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“Gloria al cibo”

“Gloria al cibo”

A cura di Gloria Cartelli

Mi chiamo Gloria, ho 34 anni e vivo a Lecce. Sono biologa nutrizionista, laureata in biotecnologie industriali presso l’Università degli studi di Pavia nell’aprile 2012. Studiando le biotecnologie agroalimentari mi sono appassionata di nutrizione e così ho proseguito i miei studi a Milano per frequentare un master in Nutrizione umana. Nel 2013 sono rientrata nella mia città d’origine, Lecce, in cui svolgo tutt’ora la libera professione in uno studio medico associato. Elaboro terapie alimentari personalizzate e i miei pazienti includono bambini di età scolastica ad adulti e sportivi. Aiuto e coinvolgo i miei pazienti a recuperare il naturale peso forma e al mantenimento del proprio stato di benessere attraverso una sana educazione alimentare. Il raggiungimento degli obiettivi si realizza attraverso un’attenta analisi dei bisogni nutritivi ed energetici del paziente che viene seguito, incontrato periodicamente nel mio studio e supportato emotivamente per il raggiungimento dei propri risultati. L’obiettivo è fornire una consulenza nutrizionale su misura, dettata in base alle caratteristiche specifiche del paziente quali l’età, le abitudini di vita e che sia personalizzata nel tempo

“Gloria al cibo”

Intolleranza al lattosio: cos’è e come riconoscerla

L’intolleranza al lattosio è un problema che colpisce molte persone. Consiste nell’incapacità di digerire correttamente il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte, ed è causato da una presenza insufficiente dell’enzima lattasi

L’intolleranza al lattosio è un problema che colpisce molte persone. Consiste nell’incapacità di digerire correttamente il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte, ed è causato da una presenza insufficiente dell’enzima lattasi.

Il problema ha origine nell’intestino tenue. Il lattosio è un disaccaride che per essere correttamente digerito dall’organismo deve prima essere scomposto nei due zuccheri semplici che lo compongono: galattosio e glucosio. Questa scissione avviene proprio nell’intestino tenue ad opera dell’enzima lattasi, che come tutti gli enzimi ha il compito principale di facilitare l’assimilazione di specifici cibi “riducendoli” a elementi più semplici. Se l’enzima lattasi è carente o del tutto assente, il lattosio non può essere digerito e resta a fermentare nell’intestino.

Quali sono i sintomi?

Quando il lattosio, come qualunque altro residuo alimentare non digerito, permane nel tratto intestinale, viene fermentato dalla flora batterica. Il processo di fermentazione richiama liquidi nel colon e fa aumentare la produzione di gas. In questo modo si originano i principali sintomi:

  • Flautolenza
  • Meteorismo
  • Gonfiore
  • Dolori addominali
  • Diarrea
  • Stitichezza

In genere i sintomi appaiono dopo aver mangiato alimenti che contengono lattosio, ma possono cambiare molto da soggetto a soggetto, perché dipendono dalla gravità dell’intolleranza e dal tipo di pasto ingerito.

Ma perché si diventa intolleranti al lattosio?

L’intolleranza si manifesta o per via genetica (intolleranza primaria) oppure perché viene acquisita (intolleranza secondaria). Nel primo caso il disturbo si manifesta a partire dal periodo dello svezzamento (in una forma rara il neonato è completamente privo di lattasi e manifesta i sintomi già quando viene nutrito con il latte materno). In tutti gli altri casi, invece, l’intolleranza al lattosio è acquisita o secondaria, e può insorgere a qualunque età. Infatti può essere la conseguenza di patologie, lesioni e infiammazioni a carico dell’intestino o di terapie antibiotiche che inibiscono l’attività dell’enzima lattasi. In questi casi il problema è transitorio: occorre infatti eliminare per 3- 6 mesi le fonti di lattosio per poi reintrodurle gradualmente.

Quale esame diagnostica tale intolleranza?

L’esame diagnostico utile per accertare l’intolleranza al lattosio è il test del respiro o breath test, un esame non invasivo che consiste nell’analisi prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio. Nel momento in cui lo zucchero del latte non viene digerito e inizia a fermentare si ha una iper-produzione di idrogeno: se il test rivela che l’aria espirata è eccessivamente ricca di questo gas, significa che è presente l’intolleranza.

Cosa escludere dalla propria alimentazione?

Eliminando dalla dieta tutte le fonti di lattosio, non è necessario rinunciare a tutti i derivati del latte. I formaggi stagionati come il grana, parmigiano, provolone, pecorino non danno problemi, a meno che l’intolleranza non sia molto grave. La stagionatura infatti riduce significativamente la presenza di lattosio, che risulta del tutto assente nel prodotto finito. Ciò che invece è opportuno eliminare è il latte vaccino, capra o altri animali, i formaggi freschi (come la mozzarella, ricotta, giuncata, primo sale e in genere tutti quelli a pasta molle) e tutti i prodotti a base di latte (gelati, burro, creme, prodotti da forno). In sostituzione al classico latte si possono consumare latti delattosati (privi di lattosio) e prodotti caseari arricchiti da Lactobacillus acidophilus (un particolare tipo di batterio in grado di digerire il lattosio).

Tuttavia nell’industria alimentare e anche nel settore farmaceutico il lattosio è molto utilizzato. Infatti viene impiegato come additivo per aumentare la conservazione dei prodotti (è il caso di insaccati, affettati, purè, sughi, dadi, ecc.).

L’industria farmaceutica invece lo utilizza come eccipiente per la preparazione di alcuni medicinali. Comunque chi ha il deficit di lattasi e vuole concedersi un’eccezione può utilizzare gli enzimi contenenti lattasi da assumere prima di mangiare.

L’allergia al latte vaccino è diversa dall’intolleranza al lattosio. Diversamente da quest’ultima infatti, l’allergia al latte vaccino non implica l’incapacità di digerire correttamente il latte, bensì una risposta del sistema immunitario scatenata dalle proteine contenute nel latte stesso.

Volete contattare Gloria Cartelli?

Scrivete a: cartelligloria@yahoo.it e visita il mio blog: www.gloriacartelli.blog

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