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Ripresa delle esercitazioni a Torre Veneri: impugnata determina della Regione

L'associazione Lecce Città Pubblica lamenta di essere stata illegittimamente estromessa dal procedimento di Valutazione di Incidenza Ambientale che ha dato il via libera alla ripresa delle attività di tiro

LECCE – Un ricorso è stato depositato dall’associazione Lecce Città Pubblica. Oggetto dell’impugnazione è la determina regionale con la quale è stata approvata la Valutazione di Incidenza Ambientale (Vinca), necessaria per la ripresa delle esercitazioni nel poligono di Torre Veneri. Le attività di tiro erano state sospese in conseguenza di un precedente contenzioso (negli articoli correlati, a fianco, la ricostruzione dei passaggi principali).

Il motivo principale di questa nuova iniziativa risiede nel fatto che, secondo l’associazione ricorrente, non sarebbero stati adeguatamente prese in considerazione dagli uffici regionali le valutazioni fatte dallo stesso Esercito Italiano.

Nel maggio del 2020 è iniziato, con cadenza annuale, il piano di monitoraggio ambientale che comprende anche la raccolta dei residuati delle esercitazioni di tiro (le ogive dei carri armati). Sono stati campionati 97 punti e in 10 sono emersi superamenti delle soglie per quanto riguarda il piombo e l’antimonio. Sarebbe dunque in itinere, è scritto nella documentazione militare, un progetto di Messa in sicurezza d’emergenza, nelle more del quale due poligoni – Charlie ed Echo/1 – sono stati “interdetti e segnalati” (come recita la relazione dei militari confluite nella Vinca).

La presa di posizione dell’associazione si fonda anche su una questione di metodo, di legittimità: “Lecce Città Pubblica, che aveva formalmente richiesto di partecipare al procedimento di Vinca e che avrebbe dovuto esserne parte necessaria, è stata esclusa. Probabilmente la tutela dell’ambiente e di un’area protetta è apparsa secondaria al decisore regionale rispetto alle sollecitazioni a riprendere le esercitazioni a fuoco. Ciò malgrado lo spirito collaborativo e la volontà di concorrere alla valutazione di incidenza ambientale già manifestate dalla nostra associazione”.

C’è dell’altro: Lecce Città Pubblica ha anche presentato una denuncia agli organi dell’Unione Europea per violazione del diritto unionale. Va ricordato anche che il poligono militare rientra in un’area Sic (sito di interesse comunitario) e rappresenta uno dei tratti più selvaggi del litorale leccese. Certamente la ricorrenza delle esercitazioni rappresenta un problema di vivibilità per gli insediamenti civili che ci sono intorno (Frigole e le cosiddette case sparse), ma l’aspetto rilevante è la fragilità ambientale del sito.

Per come si è delineata la vicenda negli anni, è abbastanza chiaro che non si tratti di una crociata antimilitarista, quanto della richiesta di una riscrittura delle priorità, con particolare attenzione al tema dell’inquinamento nel corso dei decenni piuttosto sottovalutato e al contemperamento dei vari interessi in gioco. In questo senso l’evoluzione tecnologica del settore addestrativo offre certamente un aiuto – più simulazioni, meno tiri – e in questa direzione andavano le interlocuzioni tra le parti a latere del contenzioso. Ora però si è aperto un nuovo fronte con la Regione.

Il 20 ottobre scorso proprio nell'area del poligono c'è stato un incontro tra il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che era in visita alla Scuola di cavalleria, e il presidente della Regione (qui l'articolo).

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