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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Storia di una scomparsa". I tanti misteri del caso Mauro Romano

Dopo "La ragazza di Avetrana", incentrato sulla vicenda di Sarah Scazzi, Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni tornano con un nuovo libro d'inchiesta, questa volta sul caso di Racale, irrisolto fin dall'estate del 1977

Il 26 agosto ricorre l’undicesimo anniversario dalla scomparsa e tragica fine di Sarah Scazzi; forse la storia più mediaticamente manipolata e sfruttata dalla stampa italiana. Sicuramente la prima ad aver avuto sviluppi determinanti durante una diretta televisiva (Chi l’ha visto? puntata del 7 ottobre 2010), e ad aver creato il fenomeno del turismo dell’orrore di massa. E lo scorso anno, per il decennale di quel tragico fatto,dopo aver letto e studiato oltre ventimila pagine d’inchiesta, incontrato tutti i protagonisti della storia e ottenuto diverse lettere inedite, Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni hanno fatto luce soprattutto sulle ombre del caso dando vita a un libro, La ragazza di Avetrana (Fandango, 2020), che i due autori hanno dedicato alla memoria della ragazzina «con l’auspicio che la verità possa finalmente prendere forma oltre ogni ragionevole dubbio».

Quest’anno la coppia del giornalismo d’inchiesta è tornata per raccontare della scomparsa più lunga della storia mondiale, quella di Mauro Romano, il bambino di sei anni dileguatosi nel nulla a Racale il 21 giugno del 1977.

La cosa che maggiormente colpisce di Storia di una scomparsa, così si intitola il libro, è il tempo sospeso, il silenzio di un’infinita controra, e poi sul calare della sera sembra di vederle con una visione dronica quelle stradine del basso Salento, all’ora de lu ‘ssettu, l’abitudine di sedersi fuori casa usando le sedie del tinello per godere del fresco serale dopo una giornata assolata e chiacchierare sempre e solo della misteriosa scomparsa Mauro.

Le indagini aperte e archiviate più volte, il coinvolgimento di due ergastolani della Sacra Corona Unita, Vito Paolo Troisi, compagno di giochi di Mauro e presente il giorno della scomparsa, e del cognato Angelo Salvatore Vacca, le accuse all’amico di famiglia Romanelli, lo sciacallaggio di Antonio Scala subito dopo la scomparsa con la richiesta di riscatto e l’indirizzamento a Castelforte, una contrada di Racale mai nominata prima e che i cani molecolari hanno identificato come ultimo luogo visitato da Mauro. Fino all’indagine per pedofilia contro il già citato Scala accusato dal padre di una delle sue innumerevoli vittime.

Nel mentre, quasi vent’anni dopo la scomparsa, su un noto settimanale di gossip appare una foto che incuriosisce Gina (Virginia Colaianni), la zia materna di Mauro, la stessa che il giorno della scomparsa di Mauro aveva quattordici anni e l’incarico di occuparsene. Non dice nulla alla sorella per non turbarla, ma la copia della stessa rivista finisce nelle mani di Bianca, la mamma di Mauro. La foto che ritrae un giovane uomo arabo, Mohammed Al Habtoor, figlio di uno sceicco, in compagnia di Manuela Arcuri con cui intratteneva una relazione, la colpisce perché in quegli occhi rivede gli occhi del figlio. Anche Tonino, il fratello di Mauro, ne è turbato e il suo lavoro di grafico lo spinge ad analizzare l’immagine, grazie alla quale scopre due altre caratteristiche in comune più specifiche con suo fratello: una cicatrice sull’occhio e una sulla mano causata da un ferro da stiro poco prima della scomparsa. Riesce a contattare Mohammed Al Habtoor, inizia un carteggio elettronico, intercorrono telefonate tra i due in cui fissano degli appuntamenti prima a Roma e poi a Dubai per incontrarsi, ma Mohammed Al Habtoor non si presenta.

Nello stesso periodo si aggiungono le strane visite ricevute da zia Gina da parte di due uomini nel suo negozio di alimentari in paese e poi di un uomo sull’uscio di casa che avvaloravano il dubbio di un legame con i paesi arabi.

