Rinnovo del contratto e aumento salariale: sindacati e operai sul piede di guerra
I lavoratori del comparto metalmeccanico si sono dati appuntamento davanti alla sede di Alcar a Lecce. Sciopero di 4 ore per riaprire la trattativa: "Incremento dell'8 percento sugli stipendi e smart working"
LECCE - Braccia incrociate per 4 ore e manifestazione davanti alla sede di Alcar Industrie srl. Gli operai metalmeccanici salentini hanno aderito alla mobilitazione nazionale lanciata dai sindacati di categoria per ottenere il rinnovo del contratto e riaprire le trattative con Federmeccanica.
La piattaforma di rivendicazioni, che parte dall'aumento salariale dell'8 percento, comprende anche la difesa dell'occupazione e il rilancio dell'industria metalmeccanica; la richesta di tutela della salute e dei diritti dei lavoratori; la contrattazione sull'istituto dello smart working e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro.
In provincia di Lecce la platea dei lavoratori interessati da questi problemi è di circa mille e 500 unità, spalmate su una cinquantina di aziende del settore.
Il rinnovo del contratto rimane il principale nodo da sciogliere, come spiega Annarita Morea di Fiom Cgil: “Non vogliamo che si spengano i riflettori sul questa vertenza che rimane la più difficile con cui dobbiamo fare i conti sul territorio. La trattativa sul contratto colletivo nazionale in realtà non è mai partita e anche i lavori delle commissioni, fatti quest'anno, non hanno prodotto grandi risultati. I sindacati hanno chiesto l'aumento dell'8 percento, non previsto negli ultimi due rinnovi, ma Federmeccanica ha ritenuto irragionevole la richesta ed ha abbandonato il tavolo, sostenendo che non vi siano le condizioni per il rinnovo del Ccnl. Non vogliamo che la pandemia possa diventare, però, un pretesto per le associazioni di categoria che già sembravano poco predisposte ad un'apertura”.
“Dobbiamo continuare a lottare per rivendicare non solo l'aumento del salario ma anche migliori condizioni di welfare – aggiunge William Maruccia, segretario Uilm Uil Lecce -. Non bisogna accettare l'alibi del lockdown o della pandemia e nessuno dovrebbe permettersi di dire che in questo momento non si possano firmare i contratti. Dobbiamo uscire da questa pandemia rinforzati, con una società migliore e più onesta: non deve passare il messaggio che i lavoratori debbano subire condizioni di sofferenza. Anche lo smart working deve essere adottato in forma permanente e non solo in questa fase di crisi: si tratta di uno strumento utile e da migliorare, investendo risorse, e alternando il lavoro in presenza e quello agile da casa”.
Una spinta verso l'impiego di questo strumento viene anche da Maurizio Longo della Fim Cisl Lecce: “La situazione oggi in Italia, sul versante sanitario, è critica. Il sindacato intende portare alcune rivendicazioni portare al tavolo al quale Federmeccanica non vuole neanche sedersi, tra cui la necessità di fare uso dello smart working, istituto indispensabile per evitare i contagi all'interno dell'azienda. È chiaro che vi sono situazioni in cui non si può applicare, ma nel 70/75 percento dei casi è possibile farlo. Inoltre, senza rinnovo del Ccnl, verranno meno anche i diritti per i quali, negli anni, si è duramente lottato”.
Confronto tra due prefetti e il Mise
Nel pomeriggio è stata comunicata dalla prefettura di Lecce la notizia di una riunione, a distanza, alla quale hanno partecipato la sottosegretaria al Ministero dello Sviluppo Economico, Alessandra Todde, e i prefetti di Torino, Claudio Palomba, e Lecce, Maria Rosa Trio. Si tratta delle province in cui si trovano gli stabilimenti produttivi (tra l'altro Palomba, prima di essere trasferito in Piemonte, aveva svolto il suo mandato nel capolugo salentino). Al termine del confronto è stata prospettata dall'esponente del governo la convocazione di un tavolo presso lo stesso ministero anche tenendo conto del disagio socioeconomico che attanaglia le zone interessate, certamente aggravato dall'emergenza sanitaria, ma anche del valore strategico della produzione in questione.