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Cronaca

A rischio assistenza agli anziani, lavoratori sul piede di guerra

Ritardi sui pagamenti per 60 addetti all'assistenza domiciliare nel Nord Salento. Fisascat Cisl proclama lo stato d'agitazione e chiede ai Comuni interessati di recidere il contratto con le cooperative

LECCE - L’assistenza domiciliare offerta agli anziani, è a rischio in otto comuni dell’alto Salento: in particolare a Campi Salentina, Carmiano, Guagnano, Novoli, Salice Salentino, Squinzano, Trepuzzi e Veglie.

Più di sessanta lavoratori delle due cooperative Css (Cooperativa servizi sanitari) e Gens, non ricevono lo stipendio da settembre e i tre mesi di ritardo si sommano ad un lungo periodo di pagamenti a singhiozzo, così come riferisce un addetto all’assistenza domiciliare che lamenta i forti disagi per tutte le famiglie interessate dal problema.

Dopo ripetuti incontri con le aziende e le amministrazioni comunali, la Fisascat Cisl ha ufficialmente proclamato lo stato d’agitazione: a rischio è la stessa qualità del servizio domiciliare offerto ad una delle categorie sociali più deboli, in assoluto.

Ed anche lo stesso rapporto empatico e la serenità delle relazioni interpersonali con chi è stato colpito da patologie gravi, come l’Alzheimer e l’ictus, e dipende, in tutto e per tutto, da quelle poche ore di assistenza a casa, che servono al disbrigo delle pratiche e dei bisogni più urgenti: dalla cura della persona e dell’abitazione, fino al pagamento delle bollette, della spesa e via dicendo.

La gravità della situazione è acuita dal fatto che si parla di lavoratrici, donne che guadagnano appena 500, 600 euro al mese per un part-time di 18, 20 ore settimanali: su 65 dipendenti, si contano solo tre uomini, infatti. E la difficoltà di conciliare ritmi famigliari e lavorativi, senza poter contare nemmeno su quella piccola entrata, è arrivata al culmine.

Il sindacato, in particolare, lamenta il ritorno economico per la cooperativa capofila degli appalti, la Css con sede ad Isernia che lavora in associazione con la salentina Gens: anziché trasferire i capitali in un’altra regione, spiega il segretario Vincenzo Riglietta, le amministrazioni comunali dovrebbero recidere i contratti e procedere, a questo punto, con nuovi appalti.

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