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Opposte esigenze / Melendugno

Torre dell’Orso, la tempesta perfetta: villeggianti sull’orlo di una crisi di nervi

Gli abituali frequentatori si sentono alle strette: ombrelloni quasi tutti riservati alle grandi strutture, impossibile trovare disponibilità. Mentre l’erosione costiera presenta il conto emerge la necessità, che è di tutto il Salento, di una pianificazione sostenibile

TORRE DELL’ORSO (Melendugno) – I residenti e i villeggianti abituali di Torre dell’Orso possono ancora “scendere” in spiaggia? Tra le premesse di una stagione estiva che già si annuncia travolgente per numero di presenze, si fa largo una domanda che suona all’orecchio come il ronzio di una zanzara al calar del sole.

Nei giorni scorsi il Comitato per la marina di Torre dell’Orso ha presentato una diffida al Comune di Melendugno sollecitandolo ad avviare in tempi brevi una ricognizione sulle concessioni demaniali in essere. Il problema sta nell’indisponibilità quasi totale, accertata sin dai mesi scorsi a seguito di numerose richieste, di abbonamenti presso gli stabilimenti balneari. Il motivo? Presto detto: un numero cospicuo, e crescente negli anni, di ombrelloni viene riservato agli ospiti delle tante strutture ricettive della zona.

Il collegamento villaggio turistico e lido è un fatto pacificamente dichiarato: sul sito di “Araba Fenice Village” si legge: “Nel cuore della baia, nasce il nostro stabilimento: I Caraibi del Salento, lido e beach bar. Il lido, che ogni giorno accoglie gli ospiti dell’Araba Fenice Village, è stato progettato proprio per essere a completo servizio delle esigenze di chi ogni estate lo sceglie”.

Lo stesso lido accoglie anche gli ospiti del “The Village Salento”, mentre chi risiede nel “Sairon” può contare sulla disponibilità del servizio spiaggia presso il Lido la Sorgente con tanto di precisazione: “a pagamento, servizio esterno non prenotabile in anticipo”. L’hotel e resort “Baroni di mare” comunica ai clienti la convenzione con lo stabilimento “Cala Marin”. L’Hotel Villaggio Thalas informa della possibilità di riservare un ombrellone e due lettini presso un lido convenzionato (servizio facoltativo a pagamento e con disponibilità limitata/ad esaurimento – si consiglia la prenotazione entro il 30 maggio). Del resto, la richiesta di un posto in spiaggia è una delle prime che i potenziali clienti fanno alle strutture prima di prenotare il soggiorno: come dar loro torto.

In quest’angolo affascinante della costa adriatica insistono gli stabilimenti L’Orsetta, Baia D’Oriente, La Cueva, Lido La Sorgente, I Caraibi del Salento, Cala Marin più una concessione per spiaggia libera attrezzata. Sulla vicina porzione di spiaggia libera, corrispondente in gran parte a una vecchia concessione decaduta, si concentra tutta la domanda di mare low cost della zona che è anche la meta storica dei flussi dall'entroterra: migliaia e migliaia di “pendolari della balneazione”. Le località con spiaggia più vicine, dove eventualmente cercare un'lternativa, sono San Foca a nord e gli Alimini a sud.

Nella diffida formulata dai legali del comitato si richiama il dovere delle amministrazioni di regolamentare le concessioni in maniera da tutelare “il diritto dei residenti del luogo (proprietari di immobili o frequentatori della marina) all'accesso, godimento e fruizione dei beni demaniali in questione con regolamentazione dei prezzi di affitto di ombrelloni, lettini e sdraio, tenendo conto altresì che la lamentata sostanziale indisponibilità di utilizzo degli stabilimenti balneari per i residenti del posto incide, all’evidenza, anche sul valore di mercato degli immobili”.

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La situazione delineata finora è conseguenza di un fenomeno abbastanza evidente oramai: il carico di attività umane sulla baia è difficile da sostenere. Molti residenti storici si sentono intrappolati e allo stesso tempo respinti. Non sono pochi coloro che, davanti all’impossibilità di godersi un periodo di riposo, hanno venduto la propria dimora: molto precario, infatti, è l’equilibrio tra villeggianti, vita notturna attorno ai pubblici, flussi di veicoli che assediano la piccola zona pedonale. Altri hanno convertito la propria casa di villeggiatura per accogliere vacanzieri, ma anche in questo caso è diffusa l’esigenza di poter offrire la disponibilità di ombrellone e lettini: è un discorso quasi chiuso in partenza. Il più grande mangia il più piccolo.

La vicenda di Torre dell’Orso non è una bega di cortile, un fatto locale, una versione estiva della sindrome Nimby, ma la manifestazione di un fenomeno che rischia di degenerare in patologia: qual è il carico di rottura per un particolare territorio, date le sue caratteristiche? Qual è, in altre parole, il punto oltre il quale non si deve andare proprio per preservare, in prospettiva, il pregio turistico di una località e, dunque il suo valore?

L’interrogativo investe le questioni, più generali, del modello di sviluppo turistico in atto in gran parte del Salento e degli equilibri tra attività dell’uomo e contesti naturalisticamente fragili. Si tratta, insomma, di temi importanti, di priorità per l’agenda di una classe dirigente che voglia impegnarsi nella programmazione a medio e lungo termine, ridimensionando la tendenza a far coincidere la fine dei propri ragionamenti con la successiva scadenza elettorale.

Resta ancora un aneddoto da raccontare: nel corso di un confronto pubblico sulla marina, qualche tempo addietro, alle rimostranze del comitato venne risposto che la colpa di Torre dell’Orso è “l’eccesso di successo”. Si sarebbe potuto rispondere, ricorrendo alla saggezza popolare, che “il troppo stroppia” ma, in fin dei conti, è sempre più evidente l’urgenza di una pianificazione aggiornata, a partire dall’adozione degli strumenti urbanistici (Piano urbanistico generale e Piano delle coste) coerenti con il contemperamento degli interessi in gioco e con la consapevolezza di un litorale profondamente esposto all’azione del mare. Un’azione che non perdona leggerezze. L’erosione costiera sta riducendo di anno in anno la superficie di arenile e inducendo cedimenti della falesia che negli ultimi anni sono diventati più frequenti. La stessa torre, simbolo della marina, si trova in punto molto delicato.

La sfida che attende la prossima giunta di Melendugno, qualunque essa sia – a proposito, in bocca al lupo a entrambi i contendenti, questo articolo è stato pubblicato solo questa mattina per prevenire il sospetto di una interferenza con la campagna elettorale – è di quelle che possono orientare il futuro di Torre dell’Orso in maniera decisiva. Nel bene, ma anche nel male.

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