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Delegazione del M5S e sindaco nel cantiere pronto all'espianto degli ulivi

Tre parlamentari e il primo cittadino di Melendugno nel cluster dove Tap intende rimuovere temporaneamente 448 alberi per far posto al tracciato del gasdotto

MELENDUGNO - Tre parlamentari del M5S e il sindaco di Melendugno hanno fatto accesso al cosiddetto cluster 5 dove nei prossimi giorni - appena ottenuto il via libera dall'osservatorio regionale e comunque entro il 30 aprile - è previsto l'espianto di 448 ulivi per far posto al tracciato del gasdotto. Una volta interrato il tubo, gli alberi, tutti molto giovani, saranno ricollocati al loro posto, rimanendo nel corso dei lavori in grandi vasi sistemati in un canopi allestito nel cluster attiguo, il numero 4.

Il country manager di Tap per l'Italia, Michele Mario Elia, ha accolto la delegazione formata da Daniela Donno, senatrice, Diego De Lorenzis e Leonardo Donno, deputati, dal primo cittadino Marco Potì e dall'ingegner Alessandro Manuelli del Comitato No Tap. Secondo quanto riferito nella nota diffusa dalla società qualche ora dopo la visita si  "ci si è soffermati sulle tecniche di preparazione all’espianto e le cure che gli ulivi riceveranno fino al loro reimpianto nel luogo d’origine, insieme alle tecniche di ripristino del paesaggio, in particolar modo dei muretti a secco".

Le dichiarazioni di Potì e De Lorenzis

A margine della visita non è certo entusiastico il commento del sindaco Potì: "Ogni volta che vedo una campagna del mio territorio col filo spinato e gli alberi incappucciati divento triste. Le attività che si stanno facendo in fretta e furia non possono essere fatte in questo periodo, come dice il decreto di valutazione di impatto ambientale del 2104 che rendeva prescrittivo alla lettera a 29 quanto messo nero su bianco proprio da Tap a proposito del periodo adatto allo spostamento delle piante, che va da dicembre a febbraio. Io credo che solo il ministro possa, tramite un passaggio in consiglio dei ministri, modificare un decreto. Per questo farò partire nelle prossime ore una diffida formale affinché non si ripeta quanto avvenuto un anno fa con gli espianti a San Basilio". Dello stesso parere il deputato Diego De Lorenzis: "Siamo perplessi: ci è stato detto che il reimpianto nel cluster 5 dovrebbe avvenire tra giugno e luglio ma è una cosa che va contro qualsiasi buona pratica agronomica".

Il nodo dell'incidente probatorio

Il gruppo pentastellato venerdì scorso ha fatto visita al prefetto di Lecce per comprendere se ci sono i margini per una sospensione delle attività: da una parte esiste per il M5S un problema politico dovuto alla mancanza di un governo in carica, dall'altra la possibilità che l'incidente probatorio, previsto per domani, possa sancire l'aggiramento della normativa Seveso sul rischio di incidenti rilevanti per quanto riguarda l'area del terminale di ricezione: "Per noi resta un problema di sicurezza pubblica", ha chiosato De Lorenzis anche qui in sintonia con Potì: "Davanti a un incidente probatorio bisognerebbe frenare e non accelerare - ha fatto sponda il sindaco -: buon senso vorrebbe che Tap e Snam procedessero con prudenza invece di premere sull'acceleratore". 

L'incognita del nuovo governo

Un'altra questione importante è l'orientamento che il nuovo esecutivo italiano potrebbe assumere rispetto al Tap: Per De Lorenzis si potrebbe ridiscutere in Europa l'utilità dell'opera e, in secondo luogo, le condizioni di passaggio: "Nessun politico che abbia detto che il gasdotto è strategico, compreso il ministro De Vincenti, è mai venuto a spiegarci perché: è sempre stata una premessa data per scontata, ma in realtà è un ragionamento ribaltato".  Il tema delle infrastrutture è del resto uno dei dieci punti della cosiddetta Agenda per il governo che il presidente della Camera, Roberto Fico, presenterà al Pd nel mandato esplorativo che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, gli ha affidato nel pomeriggio per sondare la fattibilità di un governo sostenuto dai due partiti.

Nel documento commissionato da Luigi Di Maio si legge che "è essenziale la sicurezza degli approvigionamenti energetici". Si tratta di una affermazione che, secondo alcuni, rappresenta un ammorbidimento della posizione più netta formalizzata nel programma originario del M5S che recita: "Si potranno comunque sfruttare le infrastrutture gas esistenti, senza il bisogno di alcuna nuova opera, al netto dei riammagliamenti”.

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