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Sabato, 20 Aprile 2024
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Impianto per biometano e compost nella zona industriale: pronta nuova istanza

Metapulia ritiene di avere tutte le carte in regola e di poter contribuire alla chiusura del ciclo dei rifiuti e all'abbattimento della tassa sui rifiuti. Nel 2017 l'inciampo su un errore formale

LECCE – Metapulia ci riprova, forte della convinzione di avere le carte in regola. La società amministrata dal leccese Piero Seracca Guerrieri ha progettato un impianto per il recupero e il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani da realizzare nella zona industriale di Lecce, per produrre compost per l’agricoltura e biometano per autotrazione.

Se ne parla da oltre due anni, ma l’opera è rimasta ancora sulla carta: per un vizio di forma, nel giugno del 2017, la conferenza dei servizi presso la Provincia di Lecce non entrò nemmeno nel merito della questione. Poi nel gennaio del 2019 è stata organizzata una conferenza stampa presso l’Open Space di Palazzo Carafa per illustrare la bontà del progetto e le ricadute positive per il territorio leccese, oggi l’annuncio del deposito di una nuova istanza (in maniera congiunta) per l’Autorizzazione Integrata Ambientale e per la Valutazione di Impatto Ambientale. La data scelta, il 5 giugno, non è casuale, trattandosi della “Giornata Mondiale dell’Ambiente”.

“Il biometano può giocare un ruolo importante nella transizione energetica e nella lotta ai cambiamenti climatici – dichiara Piero Seracca Guerrieri, Amministratore di MetApulia – ed è strategico nel trattamento dei rifiuti organici. Il Sud Italia, dove il rifiuto organico rappresenta in media il 40 percento dei rifiuti, presenta una cronica carenza di impianti di trattamento: un impianto di digestione anaerobica (in assenza di ossigeno) rappresenterebbe la chiusura naturale del ciclo dei rifiuti, producendo biometano e compost di qualità, senza generare alcuna emissione o impatto sulla salute dei cittadini e sull’ambiente”.

Per i vertici di Metapulia, l’avvio dell’impianto porterà a un abbattimento delle tariffe della tassa sui rifiuti, oltre a rappresentare un’opportunità per l’indotto nella fase di costruzione – l’investimento programmato è di circa 25 milioni di euro - e in termini occupazionali, con la previsione dell’impiego di 15 persone a regime. 

“Il nostro contributo nel rendere il Salento un territorio più pulito e vivibile, passa anche dalle iniziative che accompagneranno la realizzazione del progetto: coinvolgimento degli istituti tecnici industriali della provincia, la promozione di momenti di educazione ambientale rivolta agli studenti delle scuole, l'informazione costante in tutte le fasi dell’iter di approvazione e della preparazione dei lavori di cantierizzazione e coinvolgimento di attori economici locali nelle fasi di progettazione, costruzione, mantenimento e operatività dell’impianto". Non solo, perché sono previsti contributi concreti: uno annuo, in denaro (in percentuale agli utili aziendali) destinato ad un fondo per la manutenzione ordinaria e per l’incremento della dotazione tecnologica degli edifici scolastici della provincia di Lecce; l'altro consistente nella realizzazione nelle adiacenze dell’impianto, di un’area verde dedicata a serre e orti urbani didattici”.

Nei confronti del progetto è stata palesata in passato una certa diffidenza: nel 2017 era contraria l’allora amministrazione di Surbo, che ha competenza su parte della zona industriale, era scettico l’ex assessore all’Ambiente del Comune di Lecce, Andrea Guido. Il timore principale era legato alle emissioni di odori, trattandosi di un impianto localizzato tra due centri urbani e nei pressi di alcune industrie dove si fanno anche trasformazioni di tipo alimentare.

La conferenza di gennaio servì proprio a fugare questa paura: la frazione organica sarebbe trattata con il processo di digestione anaerobica, cioè in assenza di ossigeno, che sterilizza il rifiuto ed estrae il biometano. Al digestato, cioè al rifiuto dopo il trattamento, privo di sostanze putrescenti, saranno aggiunti sfalci di verde per procedere alla fase di post-compostaggio aerobico. Questa fase è previsto che avvenga in biocelle segregate e collegate a biofiltri per eliminare del tutto il rischio residuo di cattivi odori.

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