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Trattamento naturale degli olivi infetti: la relazione non scioglie tutti i nodi

Stato vegetativo e popolazione batterica delle piante trattate con NuovOlivo: questi i punti focali delle verifiche fatte dall'Osservatorio fitosanitario. Gli esiti, però, dividono ancora il consigliere Amati e l'ideatore del prodotto, Botrugno

LECCE - Attorno alla possibilità che le piante infettate dalla xylella fastidiosa possano, in determinate condizioni, convivere con il batterio e continuare a fruttificare si sta consumando una diatriba molto aspra che vede da una parte Luigi Botrugno, l'ideatore di un detergente bioattivo naturale ottenuto miscelando oli vegetali ed estratti di specie botaniche (regolarmente autorizzzato), e il consigliere regionale Fabiano Amati che accusa il primo di essere, in parole povere, una sorta di imbonitore.

La querelle Amati-Botrugno

L'ultimo atto in ordine di tempo di questo contenzioso risale alla scorsa settimana, quando l'esponente politico ha commentato il referto dell'Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia sulle analisi di 27 piante trattate in un campo di Montesano Salentino con il prodotto in questione, NuovOlivo: "I risultati non evidenziano - ha rimarcato Amati - alcuna azione antibatterica verso i patogeni, a partire da xylella. Come non sono state confermate le indicazioni sulla potenziale attività antibatterica del prodotto ‘magico’, non è stata osservata nessuna riduzione della carica batterica. Tali piante, pertanto, continuano a rappresentare una importante fonte di inoculo". Ma non solo: il consigliere ha anche più volte sollecitato il Comune di Lecce a revocare l'autorizzazione concessa a Botrugno perché si occupi di 12 ulivi in vari punti della città, applicando il suo metodo.

Il diretto interessato, sentendosi vittima di una crociata ad personam, si è rivolto a uno studio legale per tutelare la propria onorabilità: "Sono logorato da tanto ostracismo, ma non per questo - rammenta Botrugno - intendo rinunciare al diritto di difendere il mio lavoro. Ne va della mia dignità, umana e professionale, e di quella della mia famiglia. Saranno quindi le autorità competenti a valutare eventuali profili di responsabilità".

Il report e le sue interpretazioni

Ma cosa dice quella relazioni citata (ma non allegata) da Amati? Intanto, a pagina 5, per quanto riguarda lo stato vegetativo si dichiara che "l'applicazione delle buone pratiche agronomiche appare determinante nell'assicurare un migliore rigoglio vegetativo nella piante infette da xylella fastidiosa", constatazione che già signfica molto nel contesto di un territorio, la provincia di Lecce, dove la cura degli oliveti, salvo alcune eccezioni, non è paragonabile a quella accurata e costante che si riscontra in altre zone di Italia e di Puglia".

Inoltre si afferma che tanto le piante trattate quanto quelle non trattate, ma tutte sottoposte alle pratiche agronomiche, mostrano un incremento della massa vegetativa simile, decisamente apprezzabile rispetto allo stato degli alberi dei terreni tutt'intorno, ma senza che siano raggiunti i livelli antecedenti la batteriosi (foto Google Earth del 2010). Nelle conclusioni poi, si riassume così: "Lo stato vegetativo delle piante trattate e contestualmente gestite con buone pratiche agronomiche appare sicuramente migliore sia di quelle del circondario non trattate e trascurate sia, in misura minore, di quelle del controllo non trattato ma gestito con buone pratiche". Poco dopo, una parziale correzione di rotta: "Sulla base dei dati di cui oggi si dispone e in assenza di nuove attività sperimentali, non è possibile concludere se il parziale beneficio osservato sullo stato vegetativo sia dovuto esclusivamente alle buone pratiche colturali o anche all'azione di NuovOlivo".

Per quanto invece concerne la verifica degli effetti sulla popolazione batterica - il secondo oggetto dell'approfondimento -, all'esito della analisi condotte in due distinti laboratori (Cnr Bari e Disteba di Unisalento) si afferma che "non è stata osservata nessuna riduzione della carica batterica". Viene quindi nettamente smentita l'ipotesi comunicata nel corso di un convegno scientifico (e di cui Botrugno e coautore insieme a G.L. Bruno e C.Cariddi), a completamento  di una precedente ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Crop Protection per la quale dopo tre anni di trattamento con NuovOlivo il DNA del batterio si sarebbe ridotto del 99 percento. 

A pagina 6, nella parte esplicativa della relazione, si precisa però che la tecnica utilizzata non è in grado di distinguere le cellule batteriche vive da quelle morte, sebbene il rilevamento di DNA batterico in elevate quantità, con valori simili, tra trattato e non trattato, e la sua indentificazione in rametti di un anno di piante al quinto anno di trattamento, supporta l'evidenza che si tratti di DNA di cellule vive in attiva moltiplicazione anche nelle piante trattate, piuttosto che di cellule morte a seguito del trattamento". 

Su questo specifico punto Botrugno sottolinea il fatto che una conclusione del genere non possa essere considerata definitiva e aggiunge: "Non ho mai detto che NuovOlivo possa estirpare il batterio e dunque non ho promesso guarigioni: chiedo quindi, una volta per tutte, che non si continui a inquinare il dibattito attribuendomi teoremi che non ho sostenuto. Credo fermamente che la pianta infetta possa conviverci, che è cosa diversa. Come del resto ci convivono le varietà di ulivo tolleranti di cui invece s’è fatto un gran parlare". 

L'ideatore di NuoOlivo prosegue dunque nel suo percorso: a ottobre abbiamo documentato la notevole raccolta di olive da due alberi della varietà Ogliarola curati all'ingresso nord di Lecce e il 10 gennaio il risultato di quel raccolto, 29 chili di olio extravergine.

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