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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Accusato di molestie seriali, sergente chiede al gup di patteggiare la pena

Il 3 dicembre davanti al giudice dell'udienza preliminare, il 31enne originario di Roma ma residente a Giorgilorio, chiederà una condanna a 20 mesi da scontare in libertà. Ha ammesso la sua responsabilità in un paio di casi, ma quelli contestati sono 11

LECCE- Chiederà di patteggiare venti mesi di reclusione, da scontare in libertà, Riccardo Schiavoncini, il sergente dell’Aeronautica militare di stanza presso il 16° Stormo di Martina Franca accusato di aver molestato undici donne nel centro di Lecce e in pieno giorno.

Lo farà il prossimo 3 dicembre davanti al gup (giudice per l'udienza preliminare) Alcide Maritati. Potrebbe quindi chiudersi così, con una sentenza di patteggiamento a un anno e otto mesi, l'inchiesta che tratteggia il 31enne, originario di Roma ma residente a Giorgilorio (frazione di Surbo) come un molestatore seriale.

La richiesta di concordare la pena ha ottenuto il parere favorevole del pubblico ministero Maria Vallefuoco, il magistrato titolare delle indagini sfociate lo scorso febbraio nell'arresto ai domiciliari del sottufficiale. Stando agli accertamenti degli agenti delle volanti e della squadra mobile, iniziati nell'ottobre di un anno fa in seguito alla denuncia di una donna, Schiavoncini non avrebbe perso occasione di allungare le mani sulle zone intime di alcune passanti, per poi dileguarsi a piedi con nonchalance.

Gli investigatori riuscirono a risalire alla sua identità proprio attraverso le descrizioni dettagliate fornite dalle vittime, ma anche grazie ai video estrapolati dalle telecamere di videosorveglianza nelle zone in cui avrebbe agito indisturbato. In particolare, in un filmato si vede l’automobile, una Honda Cr Sport, sulla quale il sottufficiale salì dopo aver palpeggiato una 33enne leccese in viale Otranto.

Dopo l'arresto, durante l’interrogatorio di garanzia che si svolse con il giudice Giovanni Gallo, alla presenza del difensore (l'avvocato Antonio Mazzeo), l'indagato ammise la propria responsabilità, ma solo in un paio di episodi sugli undici contestati dalla Procura. 

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