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Cronaca Gallipoli

A pesca illegale di "cozza penna": beccati tre sub

Sorpresi dalla polizia nautica mentre pescavano 35 esemplari della specie di mollusco bivalvo denominato "pinna nobilis" nello specchio d'acqua della Baia di Gallipoli, a mezzo miglio dalla costa

GALLIPOLI - Con la stagione estiva si intensificano in controlli da parte delle forze dell'ordine mirati a contrastare le pesca di frodo che si compie soprattutto sui fondali del mare ionico. D'altronde il mercato clandestino non conosce regole e la richiesta di prodotto ittico a rischio estinzione per i palati buongustai, vedi molluschi, è alto. Un danno all'ambiente che trova come contropartita un esiguo introito, considerato che il ricavo da un mollusco è di pochi euro.

E così, nell'ambito dei controlli svolti quotidianamente dalla Squadra nautica della Questura di Lecce, gli agenti imbarcati sui mezzi nautici della polizia, hanno denunciato tre pescatori non professionisti, tutti di Gallipoli. I tre sono stati sorpresi in flagranza del reato mentre pescavano, servendosi di apparecchiature da sub, 35 esemplari della specie di mollusco bivalvo denominato "pinna nobilis".

Il tutto, nello specchio d'acqua della Baia di Gallipoli, a circa mezzo miglio dalla costa. I molluschi, purtroppo, una volta pescati dai sub sono stati sgusciati e il contenuto versato in un recipiente per un peso complessivo di 7 chilogrammi. I molluschi sequestrati sono stati classificati da un veterinario della Asl di Lecce e successivamente rigettati in mare.

La pinna nobilis, detta anche "cozzapenna" o "nacchera" è il più grande bivalve del mediterraneo, e vive su fondali sabbiosi e fangosi in particolare tra le praterie di poseidonia ad una profondità da pochi metri fino a 40, 50 metri.
La cattura degli esemplari sequestrati comporta un gravissimo danno per l'intero habitat biologico marino in quanto la crescita della pinna nobilis è molto lenta (è pari a circa un centimetro all'anno) e la densità di popolazione e' pari ad un esemplare ogni 10 metri quadrati.

Inoltre, i vari tentativi di reimpianto nel fondale marino delle "pinna nobilis" una volta sequestrate ma ancora in vita, raramente sono andati a buon fine. I reimpianti peraltro ora sono resi impossibili in quanto le nuove tecniche di pesca di frodo comportano lo sgusciamento del mollusco appena raccolto dal fondale dalle valve e l'occultamento dello stesso in piccoli recipienti onde riuscire meglio a sottrarlo ad eventuali controlli o camuffarlo con altri prodotti ittici non soggetti a tutela. Il che decreta la morte dell'animale.

La sottrazione di tale specie comporta un impoverimento della biodiversita' marina con danno all'habitat in cui vive ed in particolar modo nei confronti delle praterie della pianta denominata "poseidonia".

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