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Cronaca

Le accuse su Ruggeri: “Appoggi anche in cambio di aragoste, vino e sesso”

All’assessore regionale, finito oggi ai domiciliari, gli inquirenti sono arrivati nel corso delle indagini sul Poliambulatorio di Martano. L’affondo della gip Panzera: “Un desolante panorama di sistemica corruttela”

LECCE - Prestazioni sessuali, aragoste, quote societarie, sono queste alcune delle utilità che l’ex senatore Totò Ruggeri, assessore regionale con delega al welfare, avrebbe ricevuto in cambio di favori. A lui gli inquirenti sono arrivati durante gli accertamenti della magistratura sul Poliambulatorio di Martano, in particolare attraverso le intercettazioni che riguardavano uno degli indagati, Antonio Leo, all’epoca dipendente della Asl in servizio presso l’area tecnica, nonché direttore dei lavori relativi allo stesso Poliambulatorio e già rinviato a giudizio.

E’ nato così l’odierno procedimento con più di venti indagati, cinque dei quali oggi sono finiti ai domiciliari, e che ha interessato episodi avvenuti dal marzo del 2019 all’aprile del 2021.

Tra quelli contestati a Ruggeri, c’è la vicenda che lo vede indagato in concorso con Antonio Ermenegildo Renna, 67 anni, di Alliste, in qualità di commissario straordinario unico dei Consorzi di bonifica (ente di diritto pubblico) e Luigi Marzano, 75, di Leverano. Quest’ultimo avrebbe fornito ai primi due ingenti quantità di mitili, crostacei, pescato, non meno di dieci chili di aragoste, casse di vino, in cambio del loro interessamento alla proroga del contratto (in scadenza) nel consorzio “Arneo” di Nardò di un familiare.

Ma non finisce qui. Tra i patti illeciti contestati all’ex senatore, ce n'è anche uno di natura sessuale. Secondo le indagini, avrebbe ricevuto prestazioni sessuali da una donna di 36 anni, lavoratrice precaria dal 2012, in cambio della sua “opera di mediazione” finalizzata a garantirle un’occupazione più soddisfacente nella pubblica amministrazione, in particolare un aumento delle ore di lavoro settimanali e quindi della relativa remunerazione.

“L’approfondimento investigativo ha messo in luce un desolante panorama di sistemica corruttela che prospera nella gestione degli affari presso la Regione Puglia, utilizzando come merce di scambio le prestazioni sanitarie e la provvista pubblica destinata alla Asl di Lecce in funzione del perseguimento degli interessi della collettività salentina, ed invece asservita ad interessi squisitamente personali”, l’affondo della gip Simona Panzera, firmataria dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dalle fiamme gialle della compagnia di Otranto.

“Tale endemica mala gestio della funzione pubblica si è rivelata poi capace di inquinare anche settori diversi da quello della sanità, infiltrandosi nelle pieghe burocratiche dei consorzi di bonifica e in taluni affari appannaggio della Provincia di Lecce, e generando la produzione di atti amministrativi ideologicamente falsi finalizzati a favorire specifici interessi privati”, si osserva in un successivo passaggio.

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