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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"La Salamandra", storia del conflitto già dimenticato in Bosnia ed Erzegovina

La Salamandra (Edizioni Ensemble) di Carmine Sorrentino è un romanzo che racconta la storia recente e già dimenticata del conflitto armato in Bosnia ed Erzegovina avvenuto tra il 1992 e il 1995 tra i tre principali gruppi etnici nazionali: serbi, croati e bosgnacchi (musulmani bosniaci) e il genocidio di Srebrenica del 1995, che causò la morte di oltre ottomila musulmani bosniaci

Leggendo La Salamandra (Edizioni Ensemble) si percepisce che Carmine Sorrentino ha visitato Srebrenica, cogliendo la bellezza del paesaggio e vedendo i segni ancora evidenti dalla brutalità della guerra.

In un’intervista a Paola Belluscio su Art apart of Culture  Sorrentino parla infatti del suo viaggio al Memoriale di Potočari, il luogo dove sono sepolti gli oltre ottomila civili bosgnacchi, bosniaci musulmani, trucidati dalle truppe paramilitari serbe, e consapevole che la guerra la possa raccontare solo chi l’ha veramente vissuta, l’autore ricorre ad un espediente compensativo di natura climatica e paesaggistica collocando inizialmente il racconto a Cuba, e solo dopo nella fredda e austera Belgrado.

Sorrentino opera volutamente uno slittamento geografico funzionale alla dissolvenza cromatica che intende produrre: portarci dai colori saturi e vivi cubani  a quelli opachi e lividi di un mondo che si prepara ad una trasformazione iniziata il 25 giugno 1991, quando il più occidentale degli stati balcanici, la Slovenia, dichiara la propria indipendenza, e dà l’avvio alla disgregazione dei Balcani.

Siamo dunque a Cuba e Marianela Castillo, una giovanissima Santera cubana, incontra un maturo militare serbo-bosniaco, Bojan Starčevič, che la corteggia serratamente tanto da convincerla a sposarlo e seguirlo nel suo paese.

Dalla loro unione nasce Marisol, la salamandra che dà il titolo al romanzo. Un soprannome che le affibbiano le compagne di classe perché Marisol è una bambina farfalla, cioè soffre di epidermolisi bollosa, una rara malattia genetica della pelle, che rende la sua cute estremamente fragile, le causa bolle, vesciche e lesioni costanti dovute al distacco dell’epidermide dal derma, anche in seguito a sfregamenti anche lievi.

A dare conforto alla sua difficile esistenza ci sono Lamija, la bambina musulmana che abita nella casa di fronte alla sua, il gatto rosso Papete, il ricordo del mare cubano che non ha mai visto, ma che le fruscia dentro, e la santeria che le insegna la madre.

Il mondo felice dell’infanzia termina il giorno in cui il padre scopre l’adulterio della moglie e la allontana dalla famiglia, rompendone per sempre gli equilibri.

Bojan cova rancore e medita vendetta nei confronti dell’amante musulmano della moglie, e per estensione per tutta la comunità che rappresenta. Durante le riunioni politiche che organizza in casa con altri serbi, Marisol è costretta ad ascoltare, suo malgrado, le nefandezze del padre e dei suoi sodali; nefandezze che le si imprimono addosso e le lasciano segni tangibili di vera sofferenza, e ogni segno che le lacera la pelle e la fa sanguinare corrisponde a una visione dell’imminente orrore che sta per consumarsi.

È in questo momento del racconto che Marisol comprende con chiarezza il ruolo di Santera, e decide di esserlo soprattutto per tutte le donne che la circondano, e in particolare per quelle musulmane. Le incontra e racconta loro ciò che vede. Ciò che non è ancora avvenuto e che purtroppo accadrà.

La Salamandra non è un romanzo di guerra tout court, è soprattutto una storia di amore, magia e coraggio, che attinge al realismo magico sudamericano e quello più stringente e crudo della letteratura balcanica della metà e della fine degli anni ’90.

Un vero e proprio corto circuito tra una realtà espressa attraverso avvenimenti strani, assurdi o paranormali come se fossero eventi comuni e lo sfioramento del genocidio di Sbrebrenica, mai raccontato esplicitamente.

Sorrentino lascia che sia il lettore ad immaginare l’orrore, e antepone la storia di due famiglie che si apprestano ad essere separate dall’odio etnico e religioso, e intreccia la cecità della politica, la disgregazione di un paese e i conflitti etnici, con la storia di  Marisol, custode di due culture lontanissime eppure capaci di convivere armonicamente in una realtà invece forzata a dimenticare quella possibilità.

La Salamandra è un romanzo evocativo e lirico, e il suo autore, Carmine Sorrentino, che ho conosciuto con il precedente romanzo La sabbia di Léman (Bordeaux Edizioni ) conferma la sua bravura. La sua è una scrittura elegante, sobria e poetica che investiga il senso della perdita che ogni essere umano prima o poi è chiamato ad affrontare, e i suoi personaggi sono fragili come l’acciaio, sono anime complesse e spesso animate dal più disperato dei sentimenti: la speranza.   

Carmine Sorrentino è napoletano di nascita e romano di adozione, ha studiato regia cinematografica e televisiva presso la New York University e la School of Visual Art di New York. Collabora con registi dell’avanguardia romana ed è ideatore e curatore di mostre ed eventi di arte contemporanea. Ha pubblicato Conversazioni nel silenzio (Officina de’ Medici), il romanzo Il pianista e la farfalla (Barbes), la raccolta di  racconti Meccaniche imperfette e La sabbia di Léman (Bordeaux Edizioni)  e La Salamandra (Ensemble).

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