Vento di legalità a Copertino: conto alla rovescia per recupero masseria “La Tenente”
Il bene confiscato nel 2014 faceva parte del patrimonio in dote a Lucio Vetrugno ed ora tornerà alla comunità entro l’anno. Dopo l’annuncio Comune e Caritas accelerano per l’avvio dei lavori: diventerà sede di laboratori e agricoltura sociale, ma si pensa anche ad attività ristorative inclusive e ad un oliveto
COPERTINO – Quasi un mese addietro l’annuncio ufficiale della definizione del progetto di recupero della masseria “La Tenente”, uno dei beni sequestrati alla criminalità organizzata e tornati nella disponibilità dello Stato, in agro di Copertino, nel marzo del 2014.
E ora al netto di complicazioni burocratiche che possono sempre insorgere dietro l’angolo, l’amministrazione comunale retta dal sindaco Sandrina Schito spinge per l’avvio dei lavori, già affidati alla ditta Guida costruzioni, che consentiranno entro l’anno in corso di restituire il bene alla comunità e consolidare il programma sulla legalità diffusa che il primo cittadino e la sua amministrazione perseguono fin dal loro insediamento. Il progetto a causa dell’emergenza pandemica è rimasto bloccato per un paio d’anni, ma ora tutto sembra volgere verso una accelerazione della fase esecutiva.
Era il 19 marzo del 2014 quando la Direzione investigativa antimafia di Lecce, dopo la conferma in Cassazione, aveva dato seguito a un provvedimento emesso dalla prima sezione penale del Tribunale di Lecce permettendo allo Stato di incamerare il patrimonio appartenuto a Lucio Vetrugno, alias “Lucio della tigre”, ucciso a 55 anni la mattina del 22 dicembre del 2010 proprio nei pressi della masseria “La Tenente”, uno dei beni che a sua volta sono stati confiscati. Si tratta dell’immobile fra le campagne di Copertino, lungo la provinciale 124 per Carmiano, che copre un pezzo di terreno agricolo di 35 mila metri quadrati.
Per porre in essere il recupero della masseria e avviare il progetto di riqualificazione l’amministrazione comunale di Copertino può contare su un finanziamento regionale di un milione di euro incamerati nel 2021 con la partecipazione ad un avviso specifico per il riutilizzo dei beni confiscati alla malavita.
La masseria, una volta ristrutturata in gran parte e affidata alle cure della Fondazione “Fare oggi”, sarà destinata a ospitare iniziative per tutte le età, in primis progetti didattici di agricoltura sociale in senso molto ampio. Si lavora infatti per capire se, oltre alle coltivazioni, sarà possibile avviare un’attività di ristorazione che preveda l’inclusione lavorativa per soggetti fragili.
E se si potranno recuperare i pozzi irrigui e se si potranno impiantare eventuali colture stagionali per attività didattiche ma anche per rifornire le mense, come ha avuto modo di spiegare nella conferenza stampa del 23 febbraio scorso, don Giuseppe Venneri, direttore della Caritas diocesana di Nardò-Gallipoli. Non mancheranno laboratori tematici, incontri di comunità e attività ricreative e sportive.
E poi, magari, si potrà realizzare un altro progetto simbolo di speranza: il recupero della vocazione olivicola di un pezzo di territorio, come già fatto a Galatone, dove sono stati già messi a dimora 500 piante di leccino. Il tutto in sinergia con un’altra novità importante per il territorio copertinese: l’apertura, in zona Lago Rosso, di un emporio della solidarietà dove le famiglie in stato di bisogno potranno procurarsi direttamente ciò di cui hanno bisogno.
L’attività di recupero funzionale sarà completata entro il 2023 secondo le previsioni e masseria La Tenente potrà tornare a nuova vita con il coinvolgimento del tessuto sociale e agricolo del territorio. E per festeggiare il ritorno della struttura alla comunità di Copertino, come è stato annunciato in conferenza stampa. arriveranno nella città del Santo dei voli anche le spoglie del beato Rosario Livatino.
“Un progetto importante questo per Copertino e tutta la comunità”, ha ribadito il sindaco Sandrina Schito “la legalità e la trasparenza debbono essere una scelta di campo, un costume diffuso, e per questo abbiamo deciso di dare corso a questa iniziativa per il quale ringraziamo sia la Regione che la Diocesi e il nostro vescovo. Non è stato semplice, ma abbiamo scelto di dare corso a questo intervento di recupero perché la comunità ha bisogno di esempi e di simboli. E di regole, che vanno rispettate anche se non ci piacciono”.
“La masseria La Tenente diventerà un luogo aperto a tutti, un presidio di quella convivialità delle differenze e dei valori di cui parlava don Tonino Bello: un luogo di crescita della comunità. Che deve fare tesoro di questi momenti, perché ci si può sfidare sulle piccole cose quotidiane” conclude il primo cittadino “ma ci si deve far trovare uniti sulle cose importanti”. Doverosi ringraziamenti sono stati rivolti già in sede di presentazione (alla quale erano presenti anche il presidente del consiglio comunale Cosimo Lupo, il consigliere comunale Gianluca Polo e il vicepresidente della Provincia, Antonio Leo) al dirigente dell’area tecnica del Comune, Fabio Minerva, e al responsabile unico del procedimento Francesco Calasso, che hanno partecipato alla co-progettazione.
“La Regione Puglia sta investendo ingenti risorse finanziarie in attuazione delle politiche di antimafia sociale “ricorda Annatonia Margiotta, responsabile degli interventi per la diffusione della legalità e sezione sicurezza del cittadino, “in due anni sono stati pubblicati diversi avvisi e sono stati spesi circa 37 milioni di euro per interventi in materia di antimafia sociale. I beni confiscati hanno un alto valore simbolico nel contrasto non repressivo alla criminalità organizzata e mafiosa ed è per questo che la Regione oltre alle risorse del POR Puglia 2014-2020, ha sottoscritto un accordo con il ministero dell’Interno per reperire ulteriori fondi e consentire così ai Comuni che non è stato possibile finanziare con il nostro avviso per esaurimento della dotazione finanziaria, di attingere ad ulteriori fondi".
“Il potere mafioso si combatte con il lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, ma anche con il riutilizzo sociale dei beni confiscati” conclude la funzionaria regionale, “in questa pedagogia dell’antimafia la Regione Puglia crede fortemente: per ristabilire la legalità, occorre colpire i criminali nel patrimonio e questa intuizione la dobbiamo a Pio La Torre”.