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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Abusi e falsi per lo stabilimento Salapia, in cinque a giudizio

Si aprirà il 3 luglio il processo nei riguardi di dirigenti e funzionari del Comune di Lecce coinvolti nell’inchiesta sui lavori eseguiti nello stabilimento di San Cataldo. Resta da definire solo la posizione di Claudia Branca, all’epoca responsabile del settore Lavori Pubblici

LECCE - Dovranno rispondere a processo dei presunti illeciti commessi nella realizzazione del lido Salapia, a San Cataldo, poi demolito. Lo ha deciso il gup (giudice per l’udienza preliminare) Edoardo D’ambrosio, chiamato a decidere oggi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero Massimiliano Carducci, titolare dell’inchiesta.

A partire dal 3 luglio siederanno davanti ai giudici della prima sezione penale: Fernando Maggiore, funzionario comunale e già presidente della cooperativa dei dipendenti di Palazzo Carafa che gestiva la struttura balneare; Luigi Maniglio, oggi in pensione ma precedentemente a capo del settore Pianificazione e Sviluppo del territorio; Giancarlo Pantaleo, responsabile dell’ufficio Demanio marittimo; Pasquale Gorgoni, allora all’ufficio Patrimonio (già imputato in due inchieste, quella sull’Antiracket e quella sulle case popolari assegnate in cambio di voti) e Giancarlo Saracino, rappresentante legale della ditta Saracino srl. Resta in sospeso solo la posizione (stralciata oggi per un difetto di notifica dell’atto di chiusura delle indagini preliminari) di Claudia Branca, all’epoca dei fatti dirigente del settore Lavori Pubblici.

Le accuse contestate a vario titolo sono: abuso d’ufficio, falsità materiale in atto pubblico, occupazione abusiva di spazio demaniale, abusivismo edilizio, falsità ideologica.

Tutto è iniziato nel 2013, quando lo stabilimento fu sequestrato dagli uomini della Guardia costiera. Per l’accusa, la procedura finalizzata al posizionamento dei sacchi di sabbia nello specchio antistante il lido per contenere l’erosione costiera e quindi scongiurare la perdita di spazio sarebbe stata illegittima, poiché zoppa della Via (valutazione di impatto ambientale) della Regione. Questo tipo di intervento avrebbe consentito alla cooperativa Dipendenti comunali di Lecce di poter usufruire meglio degli spazi (riposizionando diverse file di ombrelloni e altre strutture che l’erosione della costa e della sabbia aveva costretto a togliere).

Ma non è l’unico provvedimento a essere finito sotto la lente della magistratura. C’è pure la concessione per undici mesi, dall’ottobre 2015 al settembre 2016, al Circolo della vela Marina di Lecce di un’area di oltre duemila metri quadrati per il deposito e l’alaggio delle imbarcazioni per l’attività sportiva in cambio dei corrispettivi canoni e imposte. Ma, quell’area non era più nella disponibilità dell’ente comunale perché la concessione era stata revocata dalla Regione nel dicembre del 2013. Per questo episodio erano finiti sott'accusa, per abuso d’ufficio in concorso, Maniglio e Pantaleo.

Stando sempre alle indagini, alcune costruzioni, inoltre, sarebbero state realizzate abusivamente, come alcuni fabbricati, un pontile e un corridoio di lancio.

A difendere gli imputati ci penseranno gli avvocati Pasquale e Giuseppe Corleto, Andrea Sambati, Umberto Leo, Saverio Sticchi Damiani, Amilcare Tana, Andrea Conte.

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