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Il ritorno dei lupi: pascoli e campi a rischio. Coldiretti lancia l'allarme

In Puglia si sono registrate perdite pari a 12 milioni di euro. I lavoratori del comparto sono preoccupati per gli attacchi al bestiame. L'associazione chiede interventi al ministero e alla Regione

LECCE – Laddove l'uomo si ritrae, la natura riprende i suoi spazi. Con conseguenze, però, non sempre bucoliche e rassicuranti. Anzi. Coldiretti Puglia ha lanciato un allarme per il ritorno sulle scene dei lupi che minacciano pascoli e campi coltivati. Mettendo a repentaglio la stessa incolumità fisica di agricoltori e pastori.

Succede nella Murgia barese, così come nella provincia di Lecce dove si contano con troppa frequenza episodi preoccupanti di attacchi agli allevamenti da parte di lupi, cani inselvatichiti e ibridi.

"Nelle campagne ci sono più animali selvatici, tra lupi, cinghiali e cani inselvatichiti che lavoratori agricoli. La situazione è drammatica in tutta la regione. Nel giro di dieci anni i lupi si sono moltiplicati e in Puglia si sono registrate perdite pari ad 12 milioni di euro”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

“I numeri la dicono lunga sulla necessità di innalzare il livello di allerta e programmare efficaci attività di riequilibrio della fauna selvatica. Agli animali uccisi si aggiungono – precisa Muraglia – i danni indotti dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti”.

Il presidente reclama interventi per non recare ulteriori danni alle “generazioni che popolano le aree rurali più difficili dove l'allevamento è l'attività principale, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta, con il recupero delle storiche razze pugliesi, come la pecora 'Gentile' di Altamura o la 'Moscia' leccese”

Coldiretti propone di adottare una strategia congiunta tra il ministero dell’Ambiente e la Regione Puglia per stabilire le misure da adottare a tutela delle aziende agricole e zootecniche.

“Del resto – conclude Coldiretti - questa situazione si somma ai problemi di sovrappopolamento di numerose altre specie selvatiche, dai cinghiali agli storni, dai cormorani alle lepri, che si moltiplicano in una situazione di assoluta mancanza di adeguate misure di programmazione necessarie per evitare il conflitto con il lavoro agricolo”.

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