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Giovedì, 18 Aprile 2024
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"La seconda ondata si può mitigare, ma di prevenzione si parla poco"

Il responsabile epidemiologico per la Puglia avverte sui rischi possibili a partire dall'autunno in assenza, a livello nazionale, di una pianificazione, di personale, di risorse strumentali

LECCE – La prevenzione è l’arma vincente, ma in Italia se ne parla troppo poco. Si può racchiudere in queste poche parole il ragionamento esposto questa mattina dal responsabile epidemiologico per la Puglia, Pier Luigi Lopalco, con un post.

La premessa è che non si può escludere che l’infezione da Sars-Cov 2 possa ritornare a diffondersi tra qualche mese nei Paesi che oggi vedono il pericolo più alle spalle di quanto effettivamente sia: per questo ci si deve organizzare con i cosiddetti piani di mitigazione, con personale e risorse strumentali adeguate. L’autunno è, infatti, la porta d’ingresso abituale di polmoniti virali e sindromi influenzali. Quando l’estate sarà finita, del resto, e sarà archiviata quella legittima voglia di evasione dopo mesi di chiusura forzata e di ansia, bisognerà fare i conti con le ipotesi meno ottimistiche.

Lo scienziato ricorda come lo scatenarsi della prima ondata sia stata preceduta da almeno due mesi e mezzo di circolazione subdola, confondendosi con il normale aumento di polmoniti virali e di sindromi influenzali che si registra in autunno-inverno. Scrive a proposito Lopalco: “Le infezioni respiratorie riprendono normalmente forza in autunno-inverno e, nel corso delle passate pandemie, ad una prima ondata ne è quasi sempre seguita una seconda di intensità più o meno uguale. Succederà lo stesso in Italia in autunno”?

Per Lopalco la risposta è “no, se lo preveniamo. È questo il concetto più difficile da far passare. Questo è il momento della prevenzione. Ovvero delle azioni finalizzate a che qualcosa non avvenga”. Il docente universitario lancia quindi un avvertimento: “Il fatto che la circolazione virale si stia spegnendo non vuol dire che possiamo permetterci di far finta di niente. Oggi spegnere un focolaio è relativamente semplice. Le donne e gli uomini dei Dipartimenti di Prevenzione sanno bene come farlo. Ma se i focolai dovessero aumentare ed in una stessa area ne dovessero partire 10 o 20 contemporaneamente il sistema andrebbe in tilt. È il momento degli investimenti in prevenzione. E non mi sembra se ne stia parlando abbastanza”.

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