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Reati ambientali, Salento resta al decimo posto. Bene la lotta all'abusivismo

Il rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente conferma la Puglia al terzo posto con oltre 2800 infrazioni accertate. In provincia di Lecce positive le demolizioni contro le illegalità del cemento

BARI - La Puglia con 2.854 infrazioni accertate si conferma al terzo posto nella classifica generale dell’illegalità ambientale. Resta, in particolare, tristemente sul podio per i reati legati al ciclo dei rifiuti, del cemento e dell’abusivismo edilizio e quelli contro la fauna. La provincia di Lecce, con 473 infrazioni accertate, rimane invece ancorata al decimo posto su scala nazionale (terza dopo quelle di Bari e Foggia su scala regionale) per quanto riguarda i reati legati al rapporto annuale sulle ecomafie presentato da Legambiente sulla base del monitoraggio e dei dati del 2018. I dati pugliesi sono stati illustrati questa mattina a Bari nel corso di una conferenza stampa da Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Giuseppe Volpe, procuratore della Repubblica di Bari, Renato Nitti, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Bari, del generale Alfonso Manzo, comandante della Legione Carabinieri Puglia e del generale Danilo Mostacchi, comandante Regione Carabinieri Forestale Puglia. 

Dal report e emerso globalmente che  anche nel 2018, il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, la filiera agroalimentare e il racket degli animali rimangono i settori prediletti degli ecocriminali. Anche se scendono, e per fortuna, a 28.137 i reati contro l’ambiente (più di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione degli incendi boschivi e dei furti di beni culturali. Diminuiscono inoltre le persone denunciate, quelle arrestate e i sequestri effettuati. L’aggressione alle risorse ambientali si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente.

Nella classifica regionale 2018 dell’illegalità ambientale, la Puglia occupa nuovamente il terzo posto con 2.854 infrazioni accertate (il 10,6% sul totale nazionale), 751 sequestri effettuati, 2.669 persone denunciate e otto arrestate. In quella nazionale le province di Bari, Foggia, Lecce, Taranto e Brindisi sono rispettivamente al terzo, sesto, decimo, undicesimo e sedicesimo posto con 711, 626, 473, 459 e 369 infrazioni accertate. Come evidenziato nel resoconto di questa mattina nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia rimane al secondo posto con 947 infrazioni accertate (l’11,9% sul totale nazionale), 828 persone denunciate, 6 arrestate e 269 sequestri effettuati. E a livello nazionale, Foggia, Bari e Brindisi sono rispettivamente al secondo, settimo e ottavo posto con 310, 123 e 120 infrazioni accertate. La provincia di Lecce è solo diciassettesima con 79 casi accertati.    

Il dato che preoccupa più da vicino però il Salento e la provincia di Lecce è quello relativo alla classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, dove la Puglia si conferma al terzo posto con 730 infrazioni accertate (l’11,1% sul totale nazionale), 893 persone denunciate, una arrestata e 260 sequestri effettuati. E dove, a livello nazionale, dopo Bari al settimo posto (con 178 infrazioni) figura proprio il territorio di Lecce, al nono posto con 152 infrazioni accertate. Sulla costa si materializzano i peggiori ecomostri come villette, piscine, lidi, ristoranti, campeggi, resort, spesso costruiti direttamente sulla sabbia e per i quali gli interventi di abbattimento continuano ad essere sporadici. In Puglia, dal 2004 a giugno 2018 sono state emesse 2.252 ordinanze di demolizione, ma solo 366 sono state eseguite. Questo significa che solo il 16,3% degli immobili abusivi sono stati abbattuti. Ma in tale direzione il Salento può ritenersi in controtendenza atteso che la procura della Repubblica di Lecce prosegue da alcuni anni con gli interventi di demolizione. Un’attività che ha indotto molti proprietari a demolire di propria iniziativa, senza aspettare l’azione delle istituzioni.

Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo), la Puglia si conferma al secondo posto con 816 infrazioni accertate (l’11,2% sul totale nazionale) 753 persone denunciate, 3 arrestate e 222 sequestri effettuati. Nella classifica nazionale 2018 dell’illegalità contro la fauna, a livello nazionale, Bari, si piazza al quarto posto con 277 infrazioni accertate, mentre Lecce è al 15esimo posto con 143 infrazioni.

“Nel Rapporto Ecomafia 2019 la Puglia è nuovamente al terzo posto nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale” dice Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, “l’abusivismo edilizio, i reati legati al ciclo dei rifiuti e quelli contro la fauna non accennano a diminuire. La nostra regione continua ad essere martoriata dalle discariche abusive, dagli abbandoni e dalla combustione illeciti dei rifiuti. Gli abbattimenti delle costruzioni  abusive continuano a essere sporadici: solo il 16,3 per cento delle ordinanze di demolizione emesse sono state eseguite. A tal proposito, da sempre ribadiamo che il miglior deterrente al nuovo abusivismo rimane l’abbattimento degli immobili fuorilegge e quindi il ripristino della legalità. I numeri pugliesi di Ecomafia 2019 sono il frutto del capillare lavoro di controllo del territorio e di contrasto alle illegalità ambientali svolto in tutta la regione dalle forze dell’ordine e dalla magistratura che, ormai da quattro anni, possono contare sulla legge sugli ecoreati contro chi pensa di lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio. Ma Per completare la rivoluzione avviata con la legge sugli ecoreati” conclude Tarantini, “è fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all’appello, a partire da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono inoltre norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie, le agromafie e, sul fronte dei controlli, occorre dare gambe forti alle agenzie regionali di protezione ambientale, ancora in attesa dell’approvazione dei decreti attuativi previsti dalla recente riforma del sistema delle agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della presidenza del Consiglio dei ministri”.

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