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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Spongano

A sei anni rischiò di perdere un occhio, definitiva la condanna per un medico

La Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dal professionista, un 59enne di Spongano, che era stato condannato a 5 mesi e a una provvisionale di 70mila euro

SPONGANO - La Corte di Cassazione ha messo i sigilli sulla vicenda che vedeva imputato un medico F.Z., 59 anni, di Spongano accusato di aver lesionato l’occhio di una bambina di sei anni con l’ago usato per applicare i punti al mento.

Ieri, gli “ermellini” hanno ritenuto inammissibile il ricorso, confermando così il verdetto emesso nel novembre del 2921 dalla Corte d’appello di Lecce, presieduta dal giudice Vincenzo Scardia, che a sua volta non aveva modificato di una virgola la sentenza di primo di primo grado: cinque mesi di reclusione (col beneficio della pena sospesa) e il pagamento di una provvisionale di 70mila euro (il resto sarà liquidato in separata sede) ai genitori della piccola, parte civile con l’avvocato Arcangelo Corvaglia.

La vicenda

I fatti risalgono al 23 luglio 2014: in seguito a una caduta in casa, la madre accompagnò la figlia al pronto soccorso dell’ospedale di Scorrano per ricevere le cure del caso. Stando a quanto denunciato dal genitore, durante l’applicazione di tre punti, la piccola paziente, avendo un’alta soglia del dolore, non si lamentò neppure una volta, se non alla fine, quando scoppiò in lacrime e urlò: “L’occhio, l’occhio, non riesco più ad aprire l’occhio… qualcosa mi è entrato nell’occhio”. Alla richiesta di spiegazioni da parte della donna, il medico avrebbe risposto che, forse, mentre stava per completare l’operazione di chiusura della ferita, il filo da sutura era andato a sfiorare l’occhio, provocandole così una leggera irritazione e che la cosa poteva essere risolta applicando un collirio.

Dopo essere uscite, però, la donna ritornò nel pronto soccorso perché la piccola continuava a lamentarsi e a sostenere di non vederci bene ma, lo stesso medico, la rassicurò nuovamente. Sarebbero seguiti due giorni d’inferno con altre visite sia nella stessa struttura ospedaliera, sia in quella del “Vito Fazzi” di Lecce, fino a quando uno specialista, consultato privatamente, dopo un accurato controllo, concluse che bisognava procedere con urgenza, perché l’occhio aveva subito un grave trauma. La bimba fu così sottoposta a un delicato intervento chirurgico, andato a buon fine, presso il Policlinico di Bari.

Nel fascicolo d’inchiesta, finì la consulenza (depositata il 12 marzo del 2015) dell'oftalmologo Sergio De Pascalis, al quale la Procura affidò l’incarico di svolgere gli accertamenti medici. Lo specialista stabilì che: “Le lesioni riscontrate hanno certamente carattere irreversibile: la gravità delle stesse ha richiesto un intervento con impianto di protesi, che se anche attualmente ha ridato un buon recupero, ma con limitazioni funzionali: assenza di accomodazione e stereopsi. Nel futuro non si preclude la possibilità di peggioramento clinico per lo sviluppo di cataratta secondaria, sindrome dell’interfaccia v/r, strabismo”.

L’imputato era difeso dall’avvocato Francesco Galluccio Mezio.

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