Piccinni e Gazzanni hanno prodotto un accurato lavoro di ricostruzione che mette in ordine cronologico la vicenda, permette di vedere i luoghi, di sentire i sentimenti dei protagonisti della storia, anche di Mauro che è raccontato nella sua disobbediente vivacità, di leggere le lettere scritte dalla madre con tutto il suo coraggio all’ergastolano e allo sceicco con la stessa semplicità di linguaggio e forza d’animo di una donna fragile come l’acciaio che non si è mai arresa al silenzio della mancata verità.

La forza del lavoro di Gazzanni e Piccinni è quella di proporre un giornalismo d’inchiesta divulgativo;  Storia di una scomparsa è infatti un avvincente romanzo capace di coniugare alla perfezione la storia documentata della scomparsa di Mauro Romano e la vita di una famiglia intera, ancora in attesa di una risposta.

Forse non è poi così azzardato dire che tutte le famiglie degli scomparsi sono simili le une alle altre; e che ogni famiglia angosciata da quella sparizione lo è a modo suo, mentre spera che la persona amata torni a casa dalla diaspora nella terra degli scomparsi.

Intervista a Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni

In un'intervista avete detto che il libro racconta l’omertà di un paese dove tanti hanno visto e non hanno voluto parlare, che ci sono state menzogne e silenzi legati alla comunità religiosa dei testimoni di Geova a cui appartengono anche i Romano. Escluso il legame del rapimento con la criminalità organizzata ed eventuali possibili ritorsioni, che cosa ha spinto a tanta reticenza?

“Il tessuto culturale e religioso che ha tenuto sotto scacco una comunità per quasi mezzo secolo. La convinzione che parlare per rivelare delle verità fondamentali possa portare a delle conseguenze personali, benché minime o insignificanti. La diffusa diffidenza nei confronti della legalità. Questi sono tutti dei pilastri su cui è stata costruita la somma delle piste inerenti il caso Romano, che ad oggi purtroppo non hanno portato a nulla.

Forse è anche per questo che tale storia ha tutti gli ingredienti perfetti per interessare il pubblico: una madre convinta che il figlio sia ancora vivo, un’organizzazione religiosa che frena le indagini, piste che conducono lontano, tra magnati di Dubai. Ma ci sono anche pedofili arrestati trent’anni dopo la scomparsa che raccontano di aver rapito Mauro, investigatori privati paradossali, forze dell’ordine che commettono errori atroci e avvocati che cercano la giustizia. Sembra una storia inventata, purtroppo è la realtà”.

A pochi giorni dall’uscita del libro lei, Gazzanni, ha ricevuto una missiva anonima in cui si dice che qualsiasi ricerca sarebbe stata inutile, perché Mauro Romano sarebbe stato ucciso poco dopo la sua scomparsa. Che cosa avete pensato di quel messaggio?

“La nostra prima reazione è stata quella di informare l’avvocato della famiglia Romano e poi, una volta in Puglia, i diretti interessati. Abbiamo ragionato su più fronti: ci siamo chiesti se fosse un tentativo di depistaggio, una pista reale, o semplicemente l’opera di un mitomane. Abbiamo pensato che fosse una cosa assurda, ultimo episodio sinistro di una vicenda che è un substrato di menzogne, verità parziali e manipolazioni. Ad oggi non abbiamo risposte”.

Il 23 giugno a Storie Italiane su Rai gli ospiti erano Bianca Romano, la mamma di Mauro, e l’avvocato La Scala. Se la signora ringrazia la conduttrice per il sostegno che le ha sempre dimostrato e afferma “Siamo arrivati a una conclusione che ci lascia sperare di poter essere contentissimi. Ma non posso dire di più”; l'avvocato La Scala aggiunge che della famosa pista araba non possono più parlarne, ma al contempo anticipa l'inizio di un nuovo percorso che porterà a nuovi sviluppi giudiziari. Si può pensare ad un sequel di questo lavoro con i tanto attesi sviluppi?

