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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intervista

Salvemini: “Non sono nemico dei balneari, ma favorevole alla concorrenza”

Il Comune di Lecce ha avuto un ruolo centrale nel contenzioso terminato con la pronuncia del Consiglio di Stato. Il sindaco commenta le decisioni del Consiglio dei ministri e gli scenari possibili

LECCE - Il primo passo deciso dal governo in tema di concessioni demaniali dopo la sentenza del Consiglio di Stato era atteso da una platea piuttosto vasta: quella degli operatori balnaeri, senza dubbio, quella dei fruitori delle spiagge, ma anche quella dei rappresentanti degli enti locali, a partire dai comuni costieri. Tra questi ultimi il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini, perché proprio la sua amministrazione ha impugnato davanti ai giudici romani le decisioni del Tar Puglia, sede di Lecce, che di fatto avevano riaperto la strada delle proroghe automatiche.

Sindaco, nei criteri e i principi direttivi indicati dal Consiglio dei ministri quali punti di forza e di criticità vede? 

“Penso sia un provvedimento innovativo, che sancisce l’imprescindibilità di alcuni elementi, come la scadenza delle concessioni esistenti al 2023, senza alcuna ulteriore dilazione, e l’apertura a nuovi outsider di un mercato finora chiuso, fatto che garantisce opportunità per quanti per decenni sono stati esclusi dalla possibilità di fare impresa sul demanio marittimo. Ci sono poi altri aspetti di grande innovazione, come la possibilità per i Comuni di valutare i progetti di gestione dal punto di vista qualitativo e non solo in relazione al canone che si è disposti a pagare, contiene un primo fondamentale accenno alla tutela dell’equilibrio tra spiaggia libera e attrezzata e stabilimenti balneari, che è un tema di fondamentale rilevanza, prevede la clausola sociale per i lavoratori delle imprese balneari e, non ultimo, meccanismi di adeguata compensazione dei concessionari uscenti per gli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati e per l’avviamento delle attività”. 

Nel dibattito intenso e agitato di questi mesi il fuoco di sbarramento delle associazioni dei balneari ha fatto costantemente ricorso al termine “aste”, come a dire ‘chi offre di più vince’, gridando quindi alla conquista di grandi investitori stranieri. Crede che il testo del governo, che fa riferimento, invece, alla qualità del servizio offerto, alla sostenibilità ambientale, agli interventi per migliorare accessibilità e fruibilità, ai requisiti per agevolare la partecipazione di piccole imprese e del Terzo settore, basti a portare la discussione su un terreno più costruttivo?

“Credo, e mi auguro, che il dibattito possa finalmente evolvere sul tema generale della gestione della costa, nelle sue specificità territoriali, e sui servizi che possiamo garantire attraverso le concessioni demaniali marittime ai cittadini e ai turisti. Per noi, a Lecce, è una duplice soddisfazione perché le previsioni del decreto sono perfettamente in linea con la strategia disegnata dal nostro Piano delle coste sulla necessità di garantire usi diversificati della costa. Dunque all’apertura di opportunità per gli enti del terzo settore a favore dei servizi balneari per le persone con disabilità, per le associazioni sportive e di tutela ambientale, per le imprese culturali, oltre che, naturalmente, per l’imprenditoria del turismo e della ristorazione. Quella dell’offerta di servizi sulle spiagge è una filiera chiusa, produttrice di rendite, che finalmente si apre e produce opportunità”. 

Un’altra argomentazione ventilata a spron battuto è stata quella relativa al rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Sono stati fugati, secondo lei, anche questi timori dagli indirizzi del governo?

“Il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata è presente, purtroppo, in tantissimi settori della nostra economia, dall’edilizia alla ristorazione, al turismo, alle forniture, e tanti altri fino alla finanza. Va combattuto con tutta la forza che lo Stato può esercitare in termini di prevenzione, indagini e repressione perché non danneggi l’economia sana”. 

