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Sentenza della Sezione lavoro

Troppi anni in servizio al Comune come precaria: risarcita con oltre 16mila euro

Il tribunale di Lecce ha condannato l’ente di Palazzo Carafa al pagamento di una indennità per il danno da abusiva precarizzazione del rapporto di lavoro. La lavoratrice, in servizio per sette anni, aveva sottoscritto diciotto contratti di collaborazione a termine

LECCE - Alla fine, seppur con un parziale accoglimento delle varie richieste di indennizzo delle differenze retributive maturate, del danno da abusivo ricorso alla contrattazione a termine e di quello esistenziale (per la frustrazione dell’aspettativa di una stabilità lavorativa), una dipendente precaria che, per sette lunghi anni, ha prestato servizio presso il settore Tributi e fiscalità locale del Comune di Lecce, ha ottenuto il riconoscimento delle sue rivendicazioni e delle sue spettanze.

Con una recente sentenza del 3 marzo scorso, infatti, i giudici della Sezione lavoro del tribunale di Lecce hanno condannato il Comune al risarcimento dei danni per “abusiva precarizzazione del rapporto in lavoro” a seguito del ricorso, proposto nel 2018, dalla lavoratrice, assistita dall’avvocato Giuseppe Calogiuri. 

Nel dettaglio la ricorrente ha lavorato alle dipendenze del Comune di Lecce (impegnata principalmente nell’ambito del progetto di lotta all’evasione) dal settembre del 2000 al 31 gennaio gennaio del 2008 in virtù di plurimi contratti, ben diciotto, di collaborazione coordinata e continuativa a tempo determinato.

Durante tutto il periodo di tempo in cui ha svolto le mansioni tecnico-amministrative presso l’ente comunale la lavoratrice (così come dimostrato nell’ambito del ricorso) è stata sempre assoggettata all’obbligo del rispetto di un determinato orario di lavoro, verificato mediante la firma in ingresso ed in uscita, nonché all’obbligo di eseguire le direttive impartite dal superiore gerarchico.

Il giudice del lavoro, Andrea Basta, ha quindi rilevato il carattere fisso e predeterminato del compenso, nonché la stabilità dell’inserimento della lavoratrice nella organizzazione del Comune di Lecce, protrattasi ininterrottamente per oltre sette anni, ritenendo sussistente un vero e proprio rapporto di lavoro subordinato e non un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa che ha nella autonomia il proprio principale carattere distintivo.

“Ma non solo” spiega l’avvocato Calogiuri, “la normativa riferita all’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche ha altresì disposto che le pubbliche amministrazioni non possono avvalersi delle firme contrattuali di lavoro flessibile, se non per esigenze stagionali, o per periodi non superiori a tre mesi. La nostra assistita ha invece lavorato alle dipendenze del Comune di Lecce ininterrottamente per oltre sette anni con ben diciotto contratti di durata variabile dai 9 ai 6 mesi, fino ad un mese solo, in maniera assolutamente continua ed ininterrotta”.

Come si evince dalla sentenza, sotto il profilo risarcitorio, la quantificazione del cosiddetto danno da abusiva precarizzazione del rapporto di lavoro subordinato, sebbene parametrata tra un minimo di 2,5 ed un massimo di 6 mensilità, ha visto la soccombenza del Comune ad una indennità commisurata in dieci mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto.

Tradotto in soldoni l’ente è stato condannato al pagamento di una indennità complessiva pari a 16.037,08 euro. Il giudice ha inoltre condannato il Comune di Lecce alle spese e competenze di lite.

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