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Trasmissione del virus: le concentrazioni sono trascurabili all'aria aperta

Pubblicato su "Environmental International" una ricerca fatta a Venezia e Lecce, dove ha sede l'Istituto di di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr. Ma gli assembramenti sono a rischio

LECCE – Con il contributo dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con sede a Lecce, è stata pubblicata su Environment International una ricerca sulle concentrazioni nell’aria del virus della Sars-Cov-2.

Lo studio, che ha un approccio multidisciplinare, è stato realizzato per analizzare le eventuali implicazioni sui meccanismi di trasmissione attraverso le goccioline respiratorie immesse nell’aria (airborne). Le conclusioni cui gli scienziati sono arrivati portano a ritenere quasi irrilevante la possibilità di contagio in ambienti all’aperto se non in condizioni di chiaro assembramento. L’indagine scientifica proseguirà ora sugli ambienti di comunità al chiuso (come gli uffici, per esempio), sempre nell’ambito del progetto “Air-CoV (Evaluation of the concentration and size distribution of SARS-CoV-2 in air in outdoor environments).

I dettagli della ricerca

La ricerca è stata condotta nello stesso intervallo di tempo, a partire dal 13 maggio, a Lecce e a Venezia, città che, insieme al contesto regionale di appartenenza, hanno avuto una incidenza assai diversa dell’epidemia. Il Veneto ha registrato il picco epidemico il 16 aprile con 10.800 casi attivi, pari al 10 percento dei casi in Italia, mentre la Puglia il 3 maggio, con 2.955 (il 3 percento).

“Tutti i campioni raccolti nelle aree residenziali e urbane in entrambe le città sono risultati negativi, la concentrazione di particelle virali è risultata molto bassa nel PM10 (inferiore a 0.8 copie per metro cubo di aria) e in ogni intervallo di dimensioni analizzato (inferiore a 0,4 copie per metro cubo di aria) – ha spiegato Contini -. Pertanto, la probabilità di trasmissione airborne del contagio in outdoor, con esclusione di quelle zone molto affollate, appare molto bassa, quasi trascurabile. Negli assembramenti le concentrazioni possono aumentare localmente così come i rischi dovuti ai contatti ravvicinati, pertanto è assolutamente necessario rispettare le norme anti-assembramento anche in aree outdoor”.

I partner dello studio sono l’Università Ca’ Foscari, l’Istituto zooprofilattico sperimentale della Puglia e della Basilicata e l’Istituto di Scienze Polari del Cnr. La presenza del virus è stata determinata raccogliendo con tecniche avanzate di diagnostica di laboratorio sul particolato atmosferico, dalle nanoparticelle alla concentrazione di Pm10.

“Il ruolo della trasmissione airborne dipende da diverse variabili quali la concentrazione e la distribuzione dimensionale delle particelle virali in atmosfera e le condizioni meteorologiche. Queste variabili poi, si diversificano a seconda che ci considerino ambienti outdoor e ambienti indoor”, sottolinea Marianna Conte, ricercatrice Cnr-Isac.

“Un rischio maggiore potrebbe esserci in ambienti indoor di comunità scarsamente ventilati, dove le goccioline respiratorie più piccole possono rimanere in sospensione per tempi più lunghi ed anche depositarsi sulle superfici – ha sottolineato Andrea Gambaro, professore a Ca’ Foscari – “E’ quindi auspicabile mitigare il rischio attraverso la ventilazione periodica degli ambienti, l’igienizzazione delle mani e delle superfici e l’uso delle mascherine”.

“Lo studio e l’applicazione di metodi analitici sensibili con l’utilizzo di piattaforme tecnologicamente avanzate permettono, oggi, di rilevare la presenza del Sars-CoV-2 anche a concentrazioni molto basse, come potrebbe essere negli ambienti outdoor e indoor, rendendo la diagnostica di laboratorio sempre più affidabile” ha aggiunto Giovanna La Salandra, dirigente della Struttura ricerca e sviluppo scientifico dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata.

Fig. 1: Numero giornaliero di individui infetti osservati in Veneto e Puglia durante l’epidemia di Covid-19.
Fig 2: Confronto delle concentrazioni di PM10 (in alto) e PM2.5 (in basso) nei due siti durante il periodo di campionamento

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