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Consiglio di Stato

Poligono di Torre Veneri, da rifare la valutazione di incidenza ambientale

La Sezione Quarta del Consiglio di Stato ha accolto solo in parte il ricorso del ministero della Difesa, ma ha precisato che la prosecuzione delle esercitazioni non può precedere l'autorizzazione. Lecce Città Pubblica: "Un punto importante"

LECCE – La Sezione Quarta del Consiglio di Stato ha accolto solo in parte il ricorso del ministero della Difesa contro la sentenza con cui il Tar Puglia, sede di Lecce, aveva annullato la determina regionale che autorizzava la prosecuzione delle attività di esercitazione nel poligono di Torre Veneri tra Frigole e San Cataldo). Precisando tuttavia, in maniera chiara, che è necessario procedere a una nuova valutazione di incidenza ambientale dal momento che l’esistenza di valori inquinanti oltre i limiti di legge è considerata un dato di fatto, riscontrato in più approfondimenti. 

Sull’area a destinazione militare, che è inserita in una zona di rilievo naturalistico, con due Siti di Interesse Comunitario (dunque tutelati dalla direttiva Habitat), si è aperto un contenzioso quando l’associazione Lecce Città Pubblica (Lcp) - difesa dagli avvocati Adriano Tolomeo e Barbara Renna - ha chiesto una moratoria delle attività in ragione delle analisi condotte a partire dal 2014 che avevano messo in evidenza il superamento dei valori considerati limite per piombo, arsenico, antimonio, manganese, ferro, nichel, boro e nitriti. Anche successivi e più recenti monitoraggi hanno rivelato un quadro non certo roseo.

Nel novembre del 2020 il Tar ha accolto le ragioni di Lcp (e di un privato cittadino) "silenziando" di fatto le esercitazioni ma successivamente il Consiglio di Stato, su istanza della Difesa, aveva emanato un provvedimento di sospensione cautelare degli effetti della sentenza perché si potesse onorare l'impegno già programmato di esercitazioni congiunte con i reparti dell'esercito della Giordania. La vicenda è ovviamente rimasta aperta sul piano del merito e a luglio scorso si è tenuta l'udienza dalla quale è scaturita l'ultima e definitiva decisione.

Nella sentenza della Quarta Sezione viene spiegato che il giudizio di primo grado è stato sostanzialmente fuori focus, perché più ancorato agli esiti di altri studi (precendentemente condotti) che alla Vinca, Valutazione di incidenza ambientale (al termine della quale è stato emanato il provvedimento regionale del 2016, con prescrizioni), ma subito dopo i giudici hanno aggiunto: “È evidente che si ponga comunque la necessità di una compiuta ed adeguata valutazione, nella sede deputata, tenendo conto che per stessa ammissione dell’amministrazione appellante, sussistono valori inquinanti al di sopra delle soglie di legge (ciò significa che il procedimento di valutazione di incidenza deve precedere l’autorizzazione alla prosecuzione delle attività nel sito)”.

In pratica è necessario aprire un nuovo iter di valutazione, essendo la Vinca un procedimento per sua natura dinamico che “si caratterizza per una progressione continua che si arricchisce con l’evoluzione dei dati in ragione delle evenienze che possono agire significativamente sulla valutazione di incidenza anche ai fini dell’adozione delle specifiche misure di compensazione”.

Gabriele Molendini, per conto di Lcp, ha commentato il verdetto con moderata soddisfazione e con fiducia in una soluzione condivisa: “Riteniamo questo, un importante punto a favore nella vertenza a tutela della salute umana degli abitanti nei pressi del poligono e di un’area di inestimabile pregio naturalistico. Crediamo sia finalmente venuto il momento di sedersi congiuntamente a un tavolo, con la Regione i militari e gli enti interessati e trovare un giusto punto di equilibrio a salvaguardia di tutti gli interessi. Siamo certi che il ministero della Difesa non vorrà trascurare questa occasione, ma resteremo comunque vigili ed attenti a far valere in tutte le sedi l’importante e definitivo pronunciamento del Consiglio di Stato che rende illegittimo il proseguimento delle esercitazioni in assenza di una nuova valutazione”.

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