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Sabato, 20 Aprile 2024
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“Fantasmi”, il nuovo romanzo di Paolo Panzacchi

“Fantasmi” di Paolo Panzacchi è un romanzo sugli eventi, nella vita, capaci di sconvolgere un’esistenza

Rimorsi o rimpianti, spesso si ci chiede se sia meglio avere a che fare con i primi o con i secondi, Giulio il protagonista del romanzo Fantasmi (Clown Bianco edizioni) di Paolo Panzacchi rinuncia a scegliere tra i due, li colleziona e li alterna, li poggia sulla mutilazione affettiva che la morte del suo amico Mario gli ha prodotto quindici anni prima, una notte del 2004. Quella recisione netta lo spezza, frantuma e lo rende dipendente da un binge suffering , da un perpetuo mescolamento di una furia autodistruttiva a tanti sensi di colpa.

Quella di Giulio è una disabilità affettiva che lo spinge a fuggire, tornare e sposare Carlotta, la donna sbagliata, a farsi terra bruciata attorno, a non saper guardare oltre il dolore perché non ha la maturità per affrontarlo, ne è sopraffatto e dipendente; alcol, farmaci sono dei palliativi, una soluzione anestetizzante a breve termine il cui quantitativo è destinato a crescere progressivamente.

Tra flashforward e back, il racconto segue il flusso dei pensieri dei protagonista nelle 36/48 ore in cui tutta la storia si svolge, tra sigarette fumate, bicchieri bevuti e qualche volta frantumati, pastiglie ingoiate,  litigi furiosi con la moglie e incontri fortuiti che sembrano regalargli parole di conforto e aprire a qualche fragile possibilità di fuga da se stesso.

La donna che sembra poter rappresentare ai suoi occhi una salvezza è Greta, una manager musicale che incontra in occasione del concerto dedicato a Mario per il quindicesimo anniversario della sua morte.

Giulio proietta su Greta tutte le sue aspettative, la riconosce come sua simile e crede, grazie a lei, di poter annullare il suo male di vivere, ma non ha la compattezza interiore che gli permetterebbe di esorcizzarlo e farne catarsi.

Quello tra Giulio e Greta è un guardarsi allo specchio a tempo determinato riflettendo un’immagine uguale e opposta; la loro breve conoscenza e frequentazione confermano l’idea che gli incontri nella vita non capitino mai senza un motivo, spesso comprensibile a posteriori.

La specularità delle loro due immagini è un esercizio di sovrapposizione e scomposizione che ne genera una nuova, e restituisce un collage di frammenti di entrambi, la blanda trasparenza di un’identità che Giulio ha perso a vent’anni, la notte dell’incidente di cui è responsabile; ecco perché il fantasma di Mario sembra essere quello più grande che aleggia per tutta la narrazione, è il lievito madre dei sensi di colpa che lo fagocitano, masticano e sputano in un esercizio ininterrotto di dannazione perpetua. Un fantasma da cui sembra non volere e potere avere scampo perché Giulio la notte in cui Mario è morto ha abortito la vita; è uno zombie che sopravvive portandosi sulle spalle il peso della sopraffazione e la definitiva comprensione che una soluzione non è più possibile né è possibile accomodarsi in una postura antalgica che gli regali un momento di riposo, di tregua. Ormai il freddo, il tremore e il pianto lo hanno sopraffatto, non c’è più spazio per i desideri non compresi o rimossi né per le paure e la punizione e l’espiazione senza progettualità lo hanno reso il fantasma di se stesso.

Nell’incontro conclusivo con tutti i fantasmi che ha cresciuto e nutrito e da cui per osmosi ha lasciato crescere e nutrito la sua oscurità, il buio, Giulio forse comprende che il fantasma più  grande di tutti è la sua stessa speranza. Una speranza accompagnata dalla convinzione che il cambiamento sia un processo che si può indurre dall’esterno, che sia qualcun altro per contatto che possa costruire la motivazione, la spinta a crescere, ad attraversare a piedi nudi il viaggio al centro della notte con gli occhi rivolti verso l’interno. Giulio non sembra vedere una differenza sostanziale tra il dentro e il fuori, il primo come luogo di un diverso confronto con l’alterità, il secondo come luogo dell’esplorazione interiore. Ormai è tardi, è scoccata l’ora di diventare anche lui un fantasma.

Paolo Panzacchi è nato a Sassuolo nel 1984 e vive a Ferrara. Nel 2015 per Maglio Editore è uscito L’ultima intervista, suo romanzo d’esordio vincitore del Premio della Critica al Premio Internazionale Città di Cattolica. Nel 2018 ha pubblicato Drammi quotidiani con Pendragon, nella collana gLam diretta da Alessandro Berselli e Gianluca Morozzi. Nello stesso anno ha scritto, per la collana Calibro 9 di Laurana Editore, Il pranzo della domenica, prequel di Dove nasce l’odio. Numerosi suoi racconti sono presenti in varie antologie. Fanstasmi è il suo nuovo romanzo edito da Clown Bianco editore nella collana Margini (2022).

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