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L'edizione 2022 del report di Legambiente

Ecomafia e reati ambientali, Salento tredicesimo con più di cinquecento casi accertati

I numeri della criminalità nel settore mostrano la Puglia ancora tra le regioni meno virtuose con 3.042 reati accertati: la provincia di Lecce peggiora di cinque posizioni a livello nazionale rispetto ai dati del precedente rapporto

LECCE – I reati ambientali in Italia non tendono a diminuire con 4 regioni del Sud che assimilano il 44% del totale: la Puglia si attesta, a livello regionale, sul podio, a dire il vero poco glorioso, di questa classifica, mentre il Salento è 13esimo nella graduatoria per quel che riguarda le province italiane.

Dati poco confortanti, quelli che emergono dal consueto report Ecomafia, redatto da Legambiente con il sostegno di Novamont e pubblicato da Edizioni Ambiente: nel focus 2022, che analizza l’anno precedente, emerge come, a livello nazionale, le ecomafie continuino ad affondare le loro radici nell’ambiente, spinte da interessi trasversali e ragioni di carattere economico in cui prendono piede le organizzazioni criminali. Il risultato che ne consegue, per certi aspetti, risulta inquietante.

A livello nazionale, nel 2021, i reati contro l’ambiente non scendono sotto il muro dei 30mila illeciti con 30.590 casi accertati totali e una media di quasi 84 reati al giorno, circa 3,5 ogni ora: un dato preoccupante, nonostante la leggera flessione del -12,3% rispetto ai dati del 2020.

Crescono gli arresti nei confronti di chi compie questi reati, toccando quota 368, +11,9% rispetto al 2020. Sono 59.268 gli illeciti amministrativi contestati, con una media di 162 al giorno, 6,7 ogni ora. Sommati ai reati ambientali, raccontano di un Paese dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente.

Ad agevolare questa ondata d’illegalità c’è lo strumento della corruzione: a dimostrazione di ciò, sono ben 115 le inchieste censite da 16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri; nel 2021 sono 14 i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose e 7 nell’anno corrente, a cui vanno aggiunti gli ultimi in ordine di arrivo, Anzio e Nettuno (RM). Dati che si traducono come “bottino” per la criminalità che nel 2021 è riuscita a fatturare illecitamente 8,8 miliardi di euro.

Rifiuti-11

LA SITUAZIONE DELLA PUGLIA E DI LECCE

Per quanto concerne la situazione della Puglia, la regione è terza nella graduatoria alle spalle di Campania e Sicilia, per reati ambientali consumati con 3042 casi accertati (il 9,9% del totale nazionale), 2714 persone denunciate, 62 arresti (seconda in questa classifica, ndr) e 65 sequestri (in terza posizione dietro Sardegna e Calabria, ndr). I numeri sono in calo, rispetto al 2020 (3734 casi accertati, 3230 persone denunciate, 15 arresti e 69 sequestri, ndr), ed è l’elemento più positivo dell’indagine, ma stare in questo podio non è un elemento di cui vantarsi.

In quella nazionale le province di Bari e Foggia sono rispettivamente al sesto e nono posto con 789 e 651 reati accertati. Lecce con 501 reati si colloca al 13esimo posto nazionale (l’anno scorso era al 18esimo posto con 430 casi accertati, ndr), Taranto 406 (18° posto nazionale), Barletta, Andria e Trani 109 (68esimo posto) e Brindisi 62 (85esimo posto).

Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia si conferma al terzo posto con 1.033 reati (il 10,9% sul totale nazionale), 1.070 persone denunciate, nessun arresto e 320 sequestri effettuati.  A livello nazionale, Foggia, Lecce, Bari, e Taranto sono rispettivamente al nono, decimo, tredicesimo e diciannovesimo posto con 175, 167, 144 e 92 infrazioni accertate. Per le altre province sono contati 26 reati per Brindisi e 24 per Barletta-Andria-Trani.

Nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia scende al quarto posto, rispetto al terzo del precedente dossier, con 755 infrazioni accertate (l’8,9% sul totale nazionale), 901 persone denunciate, 61 arrestate e 362 sequestri effettuati; a livello nazionale, Bari, Foggia, Lecce e Taranto sono rispettivamente al terzo, sesto, diciottesimo e diciannovesimo posto con 251, 182, 99 e 94 infrazioni accertate. Per quanto riguarda le province di Barletta-Andria-Trani e Brindisi si contano rispettivamente 17 e 5 reati accertati.  Inoltre, legato a questo reato, nella classifica che inquadra gli incendi negli impianti di trattamento, smaltimento, recupero dei rifiuti la Puglia si colloca settima con 95 roghi negli impianti (il 6,8% sul totale nazionale).

