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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Ombra della privatizzazione su mense ospedaliere: nel Tacco resta un solo punto cottura

Cobas ha chiesto a Regione e alle Asl la revoca immediata del bando per il maxi appalto servizio mense da 372 milioni di euro. “Internalizzare subito il servizio, rispettare la clausola sociale”

LECCE  - L'incubo della privatizzazione si staglia sempre più all'orizzonte della sanità regionale. Situazione caotica in vista della nuova maxi gara d'appalto per la gestione mense degli ospedali (da 372 milioni di euro): stato di agitazione di tutto il personale del servizio di preparazione pasti nel Salento. Sindacato sul piede di guerra: anche Cobas Lecce, come nel resto di Puglia, chiede la revoca del bando e l’internalizzazione del servizio. Stando alle regole del nuovo bando per l’intera provincia leccese sarà previsto un solo punto per la preparazione dei pasti destinati ai degenti. Uno solo, per tutto il Salento. Se fino ad ora ogni nosocomio ha potuto contare su un proprio punto cottura, lo scenario sta dunque per cambiare. In peggio.00b4d564-a2c9-4e71-ab9d-2ba7e9a53973-2

 Nel Salento si parla di un totale di circa 60 persone impiegate nelle cucine (nella foto accanto, la mensa dell'ospedale di Galatina). Dipendenti che saranno evidentemente trasferiti nell’unico punto cottura previsto nel Leccese, presso l’ospedale “Sacro Cuore di Gesù” di Gallipoli. È lì che, stando alle condizioni del bando, saranno cotti e confezionati circa mille e 800 pasti per i degenti e il personale sanitario del Tacco. In una cucina che dovrebbe dunque ospitare tutti i lavoratori del comparto, tra cuochi e distributori. Gli spazi sarebbero sufficienti?

Saranno in totale sei per per l’intera regione, con un apparentemente irragiovenole criterio di razionalizzazione: oltre al punto cottura salentino (Gallipoli) tre per il Brindisino (nel capoluogo, a Francavilla Fontana e Ostuni), uno a Barletta e uno infine a Castellaneta, per fornire copertura del servizio all’intera provincia tarantina. Zero cucine nelle province di Foggia e Bari. Soprattutto per queste ultime due provincie, tutti i pasti sarebbero dunque preparati a diversi chilometri di distanza e poi consegnati per essere riscaldati prima della consumazione. Forse addirittura il giorno prima, visti il numero degli utenti e la distanza da percorrere. Dove sarebbero trasferiti quei lavoratori? Per gestire il servizio, tanto per cominciare, subentrerebbe un “gigante industriale” che poi subappalterebbe il servizio (il bando prevede infatti la possibilità di subappalto). Il “gigante” assorbirebbe quattro dei sei lotti, due resterebbero alla concorrenza.

“Noi chiediamo di smetterla con le ditte private, le mense erano negli anni scorsi gestite dal personale Asl. In ambito privato le condizioni dei lavoratori non sono affatto delle migliori”, dichiara Giueppe Mancarella sindacalista di Cobas Lecce. “Si tratta di una delle gare uniche più importanti delle Regione Puglia e nel cui bando non si vede l’ombra del rispetto della clausola sociale prevista per la tutela dei posti di lavoro di tutto il personale attualmente in servizio presso le strutture sanitarie pugliesi- proseguono dall’organizzazione sindacale. “La preoccupazione è che il nuovo grande gestore possa utilizzare del proprio personale lasciando a casa quello attualmente in servizio, non avendo definito il monte ore complessivo su base regionale”, concludono dal sindacato.

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