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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Presicce

Frode fiscale da capogiro, in tre patteggiano, in quattro a processo

Oggi udienza preliminare nata dalla clamorosa inchiesta che ha accertato un’evasione sui 10milioni di euro. Tra gli imputati, l’imprenditore di Presicce Ratta e il suo consulente Antonazzo

PRESICCE - In tre hanno patteggiato la pena, per altri quattro ci sarà invece il processo. E’ questo l’esito dell’udienza preliminare discussa oggi davanti al giudice Sergio Tosi nei riguardi delle persone coinvolte nell’inchiesta della Guardia di finanza su un’evasione fiscale da capogiro vicina ai 10milioni di euro.

In particolare, hanno chiuso il loro conto con la giustizia: l’imprenditore bresciano Diego Fabrizio Gregorini, di 55 anni, che ha concordato tre anni e otto mesi di reclusione (con l’avvocato Davide Giudici del Foro di Como); Giuseppe Lia, 56enne di Gallipoli, un anno e otto mesi, pena sospesa (patteggiati attraverso l’avvocato David Alemanno), nelle vesti di amministratore di diritto della “Soges”; Davide Tamborrini, 35enne di Gagliano del Capo e domiciliato a Corsano, un anno e 9 mesi, pena sospesa (con l’avvocato Federica Sambati), nel ruolo di amministratore di diritto della “Plastic service”.

Quanto agli altri imputati, invece, si aprirà il 4 luglio, davanti al giudice Stefano Sernia, il processo con rito ordinario. Stiamo parlando dell’imprenditore Cosimo Ratta, di 43 anni, impegnato nella produzione e nel commercio di imballaggi in plastica a Presicce, di sua moglie Monia Marzo, 43 anni, e il suo commercialista e consulente contabile Arturo Antonazzo, 71 anni, di Presicce.

Maria Piera Basile, 52 anni, di Acquarica del Capo, ritenuta prestanome di una delle aziende finite sotto la lente degli investigatori, ha invece chiesto e ottenuto di essere giudicata col rito abbreviato, fissato dal giudice Tosi per il prossimo 20 settembre:.

Tra le carte dell’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Massimiliano Carducci con i finanzieri, uno dei metodi per ingannare il fisco sarebbe stata l’emissione di fatture per prestazioni mai svolte all’estero (in Turchia, Cina, Perù, Guatemala, Egitto, Germania, Francia, Filippine, Nigeria, Qatar, Giamaica, Kuwait). Sarebbero stati tre i principali artefici del raggiro, gli stessi che lo scorso 22 febbraio finirono in carcere, su disposizione del gip Simona Panzera: Ratta, Gregorini e Antonazzo.

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Andrea Sambati e Rocco Vincenti.

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