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Morti bianche sul lavoro: un dramma inarrestabile. L'iniziativa di Ugl in piazza

Nel 2018 e 2019 il trend degli incidenti è aumentato del 10 percento. Il sindacato chiede di creare un'agenzia unica di controllo e di creare a scuola una cultura della sicurezza

LECCE – Manichini bianchi in piazza Sant'Oronzo per ricordare tutte le vittime degli incidenti sul lavoro. Le morti bianche, per l'appunto, il cui numero in Italia non accenna a diminuire. Anzi.

L'iniziativa simbolica è stata organizzata dal sindacato Ugl per accendere un faro sul dramma che si consuma quasi quotidianamente, ovunque, e per invertire il trend puntando sulla prevenzione.

“Questa manifestazione serve a ricordare e denunciare l'escalation di vittime: nel 2018, rispetto all'anno precedente, abbiamo registrato un incremento del 10 percento circa e la stessa percentuale è stata confermata nel 2019. Siamo preoccupati perché questa strage non si ferma”, denuncia Paolo Capone, segretario generale Ugl.

La campagna lanciata dal sindacato si chiama “Lavorare per vivere”. Non a caso. “Dev'essere questo l'obiettivo di ogni persona che la mattina si alza e va a lavorare – prosegue lui -. Il Salento non è immune dal fenomeno e in Puglia il tasso di mortalità sul lavoro è del 30 percento. La regione si posiziona al 5° posto in questa terribile classifica”.

Cosa fare, quindi, per cambiare drasticamente la rotta? “In Italia vige una legislazione molto avanzata ma bisogna farla rispettare. Ci sono troppi enti che si occupano delle attività di controllo (carabinieri, Asl, Inail, Inps) che dovrebbero riunirsi e coordinarsi all'interno di un'unica agenzia per la sicurezza sul lavoro, aumentando anche il numero degli uomini impiegati”, spiega il sindacalista.

Imprescindibile, poi, gli interventi di prevenzione del fenomeno: “La sicurezza deve diventare parte del bagaglio culturale di impiegati e datori di lavoro: abbiamo infatti proposto di inserire lo studio di questa materia, per almeno un'ora alla settimana, in tutte le scuole superiori secondarie. Ogni classe formerà futuri lavoratori e futuri imprenditori: se entrambi avranno maturato la stessa coscienza e la stessa sensibilità sul problema, avremo posto delle ottime basi culturali per mettere un freno a queste stragi silenziose – prosegue Capone -. Questo fenomeno è inaccettabile e troppo spesso è legato sia alla volontà di tagliare i costi, sia alla troppa superficialità sui luoghi di lavoro”.

“L'innalzamento dell'età pensionabile a 65 anni, prodotto dalla legge Fornero, non ci aiutato perché l'incidenza dei tassi di mortalità oltre i 60 anni sono maggiori. Allo stesso modo il precariato rappresenta un problema: il lavoratore a progetto spesso lavora su processi pericolosi senza essere adeguatamente informato. Nessuno ha il vantaggio di investire sulla formazione di persone che presteranno servizio per poco tempo”, conclude il sindacalista.

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