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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Squinzano

Accoltellamento di Squinzano, arrestato presunto complice

Fermato Michele Intermite, 36enne di Taranto, ritenuto il complice di Salvatore Milito. I due sono considerati gli esecutori del duplice tentato omicidio ai danni di Luca Greco e Marino Manca. Ad incastrarlo, i tabulati telefonici

LECCE - Non è che l'ennesimo coup de théatre di una delle più intricate vicende di cronaca. Lo hanno fermato nelle prime ore di questa mattina, presso la sua abitazione. Michele Intermite, 36enne residente nella Città dei due mari, è stato arrestato dai carabinieri del nucleo operativo e investigativo del comando di Lecce, con il supporto dei colleghi tarantini. È ritenuto uno dei due esecutori materiali del duplice tentato omicidio che ha scosso la comunità di Squinzano lo scorso 8 settembre. Il complice era ricercato, ormai, da diverse settimane.

L'uomo era già sottoposto al regime di sorveglianza speciale, perché legato all'ambiente della criminalità della città ionica. Legami che sono tuttora al vaglio degli inquirenti per essere approfonditi più dettagliatamente.intermite-2-2

Alle spalle, Intermite, ha alcuni precedenti per reati contro il patrimonio, e altri relativi alla detenzione di armi e di sostanze stupefacenti (In casa, al momento dell'arresto, custodiva due grammi di cocaina, per uso personale).

Alle 18 di quel pomeriggio di settembre, all’interno di una masseria, in contrada Carli,  alla periferia di Trepuzzi, Luca Greco e Marino Manca furono vittime di un agguato, messo a segno  da Salvatore Milito e dal complice - il 36enne arrestato questa mattina -  per una probabile trattativa legata al traffico di droga.

Ad incastrare il 36enne, nel corso delle indagini, i tabulati telefonici e le celle agganciate nella zona del capoluogo salentino - nei giorni dell'agguato- che hanno fatto il paio, contemporaneamente,  con la presenza di Salvatore Milito (nella foto sotto) nella zona del tarantino. Elementi che hanno avvalorato la ricostruzione relativa alla fuga dei due verso la città di Taranto, nelle ore immediatamente successive alla consumazione dell’agguato.

In particolare, i riscontri hanno evidenziato una frequenza maggiore di comunicazioni tra i due a partire dalle 22,40 del giorno precedente all'accaduto, fino a poche ore prima del tentato duplice omicidio. L’utenza utilizzata da Intermite è tornata ad agganciare le celle ubicate a Taranto solo nella tarda serata dell'8 settembre, quindi poche ore dopo l’agguato.

milito-2Durante i primi sopralluoghi, gli investigatori avevano rinvenuto numerose macchie di sangue sia sul pavimento, sia sulle pareti di soggiorno e cucina. In particolar modo, in prossimità del tavolo in ferro sul quale era posato a vista un involucro contenente 31 grammi di cocaina. Sempre per terra, anche  cinque cartucce calibro 380, marca "Gfl", una molla e un fondello ferma molla per caricatore di pistola.

L’ulteriore ispezione effettuata due giorni dopo l'episodio, e i successivi riscontri investigativi hanno consentito di individuare la direzione di fuga degli autori, rilevabile dalle tracce lasciate dal passaggio della moto Kawasaki Ninja, condotta  da Milito e da un complice.

Le prime dichiarazioni rese da Greco al gip, avevano permesso di individuare le responsabilità di quanto accaduto. Salvatore Milito  era finito in carcere il 26 settembre per i reati di concorso in tentato omicidio aggravato dalle modalità mafiose e detenzione di una pistola semiautomatica

Nonostante si fosse reso irreperibile, era stato individuato e arrestato all’interno di un appartamento in campagna, a ridosso del centro urbano di Brindisi, di proprietà di Patrik Colavitto. Quest’ultimo è stato a sua volta fermato nel mese di ottobre, per aver aiutato Milito a sfuggire alle forze dell'ordine.

La perquisizione effettuata all’interno dell’appartamento ha consentito ai militari dell'Arma di rinvenire e sequestrare un documento d’identità di Milito, risultato falso e intestato a Maurizio Romanelli, residente in Taranto.DSC_0168-3

Le indagini hanno consentito di accertare che l'uomo aveva teso una vera e propria imboscata, finalizzata all’uccisione di Marino Manca e Luca Greco,  introducendo in  casa di quest’ultimo un suo amico, presentatosi con il nome “Gianluca”, con il pretesto dell’acquisto di una moto. 

Nella sua dettagliata ricostruzione dell’accaduto Greco ha anche fornito l’accurata descrizione delle caratteristiche somatiche di “Gianluca”, accennando alla provenienza tarantina, vista la sua inflessione dialettale.

Le acquisizioni investigative hanno confermato la provenienza geografica del sedicente "Gianluca", anche alla luce del fatto che il reale intestatario della carta d’identità falsa, rinvenuta nel domicilio di Milito, durante il suo stato di irreperibilità,  era residente proprio a Taranto, al civico 89 di via Francesco Crispi. Stesso rione di residenza di Intermite. Circostanza che ha accelerato le ricerche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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