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Reintegro più vicino per i lavoratori Gial plast licenziati: respinto reclamo

Il giudice del tribunale di Lecce ha rigettato il reclamo della ditta che si opponeva alla riassunzione di un dipendente del cantiere di Gallipoli già reintegrato con una recente sentenza

GALLIPOLI - Il reintegro per i trenta lavoratori della ditta Gial plast srl di Taviano destinatari dei provvedimenti di sospensione e poi di licenziamento disposto dalla società dei rifiuti a seguito della notifica dell’interdittiva antimafia della prefettura di Lecce (che contestava la presenza dell’organico di soggetti con precedenti penali, anche datati o di possibili condizionamenti con la criminalità organizzata) si fa più vicino. Ed appare ormai obbligatorio dopo l’ennesimo pronunciamento dei giudici.

Con un’ordinanza collegiale della sezione lavoro del Tribunale di Lecce, depositata ieri mattina in cancelleria, il giudice Caterina Mainolfi, ha rigettato il reclamo proposto dalla Gial Plast che si opponeva alla disposizione con la quale nel mese di settembre sempre il Tribunale del lavoro aveva imposto alla ditta di provvedere al reintegro di uno dei lavoratori del cantiere di Gallipoli, Sebastiano Caiffa, che per aver alle spalle dei precedenti penali risalenti ad oltre 20 anni addietro era stato allontanato dal posto di lavoro a seguito della interdittiva che aveva colpito la società.    

Nell’ambito della causa già avviata nei mesi scorsi dal dipendente presso il Tribunale di lavoro, gli avvocati Fernando Caracuta e Francesco Piro, avevano rappresentato al giudice quella che ritenevano “la illegittimità del licenziamento” intimato a danno di un lavoratore che, “reo” di aver sbagliato oltre vent’anni fa, aveva poi scontato le proprie condanne e ricostruito la propria vita lavorando onestamente e costruendosi una famiglia. Il giudice Maria Gustapane, sciogliendo la riserva sul giudizio dell’udienza del 7 agosto scorso, aveva accolto il ricorso d’urgenza presentato ritenendo che il lungo decorso del tempo, unitamente al tipo di reati a suo tempo commessi (le cui pene erano state abbondantemente scontate), non erano tali da ledere il rapporto fiduciario con il datore di lavoro e, conseguentemente, da comportare l’immediato licenziamento. Allo stesso modo, il giudice aveva ritenuto inesistente, al momento del licenziamento, qualsiasi ragione inerente l’attività produttiva, l’organizzazione del lavoro o il regolare funzionamento di essa che potesse giustificare il licenziamento intimato al lavoratore.

Concetti per altro evidenziati nell’ambito della battaglia sindacale promossa in particolare dai Cobas della provincia di Lecce e che sono stati ribaditi anche nell’ordinanza di rigetto del ricorso d’appello presentato dalla ditta. Contro la sentenza di primo grado, deposita a settembre, infatti la Gial Plast aveva presentato il suo reclamo legittimando la sua contrarietà al reintegro sul posto di lavoro del dipendente gallipolino. Ma ora la nuova ordinanza non ha fatto altro che rafforzare le richieste di riassunzione non solo di Sebastiano Caiffa, ma di tutti gli altri lavoratori che hanno subito analogo trattamento e l’allontanamento dal posto di lavoro. A questa si associa anche un’altra notizia positiva riveniente dalla decisione della sezione lavoro del tribunale ordinario di Brindisi che con il giudice Gabriella Puzzovio ha accolto il ricorso di un lavoratore del cantiere di Ostuni annullando anche in questo caso il licenziamento e chiedendone la reintegra immediata sul posto del lavoro.

“Ancora una volta la magistratura del lavoro di Lecce ha ribadito con forza il diritto al lavoro di cittadini che in passato hanno avuto problemi con la giustizia” commentano Roberto Aprile e Giuseppe Mancarella di Cobas Lecce, “ancora una volta le tesi portate avanti dal nostro sindacato vengono ribadite nelle sentenze, infatti avevamo sempre chiesto la reintegra sul proprio posto di lavoro dei lavoratori illegittimamente licenziati. In questa vicenda gli unici ad aver pagato il prezzo più alto sono i 30 dipendenti e le rispettive famiglie che oltre a rimetterci il posto di lavoro hanno rimesso la dignità personale e familiare. Attualmente ancor di più si avvalora la tesi che i licenziamenti debbano essere tutti revocati con il ritorno al lavoro immediato” proseguono i referenti sindacali, “e già prima, con l’interdittiva antimafia, la prefettura di Lecce non aveva detto di licenziare il personale con reati penali, e adesso con la sospensione del tribunale di Lecce si appalesa ancor di più la tesi che i licenziamenti effettuati da Gial Plast nelle provincie di Lecce, Brindisi e Foggia rimangono illegittimi. Il sindacato Cobas fin dal primo momento è stato affianco ai lavoratori colpiti dall’ingiusto licenziamento e continuerà ad esserlo finché l'ultimo lavoratore non sarà rientrato nel suo legittimo posto di lavoro”.  

A rendere noto il decreto del collegio del tribunale del lavoro anche il capogruppo di Gallipoli Futura, Flavio Fasano, che come compagine politica da tempo contesta la decisione della ditta tavianese di licenziare i dipendenti oltre a segnalare una serie di disservizi sull’espletamento del servizio di igiene urbana. “I lavoratori vanno subito reintegrati” tuona Fasano, “e la Gial Plast ora paghi tutti i danni ai lavoratori offesi. Questa è una battaglia che Gallipoli Futura ha da sempre condotto a fianco dei lavoratori illegittimamente licenziati”.

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