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Accade a Minervino / Minervino di Lecce / Piazza Umberto I

La dea Minerva nella piazza della chiesa, polemica per l’installazione

L’opera, realizzata dal maestro del ferro battuto locale Luca Palma e fortemente voluta dall’amministrazione comunale, ha suscitato mugugni e disapprovazione soprattutto per la collocazione. Il sindaco ironizza: “Fanno piacere tutti gli innumerevoli critici d’arte locali”

MINERVINO DI LECCE – Una divinità pagana nella piazza centrale della città, a pochi passi dalla chiesa madre, e a qualche giorno dalla festa patronale di Sant'Antonio da Padova: sembra la descrizione di un episodio tratto da un libro di Giovannino Guareschi e, invece, è storia di questi giorni. Accade a Minervino di Lecce, dove la nuova installazione artistica, posizionata nelle scorse ore in piazza Umberto I, è diventata destinataria delle polemiche cittadine, tra valutazioni che sono a metà tra un giudizio di gusto personale sul valore estetico dell’immagine e la pertinenza della sua collocazione.

Nello specifico, si tratta di un’opera in ferro battuto, realizzata dal maestro locale Luca Palma e già esposta nei giorni scorsi presso il Dolmen Li Scusi, che ritrae la dea Minerva a cavallo: l’imponente immagine, pertanto, riproduce la divinità che austera osserva i cittadini con un evidente rimando alle origini della comunità locale e un richiamo al nome stesso del centro salentino. Com'è noto, infatti, il toponimo, ovvero il nome proprio del luogo, sembrerebbe derivare da origine romane e dalla presenza nell'Antichità di un tempio consacrato alla dea Minerva, o, secondo un'altra versione, la città sarebbe stata fondata in memoria dell'antica Castro (un tempo chiamata Castrum Minervae) distrutta dai Saraceni dallla popolazione scampata alla scorribanda nemica e che in quel luogo dell'entroterra aveva trovato rifugio. Questa la storia. Poi resta l'attualità. 

E appunto l'attualità narra di un'installazione, fortemente voluta dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Ettore Caroppo con l’intenzione di valorizzare il talento degli artisti locali, che avrebbe subito innescato sui social (e non solo) un acceso dibattito sull’opportunità di posizionare la statua in quel punto specifico del borgo, senza tralasciare aspetti che hanno a che fare con un giudizio estetico sull’opera. 

Insomma, più di qualcuno ha storto il naso e, stando ad indiscrezioni raccolte anche tra i rappresentanti istituzionali del territorio, pure nell’ambito della comunità parrocchiale locale ci sarebbe stato qualche mugugno relativo alla scelta fatta di posizionare l’effige in prossimità della chiesa madre e nell’imminenza della festa patronale che si terrà nei prossimi giorni (dall’11 al 13 agosto). Sacro e profano a confronto, in un confine sottile che fa riemergere l'antico contrasto: divinità pagane contro santi cristiani in una riedizione moderna della letteratura specifica. Ma forse è solo una suggestione e la polemica è meno ideologica di quanto possa sembrare. 

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Tant'è. Il sindaco stesso, che da sempre si è fatto promotore del richiamo alle origini della sua comunità, intanto, decide di intervenire sulla vicenda e a rispedire al mittente le critiche emerse: “Fa piacere – afferma non senza una punta di marcato sarcasmo - che innumerevoli critici d’arte crescano qui a Minervino e questo non può che farci piacere, segno dell’interesse che suscita la nostra scelta di dare grande spazio agli artisti locali e valorizzare l’arte stessa”.

Poi Caroppo ironizza sui critici che “siedono dietro una tastiera” o “certificati da anni di meritoria attività di valutazione da panchina”: “Venite a guardare – chiede provando a porre la parola fine sulla diatriba - se è un’opera degna di essere esposta nella splendida ed unica piazza che il territorio esprime oppure in un posto meno bello”. 

Basterà ad archiviare le polemiche? La parola ai cittadini di Minervino, alcuni dei quali, va detto, hanno anche espresso giudizi favorevoli sull'opera e sul suo autore. Insomma, il dibattito è aperto e le posizioni molto differenti. E chissà che col passare del tempo qualche giudizio più tranciante diventi man mano più benevolo. 

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