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Mercoledì, 24 Aprile 2024
I tesori del litorale

Oasi nella terra di nessuno, il paradiso violato in perenne attesa di identità e tutela

Tra la darsena di San Cataldo e la zona militare di Torre Veneri un sito meraviglioso che non ha nulla da invidiare ad altri più sponsorizzati, ma esposto alle dannose incursioni dell'uomo. Troppo facile l'accesso per i veicoli

SAN CATALDO (Lecce) - Il litorale di Lecce è lungo circa 25 chilometri e si presenta in maniera molto diversificata: ci sono interi tratti dove la semplice vista del mare è impedita da una sequenza infinita di stabilimenti balneari in muratura, altri dove i privati, con la compiacenza spesso esplicita della classe dirigente, hanno perpetrato un vero e proprio scempio ai danni del territorio costruendosi la propria casetta sulla spiaggia o sulle zone umide (salvo poi lamentarsi dei continui allagamenti).

Le attività dell’uomo hanno determinato una pressione a volte insostenibile che l’erosione costiera negli ultimi anni sta mettendo in evidenza anche agli occhi di chi ha sempre negato o minimizzato. Che senso ha, per esempio, invocare una proroga a lunga scadenza delle concessioni demaniali quando la natura si incarica di dire le cose come stanno? Da Frigole a Torre Chianca, da San Cataldo a Torre Rinalda, gli esempi di quanti danni siano stati già fatti quasi non si contano. E la natura presenta sempre il conto.

Ci sono altri tratti, invece, dove il cordone di dune e la vegetazione mediterranea conferiscono al paesaggio un aspetto più selvaggio. Pezzi di costa la cui integrità dovrebbe essere preservata con ogni mezzo. A San Cataldo l’oasi Li Punzi ne è un esempio calzante, un sito di inusuale bellezza che nulla ha da invidiare ad altri più noti e pubblicizzati.

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Un tratto molto fragile di cordone di dune separa il mare dai bacini dove alcune specie di uccelli trascorrono una parte dell’anno: ci sono i fenicotteri, gli aironi cenerini, le garzette, le anatre e molto altro ancora (foto col drone di Antonio Quarta). L’oasi ricade in un’area definita sito di interesse comunitario, è un pezzo di costa con caratteristiche simili all'area delle Cesine, che sorge solo pochi chilometri più a sud, ma assai più vulnerabile di quella. 

Se la parte inclusa nella zona militare di Torre Veneri è certamente protetta da incursioni esterne - ma comunque interessata dalle attività dei carri armati nei periodi di esercitazione -, quella contigua alla zona della darsena la rende esposta a una serie di sistematiche criticità davanti alle quali non ci si può girare dall'altra parte.

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L’accesso con le auto è infatti possibile in più punti, sia dal versante del litorale, sia dalla zona boschiva (in realtà somma di diversi lotti privati, dove per fortuna il vincolo di inedificabilità ha scongiurato scellerate ipotesi di costruzioni di villette).

Si tratta di una sorta di terra di nessuno dove si verificano abbandoni di rifiuti (foto sopra e sotto di Jessica Niglio), si caccia liberamente nella stagione venatoria e ci si avventura con quad e moto da cross. Non ci sono elementi fisici di dissuasione né adeguata segnaletica. Per scongiurare ingressi indesiderati nell’area di loro pertinenza, i militari hanno realizzato un terrapieno che di recente è stato pure rinforzato perché, evidentemente, quello precedente non aveva dissuaso tutti.

Durante la bella stagione è consuetudine trovare a ridosso di bacini e dune anche le auto dei bagnanti che prediligono spiagge più riservate di quelle immediatamente raggiungibili dalla strada principale. In tutti i mesi dell’anno, poi, persone in cerca di furtiva intimità si addentrano nottetempo nelle pinete, lasciando spesso testimonianza dei propri incontri.

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Anche per l’oasi Li Punzi è molto attuale la riflessione pubblicata giusto ieri sulla vocazione al suicidio di un territorio che dovrebbe tutelare il suo paesaggio come il bene più prezioso di tutti. E, dunque, anche la protezione di questo angolo di paradiso deve essere un tema nell’agenda delle istituzioni.

Il Piano comunale delle coste, prossimo all’approvazione definitiva, è certamente portatore di una visione nuova e sostenibile del litorale e del suo immediato entroterra (prova ne siano tutte le resistenze che ha incontrato nel suo iter), ma ci vorrà del tempo perché lo strumento di pianificazione dispieghi i suoi effetti. Da subito, invece è fondamentale istituire forme di protezione immediata e organizzare un sistema di controlli costante pronto a sanzionare le pratiche che violano l’integrità dei luoghi. Probabilmente una sinergia tra polizia locale di Lecce, carabinieri forestali e guardia costiera - che proprio a San Cataldo hanno sede – può essere la prima, banale, misura di tutela di una zona meravigliosa, purtroppo sistematicamente messa in pericolo da ignoranza e inciviltà. 

Oasi Li Punzi: le foto di Fernando Rugge

L’attività di volontariato di associazioni come “The Green March”, che con pazienza e sacrificio si prende cura del boschetto che separa via Marco Polo dalla zona della darsena, da sola non può bastare per portare sui binari giusti il rapporto tra i fragili equilibri del litorale leccese e l’uomo. 

Qui il profilo Instagram di Fernando Rugge

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