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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Le piaghe del cuore indurito: le diseguaglianze sociali e l'emergenza ambientale

Il consueto messaggio alla città in occasione della festa patronale dell'arcivescovo di Lecce ha toccato alcune evidenti criticità del tessuto sociale e ferite inferte al territorio

LECCE - Il tradizionale messaggio alla città rivolto dall'arcivescovo, Michele Seccia, va letto nell'ambito dell'indizione Giubileo Oronziano, a duemila anni dalla nascita di colui che la tradizione cristiana vuole primo vescovo di Lecce e primo evangelizzatore in terra di Puglia. 

Seccia si è rivolto ai fedeli presenti in piazza in numero contingentato, agli amministratori pubblici, alle autorità, parlando della presenza di "alcuni sintomi della durezza del cuore". Il primo è quello della disoccupazione e del lavoro nero: "Certamente la situazione pandemica ha accentuato la crisi economica della nostra città e del nostro territorio, ma veder tanti disoccupati bussare alla porta del vescovo, delle parrocchie e delle diverse istituzioni non è il segno di una chiusura del cuore di una società, pur ricca, che non riesce ad assicurare il pane quotidiano ai suoi figli"?

Il vescovo ha quindi ricordato le "larghe fasce di gioventù (e non solo!) che, vivendo di puro assistenzialismo, rinunciano a impegnarsi e a progettare il futuro, perché hanno smesso di sognare, non credono in alcun ideale e si sono assuefatti alle mode passeggere divenute conclamati stile di vita. Da questa piazza, allora, desidero chiedere perdono al Signore per questa durezza di cuore che da un lato penalizza i giovani volenterosi e dall’altro genera uno stile educativo non più abituato al sacrificio, alla condivisione di veri ideali e al valore della fatica quotidiana".

Un altro sintomo, per Seccia, è la sempre più accentuata divaricazione tra "chi naviga nel lusso e chi vive di stenti": il vescovo ha auspicato per contrastare la povertà e l'ingiustizia sociale "una progettualità comune e condivisa tra le istituzioni civili ed ecclesiali che, partendo dall’opera educativa, porti questi nostri fratelli a riconoscere le cause della povertà materiale, che spesso si ritrovano nell’assenza di amore o nella mancata accettazione di sofferenze passate, per aprirsi alla speranza di un futuro degno e umanizzante. Il dramma della povertà di oggi non è solo materiale, ma è soprattutto culturale e spirituale e spesso genera una pericolosa indifferenza e una passiva rassegnazione".

Il terzo sintomo di indurimento del cuore per il pastore della comunità cattolica leccese è l'emergenza ambientale, "frutto dello sfruttamento indiscriminato del nostro territorio". Seccia ha citato l'odioso fenomeno delle discariche abusive, gli affari illeciti della malavita nel settore, la piaga disastrosa degli incendi dolosi che da un paio di anni infierisce anche sugli ulivi già colpiti dalla xylella, ma ha anche voluto sollecitare i singoli cittadini alla responsabilità individuale: "Il verde cittadino, pur presente in vari quartieri, viene sfigurato dall’inciviltà di alcuni che lo rendono indecoroso. Ringrazio e sprono gli amministratori locali a proteggere gli spazi verdi, a rendere più vivibile la nostra città e, in sinergia con le parrocchie, aprire nuovi spazi aggregativi dove piccoli e grandi crescano nei valori umani e cristiani, attraverso le attività ludiche e sportive".

D'altro canto il vescovo ha salutato con favore la nascita della facoltà di Medicina come "fecondo segno dello sviluppo del nostro territorio"  e ha rivolto il suo "personale ringraziamento a tutto il personale sanitario che nei lunghi mesi di pandemia ha dato prova di professionalità e dedizione ed ora è impegnato nella campagna di vaccinazione". In conclusione della cerimonia che si è svolta il 24 agosto in piazza Duomo, Seccia ha ricordato il contributo fondamentale della chiesa locale e delle sue articolazioni al sistema di welfare della città: "Le mense e i punti-ristoro serali, i luoghi di accoglienza notturna, i centri di ascolto, il consultorio familiare diocesano, le innumerevoli iniziative della Caritas e della Casa della Carità, il Progetto Policoro che, attraverso il microcredito Sant’Oronzo, ha già incoraggiato l’apertura di 15 imprese giovanili, sono evangelici segni di speranza a volte poco conosciuti ma efficaci e autentici. Ringrazio i sacerdoti per il loro zelo che, nemmeno nei tempi più duri della pandemia è venuto meno, offrendo a tutti la parola della salvezza. Sottolineo il lavoro dei catechisti, dei volontari e di tanti che, nel silenzio, hanno alleviato le sofferenze altrui".

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