“Al momento attuale no. Partendo dal libro il deputato Francesco Sapia ha interrogato il Ministro Di Maio sulla posizione del Governo rispetto alla gestione di quella che è stata battezzata dai media come “pista araba”. Come ormai è noto, la famiglia Romano ha il dubbio che Mauro possa essere figlio di uno degli uomini più ricchi degli Emirati Arabi. I sospetti nascono dal comportamento della famiglia, e dalla presunta somiglianza fisica, a cominciare da due cicatrici che sembrano coincidere. È una pista molto suggestiva, congelata dalla richiesta mai esaudita di un test del DNA. Attualmente, e purtroppo, la felicità della famiglia Romano al momento è una lunga, atroce, attesa”.

Se Mauro fosse ancora vivo, ed è quello che tutti speriamo e  poteste intervistarlo, quale sarebbe la prima domanda che gli rivolgereste?

“Gli chiederemmo che cosa è stata la sua vita in questi 44 anni. La verità è che tutti vorremmo un lieto fine, ma che a oggi Mauro Romano e il suo destino restano un mistero”.

I vostri romanzi d'inchiesta o narrazioni non-fiction rendono la lettura avvincente e coinvolgono perché lasciate emergere l'aspetto umano. Quali sono stati i momenti emotivamente più complessi da gestire nei vostri tre lavori, tutti editi da Fandango, Nella Setta, Sarah. La ragazza di Avetrana e Storia di una scomparsa?

“L’inizio e la fine di tutto. Ovvero, quando decidiamo di raccontare una storia e quando la lasciamo andare. I nostri ultimi tre libri hanno risposto a una nostra personalissima esigenza chiara: cercare di dare voce a storie sommerse, ascoltare la realtà e offrire uno sguardo complesso su delle vicende spesso semplificate. La storia di Mauro Romano, per esempio, contiene al suo interno tante altre storie di scomparsa, da quella di Denise Pipitone a quella di Angela Celentano, ma anche vicende meno note, che non sono balzate alla cronaca e custodiscono il dramma di migliaia di italiani. Dal 1974 a oggi le denunce di scomparsa sono state 136.884, ma solo 90.467 minori sono stati poi ritrovati. A oggi Mauro Romano resta in una lista insieme ad altri 46.417 nomi. Bambine e bambini perduti per sempre”.

Flavia Piccinni (Taranto, 1986) ha pubblicato tre romanzi e un saggio sulla ’ndrangheta. È coordinatrice editoriale della casa editrice Atlantide, collabora con diversi giornali ed è parte della redazione di Nuovi Argomenti. Autrice per Rai1 e Radio3 Rai, è stata insignita del Premio Marco Rossi per l’impegno civile. Con il libro Bellissime (Fandango Libri, 2017) ha vinto numerosi premi da cui è stato tratto un documentario disponibile su Netflix e un audiolibro per Amazon Audible. Nel 2018 ha pubblicato con Carmine Gazzanni Nella Setta (Fandango, 2018), che ha vinto fra l’altro il Premio Mattarella Giornalismo e il Premio Giornalismo Investigativo Europeo, nel 2020 Sarah. La ragazza di Avetrana (Fandango, 2020), che diventerà una serie fiction, e per la stessa casa editrice nel 2021 Storia di una Scomparsa.

Carmine Gazzanni (Isernia, 1989). Giornalista, autore televisivo per Rai1 e inviato per Rai2. Le sue inchieste hanno dato origine a numerose interrogazioni e denunce parlamentari. Scrive per numerosi giornali, fra cui Panorama, Fanpage, Left. In passato ha scritto per L’Espresso e Narcomafie, ha collaborato per la realizzazione di un’inchiesta sul mondo settario per Presa Diretta (Rai3). Ha vinto il Premio giornalistico “Maurizio Rampino” con un’inchiesta sul quartiere Tamburi di Taranto e sullo stabilimento dell’Ilva, e il premio giornalistico Pietro Di Donato con un’inchiesta sul caporalato nelle regioni del Nord. Con Flavia Piccinni ha scritto Nella Setta (Fandango, 2018), vincitore, fra l’altro, del Premio Inchiesta Città di Como e del Premio Fiumicino Legalità. Il libro ha suggerito due proposte di legge, e i diritti sono stati acquistati da Fandango. Sempre con Flavia Piccinni ha pubblicato nel luglio 2020 il libro Sarah. La ragazza di Avetrana (Fandango, 2020) e e per la stessa casa editrice nel 2021 Storia di una Scomparsa.

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