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No Tap davanti alla procura: “Se autorizzazioni illegittime, perché cantiere avanza?”

Sit-in di cittadini e membri del comitato contrario al gasdotto. Circondati dagli agenti di polizia, hanno protestato alla luce dei recenti sviluppi giudiziari della vicenda, nella quale la procura ha ritenuto illegittime le autorizzazioni ministeriali

LECCE – “Dove è finito il coraggio della Procura della Repubblica di Lecce?”. Membri del comitato “No Tap” e cittadini contrari al gasdotto si sono dati appuntamento, a partire dalle 9 di questa mattina, davanti all’ingresso della Procura del capoluogo salentino. Un sit-in è stato infatti organizzato per protestare contro quella definita “una ingiustizia di una gravità inaudita”, davanti agli agenti di polizia che hanno presidiato la manifestazione. Assente, almeno fino a metà mattinata, la compagine politica. Anche quella che ha fornito sostegno al comitato e che si dichiara contraria al “tubo”.

I No Tap fanno riferimento alla recente chiusura delle indagini comunicata la scorsa settimana (che vede coinvolti i vertici della Trans Adriatic Pipeline, ndr), alla quale è seguita la dichiarazione di illegittimità dei permessi. Nei decreti del 2014 e dell'anno successivo non sarebbero stati considerati gli effetti cumulativi dell'infrastruttura. Oltre alla società, sono stati iscritti nel registro degli indagati, a vario titolo, 18 nominativi.  Tuttavia, nonostante i recenti riscontri giuridici - questo, in breve, il messaggio di denuncia urlato davanti al Tribunale dai No Tap-  perché si continua a lavorare e scavare se l’autorizzazione Via, la valutazione di impatto ambientale, è stata ritenuta illegittima?IMG_0565-2

“L’atto della Procura dei giorni scorsi un nulla di fatto”, dichiarano i portavoce del comitato che da anni si oppone alla realizzazione dell’opera. “A partire da domani si apriranno i processi contro alcuni dei membri del nostro comitato, accusati persino di aver usato un fischietto durante pubbliche manifestazioni. Intanto vediamo che vi è un atto della procura che sostiene la tesi della illegittimità delle autorizzazioni ministeriali, mentre Tap  non chiude i lavori, anzi sta estendendo il cantiere già sequestrato nell’area della fitodepurazione”.

L’indagine e gli avvisi notificati dieci giorni addietro

Nello specifico, l’accusa contro la società Tap è quella di aver predisposto la costruzione del tunnel, quella del terminale di ricezione, la posa della condotta, abusivamente, ossia senza le autorizzazioni legittime. In partciolare, stando a quanto dichiarato dagli inquirenti, non lo sarebbero i decreti del 2014 e 2015 perché adottati senza la valutazione degli effetti cumulativi interni ed esterni. Di questo devono rispondere Michele Mario Elia, country manager di Tap, Gabriele Lanza, project manager e Marco Paoluzzi, direttore dei lavori.IMG_0564-2-3

Un’altra contestazione riguarda le attività relative al pozzo di spinta per la costruzione del tunnel, in località San Basilio, sull’Adriatico: non avendo ottemperato in maniera completa alla prescrizione per l’impermeabilizzazione del sito e della connessa area conci, lo scarico di acque reflue considerate industriali avrebbe contaminato la falda, come dimostrato da alcune attività di campionamento condotte. Ci sono poi altre condotte ritenute rilevanti ai fini dell’inchiesta: dall’espianto di ulivi in località Le Paesane – in periodo diverso da quello autorizzato e previa realizzazione di una recinzione con jersey, rete metallica e filo spinato – alla realizzazione di opere, in località San Niceta, in violazione del divieto di costruzione di strutture e infrastrutture per attività produttive su soprassuoli percorsi di fuoco e comunque in assenza di autorizzazioni.

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