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Cronaca Otranto

Pensionati, una disperazione senza fine. Cgil denuncia politiche dissennate

Il tentativo estremo dell'anziana signora di Otranto, sul punto di togliersi la vita, scatena le reazioni del sindacato. E' allarme povertà in provincia e le segreterie di Cgil, Cisl e Uil chiedono di incontrare i sindaci salentini

 

OTRANTO - Il gesto di disperazione dell’anziana signora di Otranto che non riusciva a sbarcare il lunario, sventato dal tempestivo intervento degli agenti di polizia, sollecita un inevitabile e fondamentale momento di riflessione collettiva. A ritornare sul tentativo di suicidio di oggi è, in particolare, il sindacato dei pensionati di Cgil Lecce che stigmatizza le possibile cause di iniziative così estreme, considerandole “il frutto delle dissennate politiche finanziarie, dei tagli, dell’aumento del carico fiscale, dell’azzeramento delle politiche sociali, del blocco delle pensioni dei vari governi Berlusconi che il governo Monti non ha voluto modificare e che, in alcuni casi, ha aggravato”.

“Si è voluto fare cassa sulle spalle dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, e la ripresentazione della social card e la riproposizione del fondo per la non autosufficienza sono solo dei palliativi. Occorrono politiche di riduzione della pressione fiscale e di incremento del potere di acquisto di pensioni e salari”, sottolinea la nota sindacale.

Le condizioni in cui sono costretti a vivere i pensionati salentini, infatti, sono allarmanti: “Nella nostra provincia in migliaia percepiscono pensioni minime e  insufficienti, moltissimi vivono sotto la soglia di povertà: su 274.025 pensioni erogate ogni mese dall’Inps (dati 2011) l’80 per cento non raggiungono i mille euro, 175.625 sono inferiori a 500 euro”.

I dati recenti della Caritas leccese, il preoccupato allarme e la forte denuncia dell’arcivescovo di Lecce, monsignor D’ambrosio, in occasione della ricorrenza e i festeggiamenti dei santi protettori, confermano  questa drammaticità: a Lecce città aumentano le povertà e le persone ai margini della società; su 36mila famiglie 8mila sono indigenti, su 96mila abitanti 32mila vivono sotto la soglia di povertà; centinaia coloro che quotidianamente si recano presso i cinque centri di accoglienza per ricevere un pasto, a pranzo o a cena.

“Tutti dobbiamo prendere atto di questa situazione non è più sopportabile. – avvisa il segretario generale Ninì Prezzo - Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Occorre ripensare le politiche sociali di questi ultimi anni, occorre rivalutare le pensioni, che negli ultimi dieci anni hanno perso il 30 per cento del lavoro valore, intervenire sui prezzi, sulle tariffe e sui tributi, programmare interventi che vengano incontro alle esigenze più elementari delle persone anziane. Ad iniziare dal Governo centrale, dalla Regione, dagli Ambiti di zona e dai Comuni”.

In preparazione dei bilanci comunali, il cui termine di approvazione è slittato a fine ottobre, le segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil e i sindacati di categoria dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, hanno chiesto di incontrare i sindaci per un confronto preventivo, affinché in essi e nei regolamenti comunali vengano previste agevolazioni, se non esenzioni, sui tributi, sulle tariffe, sui servizi e sulle addizionali per i soggetti più deboli delle popolazioni: pensionati, famiglie monoreddito, disabili, persone sole.

Nella piattaforma provinciale, inviata assieme alla richiesta di convocazione, sono elencate le iniziative che, a giudizio delle organizzazioni sindacali, servono per recuperare le risorse necessarie: adesione al “patto antievasione” sottoscritto da  Anci  e agenzia per le Entrate, destinare il 50 per cento dei risparmi della raccolta differenziata spinta dei rifiuti e degli introiti degli impianti eolici o fotovoltaici, l’applicazione dell’aliquota massima per le case sfitte, l’azzeramento delle consulenze esterne, l’ottimizzazione dei servizi e l’eliminazione degli sprechi.

“Sino ad oggi, solo il primo cittadino di Copertino ha risposto alla richiesta e incontrato i sindacati il 20 agosto scorso. Si spera che anche gli altri, nei prossimi giorni, seguano il suo esempio. Così come è necessario che le somme previste dai Piani sociali di zona vengano subito spese per attivare quei servizi utili a venire incontro alle necessità delle persone più indifese e bisognose. – continua la nota Cgil - E’ assurdo segnalare e denunciare che, a sei anni dall’avvio dei piani, soltanto il 20 per cento delle risorse sono state impegnate e che  diecine di milioni di euro restano fermi e inutilizzati”.  

 

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