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Olive in abbondanza da due alberi colpiti da xylella: raccolta all'ingresso di Lecce

Luigi Botrugno rivendica l'efficacia del suo preparato naturale, regolarmente brevettato, per sostenere le piante preda del batterio. Associato alle buone pratiche agricole, precisa. Ma rischia una denuncia per pubblicità ingannevole

LECCE – In abbondanza e di bell’aspetto, le olive cadono copiose sulla rete adagiata sul terreno dopo il passaggio dell’abbacchiatore: nelle auto di passaggio in quel punto nevralgico della viabilità sono tanti gli sguardi incuriositi.

Presso la rotatoria dell’ex Foro Boario è stata avviata questa mattina una raccolta particolare: quella dei frutti di due alberi della varietà cellina colpiti dal batterio della xylella fastidiosa. Queste due piante, insieme ad altre dieci sul territorio comunale, sono state affidate dal Comune di Lecce a Luigi Botrugno per un trattamento con un preparato naturale, da lui regolarmente brevettato – e, quindi, autorizzato - con il nome di NuovOlivo e di libera vendita.

Una giornata storica la definisce l’imprenditore di Castiglione d’Otranto (Andrano), nell’incontro casuale (qui l’intervista) avvenuto all’ingresso nord di Lecce. L’osservazione conferma le ragioni di soddisfazione: la differenza rispetto agli ulivi che si trovano nella grande aiuola che funge da rotatoria, venti metri più in là, è evidente. Da una parte due piante che sembrano in salute, cariche di olive, che lo scorso anno avevano prodotto una quantità incosistente di frutti; dall’altra rami secchi per una fisionomia spettrale smorzata solo dal verde acceso del prato all’inglese. Sia chiaro: in entrambi i casi si tratta di alberi con xylella, gli uni però producono, gli altri no.

La video intervista: la gioia di Botrugno

In una vicenda caratterizzata da un elenco molto lungo di responsabilità che intrecciano la classe dirigente, le competenze scientifiche, il mondo agricolo e anche quello dell’informazione, non ci si può permettere di alimentare false illusioni ma solo di attenersi ai fatti: e quello che si vede non è certamente inventato. Del resto ci sono delle validazioni tecniche alla base dell’autorizzazione concessa dal ministero dello Sviluppo Economico.

L’effetto del suo impiego sarebbe rigenerante: sulla prima sperimentazione condotta su 27 piante (cellina di Nardò) di sua proprietà, in agro di Montesano Salentino, la percentuale l’indice di malattia di McKinney (parametro che misura l’intensità della malattia) è stata ridotta fino al 2,5 percento, fino al 4 in un terreno a Sternatia (ogliarola salentina) partendo da un indice di quasi il 91 percento.

oliveraccolta-3“Chiariamo una volta per tutte. In agronomia una pianta si dice malata quando non riesce più a fruttificare, si dice curata quando torna a fruttificare, per un qualsiasi motivo. Mi chiedo e vi chiedo: ottenuto questo risultato – dice indicando l’albero alle sue spalle -, è una pianta tornata in salute oppure no?”.

L’iniziativa di Botrugno è stata vista sin dai suoi esordi con molta diffidenza da parte degli addetti ai lavori e dai rappresentanti politici che si sono interessati alla questione. Poco meno di due settimane addietro il consigliere regionale del Pd, Fabiano Amati ha chiesto al Comune di Lecce di revocare l’autorizzazione all’utilizzo del logo cittadino nella sperimentazione e ha invitato l’Università di Bari a diffidare Botrugno rispetto all’utilizzo del proprio. Lo ha fatto a margine di una seduta della Quarta Commissione della Regione Puglia nella quale il dirigente dell’osservatorio fitosanitario, Infantino, ha affermato che non esiste prodotto terapeutico in grado di contrastare il disseccamento rapido dell’olivo. In quella stessa seduta il direttore del Dipartimento Agricoltura, Nardone, ha addirittura ipotizzato di procedere legalmente per pubblicità ingannevole. In pratica, secondo i tecnici regionali, non esisterebbeo reali supporti scientifici a sostegno del metodo NuovOlivo.

Tuttavia né Botrugno, né i produttori di Nutrix Gold, un coadiuvante finito anch’esso nel mirino della critica, hanno mai affermato di aver trovato il rimedio definitivo alla devastazione causata dal batterio che non viene eliminato dai vasi xylematici, ma per così dire, messo in condizione di non nuocere sulla capacità di generare frutti. Botrugno ha dovuto convocare una conferenza stampa nei giorni scorsi per ribadire la sua posizione: la convinzione è che la convivenza col batterio sia possibile a condizione che del terreno ci si prenda cura secondo le buone pratiche agricole. Un precetto che in molti sembrano aver dimenticato nella provincia di Lecce già prima che il batterio prendesse piede.

Naturalmente si tratta di un tema complesso, pieno di trappole, soggetto a scivoloni. Per esempio bisogna chiedersi, da un punto di vista aziendale, se il costo del trattamento - poche decine di euro al litro, utile per una decina di alberi, da ripetersi due volte all'anno - sia compatibile con la produzione su larga scala, considerato che andrebbe fatto ogni anno e che porterebbe con sé anche la spesa per la diffusione del prodotto su tutto il fogliame. La responsabilità di chi scrive è dunque quella di inserire un fatto, quello descritto oggi, nel suo contesto evitando suggestioni da una parte e scomuniche dall'altra.

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