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In fuga dal giogo dei talebani, accolte a Lecce sei rifugiate afghane

Sono una giornalista, due attiviste per i diritti delle donne, una poliziotta e due studentesse. Ospiti di comuni cittadini, in attesa del trasferimento in ordinari progetti

LECCE - Nabila, Kamela, Parwim, Zarifa, Hawagul e Fatima sono afghane. Sono una giornalista, due attiviste per i diritti delle donne, una poliziotta, due studentesse. Svolgevano lavori e attività fortemente a rischio dal momento in cui i talebani sono tornati a potere in Afghanistan, nell’agosto 2021. E ora, grazie a un corridoio umanitario, sono giunte in Italia.

Le sei donne sono state accolte questa mattina dal sindaco di Lecce, Carlo Salvemini,  a Palazzo Carafa. In Italia sono arrivate grazie al progetto “Corridoi umanitari/Evacuazioni per l’Afghanistan”, nato dopo un protocollo d’intesa firmato nel novembre scorso tra ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ministero dell’Interno, Cei, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche, Tavola Valdese, Arci, Inmp, Oim e Unhcr.

Ad accogliere le rifugiate in città è stata Arci Lecce solidarietà, in collaborazione con il Circolo Arci Alveare. Tramite percorsi di accoglienza in famiglia, comuni cittadini hanno aperto le porte delle proprie case in attesa del trasferimento delle nuove arrivate in ordinari progetti di accoglienza per rifugiati.

“Il ritorno dei talebani al potere nel loro Paese ha spezzato bruscamente i loro sogni, le loro carriere e le ha precipitate in una situazione di pericolo e di persecuzione”,  dichiara il sindaco Carlo Salvemini. “Perché in quel paese – ha sottolineato – alle donne non è consentito avere sogni, avere una professione, una possibilità di carriera. È proibito svolgere attività politica e solo per averlo fatto in precedenza rischiavano gravi conseguenze. Per salvarsi e per conservare i propri sogni, per loro non c’era altra strada se non la fuga dalla propria terra. Ho voluto dare loro il benvenuto, la nostra terra, che è terra di accoglienza, è la loro casa. Il fondamentalismo religioso, l’oscurantismo, la sottomissione delle donne – ha aggiunto Salvemini – sono tragedie del presente per le quali non dobbiamo mai smettere di impegnarci, praticando la solidarietà attiva e il sostegno verso le vittime”.

sindaco incontro rifugiate afghanistan 2-2-2

“Le associazioni del terzo settore, le ong, il volontariato italiano sono in prima linea per alleviare queste sofferenze, insieme ai ministeri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale”, ha proseguito il sindaco. “Insieme hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che ha reso possibile, in collaborazione con i paesi confinanti l’Afghanistan, l’apertura di corridoi umanitari. A loro va la nostra gratitudine e il nostro sostegno. A Nabila, Kamela, Parwim, Zarifa, Hawagul, Fatima, i cui occhi oggi brillavano di vita e di energia – ha concluso –, ho rivolto l’augurio di poter realizzare i loro sogni e un giorno tornare a vivere in un Afghanistan finalmente libero”.

“Siamo felici di far parte della rete che ha permesso l’apertura di uno dei più importanti corridoi umanitari degli ultimi anni”, ha dichiarato Anna Caputo, presidente di Arci Lecce Solidarietà cooperativa social.  “È un’operazione che ha salvato centinaia di vite umane ed ha sottratto delle donne alla segregazione e all’incarcerazione, restituendo loro quella libertà che gli è stata del tutto negata nel giro di poche ore. Ma non basta: l’Occidente può e deve fare di più. Dal ritorno dei talebani è trascorso un anno. L’impasse col passare del tempo si trasforma in abbandono, e questo – ha concluso – non si deve più ripetere”.

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