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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Abusi per la realizzazione del chiosco-bar “Il Molo”, a processo ex assessore e altri otto

Inizierà il 4 ottobre il processo sui presunti illeciti commessi da Luca Pasqualini, imprenditori e dirigenti comunali. La struttura, ritenuta del tutto abusiva, fu sequestrata nell’ottobre del 2018

LECCE - Dovrà prepararsi ad un nuovo processo, l’ex assessore del Comune di Lecce Luca Pasqualini, 50enne leccese, tra i principali imputati in quello nato dall'inchiesta sulle case popolari assegnate in cambio di voti. Stavolta l’accusa che dovrà respingere sarà quella di aver commesso illeciti per realizzare il chiosco-bar “Il Molo” a San Cataldo, di cui è ritenuto proprietario.

Lo farà a partire dal 4 ottobre davanti ai giudici della seconda sezione penale come ha stabilito ieri il giudice per l’udienza preliminare Marcello Rizzo che oltre a Pasqualini ha rinviato a giudizio altre otto persone coinvolte nello stesso procedimento: Maria Antonietta Greco, 68 anni di Lecce, in qualità di dirigente comunale del settore Urbanistico; Giancarlo Pantaleo, 66 anni di Monteroni, responsabile dell’ufficio comunale Demanio; Daniele Buscicchio, 64 anni di Lecce, nelle vesti di responsabile comunale dell’ufficio Paesaggio; l’architetto Luigi Maniglio, 71 anni di Lecce, ex dirigente del settore Urbanistica; Vincenzo Gigli, 72 anni di Lecce, all’epoca dei fatti, presidente pro tempore della commissione Paesaggio del Comune; Caterina Delle Canne, 62 anni di Lecce, amministratrice della Idea Line, Rossana Capoccia, 51, di Lecce, legale rappresentante della società “L.F. s.r.l.s”, proprietaria del chiosco e committente dei lavori; Alfredo Barone, 66 anni di Lecce, in qualità di titolare della “Idea Line srl”.

Il giudice ha stralciato solo una posizione, quella di Gianfranco Cozza, 45 anni, di Surbo, tecnico progettista della “L.F..srls”, che attraverso il difensore Vittorio Vernaleone, aveva chiesto la “messa alla prova”.

I reati contestati a vario titolo sono di distruzione o deturpamento di bellezze naturali, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione e tentata truffa.

Stando alle indagini condotte dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci, la struttura fu costruita senza il permesso di costruire e i necessari nulla osta, e per questo fu sequestrata nell’ottobre del 2018. L’affidamento della gestione del chiosco, inoltre, non avrebbe rispettato i criteri previsti dalla procedura di evidenza pubblica, “trattandosi di una nuova concessione demaniale, in quanto relativa ad aria dislocata in posizione totalmente differente rispetto a quella dell’originaria concessione”.

Pasqualini risponde anche di corruzione in concorso con Gigli: questo avrebbe commesso atti contrari ai doveri d’ufficio come quello di aver rilasciato, il 18 gennaio del 2017, il parere favorevole per ottenere l’autorizzazione paesaggistica, in cambio dell’assunzione della figlia come consulente fiscale e depositario della L.F. srl, di cui il primo sarebbe stato amministratore di fatto, e tramite la quale gli avrebbe dato il suo aiuto nella gestione delle vicende societarie, in particolare quelle che riguardavano la cessione del ramo di azienda da parte della “Idea Line” in favore della L.F.

All’ex assessore e a Capoccia è contestato anche il reato di tentata truffa perché per ottenere un finanziamento di oltre 80mila euro con fondo di garanzia dalla Regione, avrebbero attestato falsamente di avere il requisito essenziale, quello del mantenimento del possesso della struttura per un periodo quinquennale successivo al termine dell’investimento. Circostanza non veritiera, in considerazione del fatto che tutti i titoli del chiosco sarebbero stati provvisori.

Queste le accuse che gli imputati avranno modo di respingere in aula attraverso gli avvocati Giuseppe Corleto, Luigi e Roberto Rella, Antonio Quinto, Angelo Vantaggiato, Francesco Galluccio Mezio.

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