Il governo si è dato sei mesi per l’adozione dei relativi decreti legislativi. In questa partita quale sarà il ruolo delle Regioni e degli enti locali? 

“Il decreto assegna un ruolo importante alla Conferenza Stato Regioni, con la quale stabilisce di agire d’intesa. E introduce una novità importante, stabilendo che una quota del canone annuo concessorio vada ai Comuni per interventi di difesa delle coste e di miglioramento della fruibilità delle spiagge libere”. 

Il concetto di bene pubblico non sembra essere una priorità nell’agenda dei principali partiti, senza distinzione di schieramento. Non teme che nel prosieguo dell’iter ci siano vari e concreti tentativi di boicottaggio?

“Oggi ci troviamo in un contesto diverso dal passato, disegnato dalla sentenza del Consiglio di Stato del novembre scorso. Sappiamo con certezza quali sono le fonti del diritto a cui fare riferimento. E questo offre anche al dibattito politico delle coordinate chiare, entro le quali è contenuto in questi giorni il confronto tra i partiti della maggioranza. Il testo del Governo mi pare faccia sintesi, nei limiti della norma, anche delle sensibilità più vicine alla tutela dei concessionari uscenti. Non credo che gli argomenti delle forze impegnate nel dibattito politico parlamentare potranno discostarsi più di tanto da questi elementi, a meno di non voler perseguire con un certo cinismo la strada delle illusioni nei confronti di una categoria, quella dei concessionari uscenti, che ha invece bisogno di certezze per prepararsi al meglio al passaggio delle gare e far valere le proprie eccellenti competenze”.  

Il testo prevede, tra le altre cose, alcune linee guida per l’adeguamento dei canoni di concessione: dovranno essere correlati all’effettiva redditività e al pregio delle aree demaniali. Con i canoni attuali che tipo di intervento potrebbe fare lei sul litorale leccese?

“L’adeguamento dei canoni è un tema che si potrebbe affrontare in ogni momento, tra l’altro un sensibile adeguamento è stato adottato poco tempo fa. Ciò che più conta in questo passaggio è il fatto che sia finalmente affermato il valore della concorrenza in un settore finora chiuso. Fatto che va indubbiamente a vantaggio della qualità dell’offerta, dell’interesse dei fruitori dei servizi balneari e dell’interesse generale”. 

Lei è stato spesso indicato come il “nemico numero uno” dai balneari, prima e dopo la sentenza del Consiglio di Stato che ha riconosciuto pienamente le ragioni del Comune di Lecce e nei suoi confronti i giudizi sono stati quasi sprezzanti. Se ne è fatta una ragione?

“Credo che le concessioni balneari siano imprescindibili per rendere la costa attrattiva, curata, accessibile e fruibile da tutti. Non essendo nemico delle concessioni, dunque, non vedo come possa essere considerato un nemico dei concessionari. Sono anche favorevole alla concorrenza, che il decreto del Governo intende affermare, e convinto che i bravi imprenditori balneari non abbiano nulla da temere dalle gare ad offerta economicamente più vantaggiosa. Che, a dispetto di quanto l’espressione suggerisca, consente di tener conto della qualità dei progetti e non solo dell’importo del canone concessorio che si è disposti a pagare. Dunque per i bravi balneari uscenti l’esperienza maturata, la conoscenza del settore e la qualità dei progetti di gestione che saranno in grado di presentare rappresentano elementi di vantaggio. Del resto c’è una buona parte del fronte sindacale dei balneari che da tempo è su questa posizione”. 

Come si immagina la costa di Lecce in un futuro non troppo prossimo?

“Partendo da zero, o quasi, abbiamo avviato un percorso di crescita, costruendo le premesse: Piano delle coste, infrastrutture primarie, progettazione degli interventi di rigenerazione. Insieme ai cittadini, ai concessionari balneari sono sicuro che le marine di Lecce saranno nei prossimi anni il principale motore di sviluppo per tutta la città”.

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