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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Vaccinazione contro il Covid, si alza l'asticella per un inverno quasi normale

La terza dose non è più una ipotesi: a una certa distanza di tempo dalla seconda appare opportuno un richiamo. Bollettino regionale: 278 casi in infezione da Sars Cov2, 37 in provincia di Lecce

LECCE - La necessità della terza dose di vaccino, a sei mesi dalla seconda, è oramai una certezza. Nelle ultime settimane voci autorevoli del mondo della medicina si sono levate in questa direzione, parallelamente all'analisi dei dati della diffusione del contagio e agli studi sempre più precisi sulla durata media dell'efficacia della copertura vaccinale.

I numeri dicono che in Italia, a oggi, circa il 77 percento della popolazione (60.317.000, dato Istat 2020) ha ricevuto almeno una dose di vaccino, mentre poco meno del 74 ha completato il ciclo. Si tratta di percentuali tra le più alte in Europa e non solo, ma non sufficienti a mettere definitamente nell'angolo il virus che può contare su una fetta di italiani ancora suscettibile di contagio perché priva di vaccinazione. Non solo: l'abbassamento delle difese immunitarie che si verifica (in media) dopo un certo periodo di tempo dalla somministrazione, stimato in circa sei mesi, rende necessario il rilancio della campagna vaccinale per evitare che le persone possano essere portatrici del virus Sars Cov2 in misura sufficiente a essere contagiosi, seppur sostanzialmente al riparo da conseguenze più gravi. 

L'assessore alla Sanità della Regione Puglia, l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco ha commentato così la situazione: "La strategia da seguire allora è piuttosto semplice: convincere a vaccinarsi chi ancora non lo abbia fatto. Il green-pass obbligatorio - anche per respirare - credo sia la via più efficace e dai costi più accettabili. Offrire la dose di richiamo a chi, pur essendo protetto dalla malattia grave grazie a due dosi di vaccino, inizia a presentare un indebolimento della immunità che lo rende potenzialmente suscettibile all'infezione e, di conseguenza, contagioso".

L'esponente del governo regionale suggerisce però una modifica alla strategia nazionale dell'attuale fase: "Ad oggi la dose di richiamo è offerta secondo un criterio di priorità che segue l'andamento delle prime fasi della campagna vaccinale: prima i fragilissimi, poi operatori sanitari e fragili, poi gli over 60 anni. Questa impostazione, anche se corretta nel merito, rappresenta comunque una inutile complicazione organizzativa.  I vaccini nei frigoriferi ci sono: offriamo la dose di richiamo a tutti coloro che abbiano completato il ciclo vaccinale da più di sei mesi. Messaggio chiaro e comprensibile per chiunque. Senza venir meno al principio della priorità che sarebbe rispettato perché si seguirebbe comunque l'ordine utilizzato nella somministrazione delle prime e seconde dosi".

Al momento la Puglia ha una scorta di circa 830mila dosi di vaccino, pari a circa il 12 percento di quelle fino a oggi fornite dalla struttura commissariale. Le tre fasce di età più giovane sono sotto la soglia dell'80 percento di copertura con due dose: il 77 percento per quella 30-39; il 79 per la 20-29; il 73 per la 12-19.

Bollettino quotidiano

Intanto i nuovi casi di infezione confermati in Puglia sono 278, di cui 37 in provincia di Lecce. Lo riferisce il bollettino epidemiologico regionale del 26 ottobre. L'incidenza su base settimanale si attesta a 31 nuove diagnosi ogni 100mila abitanti, sia su scala regionale sia per il Leccese.

Tre sono stati i decessi registrati, mentre i pazienti ricoverati sono 147 (-3 rispetto a ieri): in area medica sono 129 i pazienti, in terapia intensiva 18. Il numero dei casi attuali è passato dai 2.358 di ieri ai 2.447 di oggi.

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