Ruspe in azione

Per quanto riguarda i reati contro la fauna e il racket degli animali (bracconaggio, il commercio di fauna protetta, tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo, nuove norme contro il maltrattamento degli animali, ecc), la Puglia si conferma al secondo posto con 588 infrazioni accertate (il 9,5% sul totale nazionale) 525 persone denunciate, nessun arresto e 255 sequestri effettuati. Nella classifica nazionale 2021 dell’illegalità contro la fauna, a livello nazionale, Bari è la prima tra le province pugliesi, la settima a livello nazionale, per reati con 156 infrazioni accertate. Lecce è dodicesima a livello nazionale con 125 reati accertati, Foggia quindicesima con 110 reati commessi e Taranto, sedicesima con 105 reati. Fuori dalla top 20 la BAT con 67 reati e Brindisi con 25 reati.

LE DICHIARAZIONI

“Anche per quest’anno la Puglia è stabile sul podio nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale con Bari, Foggia, Lecce e Taranto tra le 20 province italiane più colpite dai reati. – ha commentato Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – Quello delle ecomafie è un tema che deve essere sempre più raccontato nei territori, affinché ci sia sempre più coscienza che tale fenomeno può essere combattuto con le forze dell’ordine, con le istituzioni e soprattutto con i cittadini. Quest’ultimi devono essere i veri protagonisti del cambiamento attraverso la loro voce che deve farsi sempre più forte, deve farsi sentire perché è nel silenzio che l’ecomafia proliferare”.

“Questi dati – prosegue - sono frutto dell’incessante lavoro di donne e uomini che quotidianamente sono direttamente nei territori per tutelarli, ed è a tutte le forze dell’ordine che va il nostro ringraziamento e plauso”.

“Il quadro che emerge dalla lettura del nostro Rapporto Ecomafia 2022 continua a essere preoccupante. – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti degli eco criminali, ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del Pnrr, molti altri ne verranno aggiudicati nel prossimo futuro, e presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica. In tutto ciò il sistema di prevenzione e repressione dei reati descritti in questo Rapporto non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare”.

Ciafani ribadisce di aver presentato dieci proposte di modifica normativa, nella convinzione che quel percorso di civiltà, iniziato a suo tempo con la legge sugli eco reati e proseguito quest’anno con l’introduzione della tutela dell’ambiente tra i principi della nostra Costituzione e con l’inserimento dei delitti contro il patrimonio culturale, possa proseguire anche in questa legislatura: “Noi – afferma - verificheremo sulla base dei fatti se a quel voto favorevole, sostanzialmente all’unanimità a favore dell’ambiente in Costituzione, seguirà un percorso coerente nella XIX legislatura per una seria ed efficace lotta ai cosiddetti ‘ladri di futuro’”.

 Filiera agroalimentare

“In Europa – spiega, invece, Enrico Fontana, responsabile ufficio raccolta fondi e Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità - si discute di una nuova direttiva sui crimini ambientali, per inasprire le sanzioni e rendere efficace l’attività di prevenzione e repressione. L’Italia, al riguardo, ha maturato importanti competenze, a partire dalle inchieste sui traffici illegali di rifiuti ma sconta ancora ritardi per quanto riguarda in particolare la lotta all’abusivismo edilizio. I reati nel ciclo del cemento sono una vera e propria piaga su cui è necessario continuare a puntare i riflettori, sia per scongiurare nuove sconsiderate ipotesi di sanatorie sia per rilanciare, finalmente, una stagione di demolizioni”.

“In particolare – sostiene -, a nostro avviso è fondamentale approvare un emendamento di modifica dell’articolo 10 bis della legge 120/2020 (semplificazioni in materia di demolizione di opere abusive) per affidare ai prefetti, in caso di inerzia dei Comuni, la responsabilità degli abbattimenti oggetto di ordinanze precedenti all’approvazione della norma, fugando così ogni margine di dubbio circa la sua applicazione”.

Il report è consultabile qui

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