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La lunga mano del crimine sull'ambiente nel racconto del procuratore Mignone

Il magistrato, già nell'antimafia, ha incontrato i ragazzi dell'istituto “Elisa Springer”a Surbo per parlare di legalità a partire da temi quali lo smaltimento illecito di rifiuti, xylella, consumo di suolo, pesca e fotovoltaico

LECCE – Xylella e diserbanti, industrie a carbone, consumo di suolo cittadino e agricolo, deforestazione, consumo irresponsabile delle fonti energetiche, fotovoltaico e smaltimento illecito dei rifiuti pericolosi. Questo il resoconto di due ore a tu per tu con Elsa Valeria Mignone, il magistrato simbolo della lotta ai reati ambientali nel Salento. All'incontro che si è tenuto a Surbo, dal titolo “A voce alta” (un progetto di Koreja approvato e finanziato dalla Regione nell'ambito della Sezione sicurezza del cittadino, politiche per le migrazioni e antimafia sociale) hanno partecipato le classi terze dell'istituto comprensivo “Elisa Springer”. Il tema era quello della legalità, declinato nella versione della tutela dell'ambiente che collima con il diritto alla salute (garantito dall'articolo 32 della Costituzione).

“Da 40 anni mi occupo di reati ambientali, con una parentesi nell'azione di contrasto con l'attività criminale, quando ero nella direzione distrettuale antimafia, ma anche in questo caso mi sono ritrovata a occuparmi di ambiente e delle gravi violazioni commesse ai danni di questo territorio”, ha detto in premessa il procuratore aggiunto della Repubblica.

Mignone è entrata subito nel vivo dei reati ambientali, toccando anche il fenomeno, spesso sommerso nel Salento, del trattamento e dello smaltimento illecito dei rifiuti: “Fino al 2015 la soglia di allarme rispetto a questo tipo di violazioni stata piuttosto bassa: la legge è arrivata in ritardo rispetto alle esigenze del territorio. Oggi possiamo invece sanzionare come delitti queste condotte che, precedentemente, andavano incontro a mere sanzioni ”.

“Fino a qualche anno fa ogni Comune aveva la sua bella discarica, dentro la quale versava ogni tipo di rifiuto: non esistevano infatti le maxi discariche odierne, gestite dalle imprese”.

Che fine hanno fatto quelle discariche? “Alcune le ho ritrovate durante i lavori della statale Maglie – Leuca – ha raccontato lei -. Gli operai sentivano il calore prodotto dalle discariche sotterrate: sembrava l'inferno ma era biogas. Lungo quel tratto di strada abbiamo trovato quattro discariche interrate: le amministrazioni locali invece di bonificarle, le avevano tombate. Il risultato è stato disastroso: quelle sostanze velenose sono finite nella falda acquifera ed hanno quindi contaminato i terreni, l'acqua e di conseguenza anche cibi che mettiamo a tavola, proprio quelli a chilometro zero”, ha proseguito il magistrato.

Qual è il ruolo della criminalità organizzata in questo sistema? Mignone lo ha spiegato in termini semplici agli studenti: “Le organizzazioni criminali sono riuscite ad arricchirsi e vi spiego come: alcune imprese, invece di smaltire i rifiuti speciali regolarmente, pagando il relativo costo, hanno chiamato soggetti disposti a farli sparire, come per magia”.

“Quando ero nella Dda, un collaboratore di giustizia mi disse che i criminali, quando avevano necessità di fare soldi per comprare partite di droga, passavano in rassegna le aziende che producevano rifiuti pericolosi, consentendo risparmi a quelle ditte che così non pagavano lo smaltimento. Il pentito ci ha indicato il luogo in cui i rifiuti sono sotterrati ma è difficile trovarli, anche utilizzando la tecnologia a raggi infrarossi. La verità è che è difficile smantellare le discariche interrate e intanto i rifiuti lavorano all'interno del suolo, inquinando i terreni”.

Il magistrato, che si è occupato anche delle indagini sul caso xylella, ha spiegato che “la diffusione dell'agente patogeno è stata agevolata dal fatto che gli alberi non avevano più risorse per rispondere”.

I motivi? “Bisogna considerare anche l'uso dei diserbanti chimici. I contadini hanno usato questi prodotti senza essere adeguatamente formati, e i nostri terreni, in alcuni tratti, presentano un apporto organico pari a zero. L'albero, con tutte queste medicine, non ha avuto più capacità di reagire alla xylella: il risultato è stata la distruzione e la desertificazione del territorio”.

“La biodiversità va salvaguardata”, ha ammonito Mignone spiegando ai ragazzi anche gli effetti distruttivi del consumo di suolo pubblico (“io ho sequestrato 25 ville abusive nel Sud Salento, di cui 2 appartenevano alla criminalità organizzata”).

“Quando avremo perso la tipicità del territorio, anche il turismo ne risentirà – ha proseguito lei -. Chi verrà in vacanza nel Salento se il mare sarà uguale a quello di Rimini?”. Il magistrato ha fatto esplicito riferimento alla presenza di un'alga che, anche nell'agosto 2021, ha alterato il colore dello Ionio, intorbidendo il fondale marino.

“Ho condotto delle indagini in proposito – ha proseguito – si tratta di un'alga che mangia i rifiuti e che è stata trovata anche a Porto Cesareo. Quest'alga, una volta che si è insediata, non scompare: d'inverno entra in letargo, e per questo motivo il mare torna ad essere limpido; poi in estate, complice la pressione demografica dei turisti e la mancanza dei servizi di fognatura, torna a cibarsi dei rifiuti”.

Durante il suo intervento a tutto tondo sulla relazione tra ambiente e salute, Mignone non ha trascurato il doppio volto del business del fotovoltaico nel Salento: “Da un lato si produce energia pulita, dall'altro i pannelli contengono sostanze velenose che entrano nei terreni circostanti: quei terreni, quindi, non potranno più essere impiegati in agricoltura”.

Il magistrato ha poi toccato anche il problema degli allevamenti e della pesca intensiva: “I pescatori locali per un certo periodo si sono riconvertiti alla pesca delle oloturie, note anche come cetrioli di mare, al punto che oggi non si riesce più a trovare sola oluturia”.

“Il primo sequestro che di cui mi sono occupata è stato quello di un camion che conteneva tonnellate di oloturie – ha proseguito lei -: sono pesci che costano 50 centesimi l'uno, mentre il pescatore in una settimana aveva guadagnato ben 30mila euro, consumando un bene comune. Ho chiesto una consulenza a tre professori i quali mi hanno spiegato che questi animaletti, apparentemente insignificanti, avevano un'importante funzione: metabolizzavano i rifiuti marini e attraverso il loro apparato digerente, rimettevano in acqua sostanze pulite. Una funzione essenziale: svuotavano i fondali e li ossigenavano. Capite il danno che è stato fatto?”.

“Nel Salento si continua a morire per cancro all'apparato digerente: questo tipo di tumori è strettamente legato alla catena alimentare. Non siamo ancora diventati cittadini vigili. Ma – ha ammonito il procuratore – non devono agire solo i governanti. Ciascuno deve fare la propria parte. Lo ha spiegato anche Papa Francesco: l'urlo dei poveri è l'urlo della Terra e ci tocca personalmente. È questo il principio della cittadinanza attiva. La Terra ci è stata data per conservarla, non per consumarla”.

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