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Una bottega "scrigno" di memoria / Centro / Via dei Perroni, 21

Lecce piange Alberto Buttazzo: addio al volto della storica “Tipografia del Commercio”

È morto all’età di 84 anni l’ultimo dei tipografici leccesi: una storia di generazioni che ha raccontato attraverso la stampa la lirica, le tradizioni, la cultura e i mutamenti della comunicazione nel capoluogo salentino

LECCE – La Tipografia del Commercio è un piccolo tesoro nel cuore di Lecce, una specie di tempio dei ricordi, con l’odore dell’inchiostro che sale, le gigantografie dei manifesti delle feste patronali e le macchine da stampa, che sembrano arredi silenti ma che raccontano una storia preziosa. Da oggi quell’angolo di vita che s’incrocia alla carta, ai caratteri e alle parole impresse in questo meccanismo quasi fatato che è la stampa, è un po’ privato della sua luce: Alberto Buttazzo, l’ultimo tipografo leccese, custode di quella straordinaria tradizione, non c’è più, se n’è andato via in un giorno di fine inverno, a 84 anni, quasi in punta di piedi con lo stesso garbo con cui ha vissuto la propria esistenza.

Lecce perde un altro punto di riferimento della propria storia culturale, perché dietro alle singole stampe non ci sono solo gli odori della carta e dell’inchiostro che si mescolano o il rumore dei macchinari accesi: ci sono aneddoti, tradizioni, narrazioni tramandate, volti, incontri.

La Tipografia del Commercio, in via Dei Perroni 21, non era più solo una piccola bottega artigianale, ma nel tempo aveva assunto un vero e proprio epicentro di cultura, dove incontrarsi, conoscersi, parlare e discutere, avvolti dalla potenza tranquilla e maestosa del vissuto percepito in ogni angolo di quel luogo.

Gli occhi stretti, lo sguardo amorevole e il sorriso sempre in bella mostra erano i tratti di un uomo semplice e benvoluto, perché nonostante il valore della propria esperienza, Alberto Buttazzo restava una persona umile, che metteva a proprio agio chiunque ed era maestro d’accoglienza. Ma era soprattutto creativo, intuitivo e proiettato nella modernità.

Classe 1939, è stato l’erede di una tradizione lunga tre generazioni e che affonda le origini nel 1926 quando Umberto Buttazzo e suo figlio Antonio, rispettivamente nonno e padre di Alberto, creano quel piccolo scrigno. All’inizio la sede era in via dei Conti: il padre di Alberto, da appassionato della lirica, decide di specializzarsi nei manifesti di settore, stampando le programmazioni delle stagioni liriche e dei teatri leccesi (Politeama, Apollo e Ariston), ma non tralascia altre esperienze come la pop art, la pubblicità, la cartellonistica informativa, le feste patronali.

Quando il padre muore, nel 1957, Alberto assume la guida della Tipografia proseguendo la linea dell’innovazione e della sperimentazione. E nella sua esperienza, che attraversa decenni, c’è il costante confronto con la società che cambia: ogni volta che lo s’incontrava, era prodigo di aneddoti e desideroso di far conoscere parte di quel mondo e delle sue rarità, muovendosi tra i macchinari come un bimbo tra le giostre di un luna park. Perché ciò che rimaneva impresso di lui era la sua gioia nel mostrare quel posto, con l’orgoglio di esserne stato parte fondamentale.

Negli ultimi anni, la Tipografia, una volta che Alberto aveva smesso di lavorare, è rimasta comunque un riferimento culturale per la città: i turisti che da Porta San Biagio attraversano le vie del borgo si sono sempre lasciati ammaliare da quell’esperienza e contagiare dalla ricerca di un uomo, dedito al mestiere delicato della comunicazione. È diventata un luogo dove si tengono presentazioni di libri, dibattiti e piccoli spettacoli, anche grazie all’impegno di Lucia, una delle figlie, e ai familiari. E chi è del mondo dell’informazione locale, per un certo periodo, è anche stata il ritrovo di giornalisti contro la precarietà al grido di “L’informazione non è un hobby”.

Tra i tanti ricordi affettuosi c’è quello di Graziano Cenammo, presidente di PugliArmonica: “Oggi ci ha lasciato Alberto Buttazzo, titolare della storica tipografia del commercio situata nella Città storica, accanto alla chiesa di San Matteo. Ho avuto la fortuna di conoscerlo nel 2019; organizzammo una piccola ma preziosissima mostra sulla storia della festa patronale di Sant’Oronzo con l'esposizione di manifesti storici che raccontavano la sfarzosità con la quale i leccesi onoravano i santi patroni: rappresentano delle vere e proprie reliquie”.

“Alberto – spiega ancora - era capace di raccontare la storia che si celava dietro ognuno di essi; tra i tanti presenti però uno in particolare risaltò vivido alla mia vista: ‘festa di san Nicola a Squinzano - anno 1935’, non nascondo che in quel momento mi brillarono gli occhi per l'emozione. Alla fine della mostra mi domandò se ci saremmo più rivisti, me lo chiese, come suo solito, con il sorriso: ‘mi raccomando, non sparire’. Ciao Alberto, grazie”.

I funerali si sono svolti questo pomeriggio nella chiesa di San Matteo, dopo che era stata allestita la camera ardente all'interno della Tipografia. 

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