rotate-mobile
Cronaca

Trattata a 13 anni come una schiava, a processo il patrigno

Fissato al 7 dicembre l’inizio del dibattimento per il 44enne, arrestato lo scorso 18 febbraio. Dovrà difendersi dalle accuse di maltrattamenti, violenza sessuale, consumata e tentata

LECCE - Si aprirà il 7 dicembre dinanzi ai giudici della prima sezione penale del tribunale di Lecce il processo al 44enne originario di San Pietro Vernotico (Brindisi) ma residente nel Leccese, arrestato lo scorso 18 febbraio con l’accusa di aver maltrattato la donna con cui aveva una relazione e che aveva conquistato in via epistolare mentre si trovava in carcere in Germania per uxoricidio, e la figlia all’epoca dei fatti 13enne di quest’ultima, di cui avrebbe anche abusato sessualmente.

La prima data dell’udienza è stata fissata oggi dal giudice Alcide Maritati, al termine dell’udienza preliminare durante la quale le presunte vittime si si sono costituite parti civili con le avvocate Maria Cristina Brindisino ed Ester Nemola.

La difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Rita Ciccarese e Francesco Calcagnile, non ha presentato richieste di riti alternativi, ritenendo che il dibattimento sia la sede più idonea per approfondire la vicenda.

I reati contestati sono di maltrattamenti, violenza sessuale (che ha preso il posto dell’imputazione originaria di atti sessuali con minorenne) e tentata violenza sessuale.

Stando alle carte dell'inchiesta condotta dalla sostituta procuratrice Simona Rizzo, dal maggio del 2020 sino al 16 novembre del 2021, le malcapitate sarebbero state prigioniere dell’uomo, costrette a vivere isolate dal resto del mondo e  impossibilitate persino a comunicare tra loro.

In una circostanza, nell’estate del 2021, quando il 44enne sorprese le due a dialogare, avrebbe picchiato la figliastra, arrivando a minacciarla con una Katana.

La bambina, in particolare, avrebbe dovuto svolgere i lavori pesanti in casa e, se non rispettava gli ordini, sarebbe stata presa a calci, pugni e schiaffi al volto, e colpita con una cinta.

Le offese e le minacce di morte sarebbero state all’ordine del giorno. Alla convivente, sarebbero state indirizzate frasi di questo tipo: “Ti faccio male senza che ti tocco e non mi faccio neanche un giorno di galera, ti devo fare impazzire, tu sei pazza, ti devi rinchiudere in un manicomio”.

Ma non finisce qui. Il 44enne avrebbe abusato della figliastra in diverse circostanze, minacciandola che se avesse raccontato qualcosa l’avrebbe portata via, e avrebbe ucciso la madre.

“La piccola era divenuta la sua compagna, dovendolo accompagnare ogni volta che usciva, portandola per le campagne anche di sera, tanto che mancavano da casa per tutta la giornata; del pari, quando rincasavano l’uomo era accorto che la bambina non comunicasse con la madre, alla quale era impedito ogni contatto, pena la violenza nei confronti di entrambe; spesso la piccola diceva alla madre: “Ti prego mamma, stai zitta se no mi uccide, non parlare perché mi uccide… se la prende con me”, si legge in uno dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dalla giudice Alessandra Sermarini.

Nel fascicolo d’inchiesta sono confluite la relazione redatta dallo psichiatra Domenico Suma (su incarico del Tribunale) secondo cui la minorenne - che in sede di incidente probatorio confermò le accuse - pur essendo affetta da un lieve deficit mentale, è attendibile, e la perizia sui cellulari sia dell’indagato che della parte offesa.

Durante l’interrogatorio di garanzia, il 44enne negò categoricamente di essere un mostro, sostenendo di essere lui la vera vittima delle menzogne della ex, poiché questa, a causa di una forte depressione, avrebbe trascorso le sue giornate a letto, così da doverla sostituire nel prendersi cura della bambina, come fosse sua figlia.

Dallo scorso luglio l’uomo, si trova ai domiciliari con braccialetto elettronico.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Trattata a 13 anni come una schiava, a processo il patrigno

LeccePrima è in caricamento