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Turismo, comparto col fiato sospeso: calo di preventivi e prenotazioni

Gli operatori del settore,  da anni in costante crescita nel Salento come nel resto della Puglia, sono preoccupati per l'emergenza Covid-19. In questo periodo si pianificano le vacanze. Per ora episodiche le cancellazioni, quasi ferme le richieste

LECCE – La voce di Tito Schipa si diffonde sulla piazza che pare avvolta da una indolenza dal sapore di primavera. Qualche turista straniero passeggia lentamente, guardandosi attorno ammirato da quella luminosità che Lecce sa esprimere in modo particolare, e, più in generale, nessuno sembra andare di fretta: mamme con passeggini, anziani che si ritrovano, ragazzi seduti a scherzare. Questo quadretto di vita cittadina sembra immune dalla paura della diffusione del Covid-19.

Eppure le preoccupazioni ci sono e non solo dal punto di vista sanitario: un intero comparto economico, infatti, sta vivendo col fiato sospeso. Il Salento, meta privilegiata, al pari del Gargano, in una regione che negli ultimi dieci anni ha sempre fatto passi in avanti nel ranking delle destinazioni più ricercate in Italia, affida al turismo una parte non trascurabile dei suoi destini attuali e molte speranze per il futuro.

Poche disdette, ma calo di preventivi e prenotazioni

La legittima preoccupazione, la paura, le limitazioni disposte nelle regioni al momento più direttamente colpite e le indicazioni prudenziali nelle altre, costituiscono un combinato che lascia temere ripercussioni sul numero di arrivi e di soggiorni. Le piccole strutture, come i B&b, segnalano episodiche disdette ma, soprattutto, una specie di "fermo biologico". Ed è un segnale allarmante, questo, perché il periodo è quello della pianificazione delle vacanze estive, ma anche dei viaggi più di tipo culturale.

“Al momento ho solo una cancellazione perché il mio ospite doveva fare un corso che è stato annullato, causa coronavirus. Doveva arrivare questo fine settimana”, racconta Roberto Bruno (Della Torre Rooms). “Per il momento non ho nessuna disdetta ma è da una settimana che non arrivano prenotazioni quando, solitamente, in questo periodo ne arrivano tante” fa eco Anna Siviero (Secret Garden).

L’impressione che si ricava ascoltando gli operatori è che tutte le decisioni siano congelate, anche per le strutture più grandi. Lo conferma anche Fioravante Totisco, del gruppo Cds con alberghi in tutta la Puglia e uno anche in Sicilia: “Per il momento registriamo poche disdette, ma i flussi di prenotazioni e le richieste di preventivi sono deboli. Il problema esiste e un danno comunque ci sarà, ma la speranza è che il quadro generale si possa stabilizzare quanto prima”. Andrea Montinari, del gruppo Vestas, segnala le prime conseguenze sull’attività convegnistica (congressi, meeting aziendali), ma ritiene che il primo vero banco di prova sarà il periodo pasquale: “Certo – aggiunge – lo scenario non è dei migliori. Se permarranno le misure adottate un impatto ci sarà sicuramente”.

Giuseppe Coppola, responsabile per Confindustria Turismo, è cauto: “Al momento segnali concreti di una flessione non ce ne sono. La preoccupazione però c’è, basta vedere cosa sta già accadendo nelle regioni con misure più restrittive. Una grande responsabilità, in questo frangente, sta nella gestione dell’informazione, non bisogna creare inutili allarmismi. Per il comparto turistico, questo è il momento delle scelte: anche un semplice ritardo comporta un danno”.

In cerca di rassicurazioni

Giovanni Serafino, titolare di un’agenzia di viaggi, riferisce di qualche cancellazione per partenze imminenti e di una grande richiesta di informazioni: “Le persone sono molto preoccupate, vogliono essere rassicurate, mi sottopongono anche questioni mediche. Non abbiamo la sfera di cristallo, bisogna vedere come evolverà la situazione: gli annullamenti, sia per quanto riguarda gli arrivi che le partenze, per ora sono pochi perché in genere ci si muove ad aprile, maggio, giugno. Posso dire però che oggi alcuni clienti sono partiti regolarmente verso la Spagna".

E se oggi la situazione in provincia di Lecce è di fatto congelata, ci sono, almeno in prospettiva, due ulteriori temi, quello occupazionale e quello dell'indotto: per quanto riguarda il primo, la "fortuna" è che in questo periodo dell’anno gli addetti impiegati sono una minoranza, perché una buona parte dei contratti è di tipo stagionale, ma è chiaro che uno stallo prolungato del mercato non porterebbe con sé nulla di buono. L'indotto riguarda invece ristoranti, lavanderie, fornitori di vario genere, servizi di trasporto: per tantissime imprese, e relativi occupati, la questione è seria: non resta che sperare per il meglio.

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