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Sabato, 20 Aprile 2024
Difesa da Pietro e Luigi Quinto

Payback per dispositivi medici, azienda salentina ricorre al Capo dello Stato

I fornitori sono chiamati a contribuire al ripianamento dello sforamento dei tetti di spesa regionali relativi al quadriennio 2015-2018

LECCE – Un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica è stato proposto dagli avvocati Pietro e Luigi Quinto per contro di un’azienda salentina che fornisce dispositivi medici a diverse aziende sanitarie e strutture ospedaliere pugliesi.

La contestazione riguarda quello che è stato ribattezzato “payback”, cioè l’obbligo per i fornitori di contribuire per circa metà dell’importo ai disavanzi delle Regioni rispetto ai tetti di spesa relativi al periodo tra il 2015 e il 2018. A livello nazionale lo sforamento nel quadriennio vale più o meno 2 miliardi di euro. Il meccanismo di ripianamento è stato introdotto con il decreto Aiuti Bis dal governo Draghi, ma il nuovo esecutivo, a seguito di un confronto con i rappresentanti dalla categoria, ha posticipato al 30 aprile la scadenza per la liquidazione originariamente fissata al 12 gennaio.

Gli avvocati Quinto ritengono che ci siano, innanzitutto, valide ragioni giuridiche per ingaggiare questa battaglia: “Il sistema di compartecipazione forzosa al ripianamento dei deficit per l’acquisto dei dispositivi medici è viziato in radice da evidenti profili di incostituzionalità che abbiamo evidenziato nel ricorso straordinario al Capo dello Stato. Sebbene i fornitori non abbiano alcuna competenza in merito all’andamento della spesa pubblica, si trovano a dover ripianare gli sforamenti quantificati retroattivamente. Tale retroattivo sacrificio economico è una spada di Damocle che contrasta con il dettato costituzionale e che mette a repentaglio il prosieguo delle forniture con effetti potenzialmente devastanti per la sanità pubblica e per il rispetto del diritto costituzionale alla tutela della salute”.

Ci sono poi, secondo i legali, anche valutazioni di altro profilo: “Il sistema del payback per i dispositivi medici mette a rischio la sopravvivenza stessa di moltissime piccole e medie imprese del settore, le quali, in virtù di regolari gare d’appalto, hanno fornito al Servizio Sanitario Regionale i dispositivi medici necessari al funzionamento di Asl e nosocomi, hanno pagato le imposte su quelle forniture, ed oggi, a distanza di anni, si vedono falcidiare i propri bilanci con importi non previsti, non contabilizzati ed inusitatamente richiesti retroattivamente”.

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