Liberal Edizioni nel 2003 con la prefazione di Ruggero Guarini (di questo lavoro Cioran dice: “perché lei conosce mirabilmente il francese, ogni volta che ricevo una sua traduzione, respiro”) e di Vanità, pubblicato da Nino Aragno Editore nel 2010, ma Rigoni non è solo uno scrittore di aforismi, è anche un brillante teorico del genere :“La brevità felice. Contributi alla teoria e alla storia dell’aforisma” (2006) e “Teoria e storia dell’aforisma” (Mondadori 2004).

Alla scrittura aforistica Rigoni ha affiancato quella narrativa, pubblicando quattro raccolte di racconti: Dall'altra parte (Aragno 2009, postfazione di Ruggero Guarini, Premio “Settembrini” 2009), Estraneità (postfazione di Paola Capriolo, La scuola di Pitagora 2014), Miraggi (Elliot 2017)  e Disinganni (Elliot 2019).

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